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Le rivelazioni di Corona e la sua lezione. Provocatore o sa fare il giornalista?

Fabrizio Corona rivendica non solo che ora ha rispetto per la legge, ma anche che con le sue fonti anonime, sta dando lezioni di giornalismo

Campo di calcio

Fabrizio Corona semina il panico nel mondo dorato del pallone svelando i nomi di calciatori professionisti che scommettono su siti illegali sui risultati del loro stesso sport. Perché s’è dovuto aspettare un ex inquisito come Corona per venirne a conoscenza?

Le rivelazioni di Fabrizio Corona, spesso definito in senso dispregiativo “paparazzo”, scuotono il dorato mondo del pallone. Le accuse rivolte ad alcuni calciatori di aver scommesso su partite dello stesso sport che praticano da professionisti, anche su siti illegali, hanno aperto inchieste su un giocatore della Juventus, Nicolò Fagioli e su altri due italiani in forza a squadre inglesi come il centrocampista Sandro Tonali e l’attaccante Nicolò Zaniolo, raggiunti da avviso di garanzia a Coverciano mentre erano in ritiro con la Nazionale Azzurra.

Fabrizio Corona ha detto che la sua fonte sulle scommesse sarebbe lo zio di un ex calciatore dell’Inter, un amico anche di Mario Balotelli. Nel giro sarebbero coinvolti altri 10 giocatori di cui farà i nomi prossimamente, forse anche nella trasmissione della RaiTre Avanti popolo, condotta da Nunzia De Girolamo, ex politica di Forza Italia e Ministra del Governo Letta nel 2013.

L’ultimo nome, in ordine cronologico, è quello di Nicola Zelewski, che fino ad oggi non è indagato dalla Procura di Torino. Ma ci sarebbero altri 50 nomi da fare, e una nuova “bomba” potrebbe arrivare prossimamente. Curiosamente dei quattro calciatori indagati tre portano lo stesso nome di battesimo: Nicolò/Nicola.

Il caso Corona, in piccolo, ricorda quello di Julian Assange: non puoi infangare il potere senza subirne i contraccolpi

Leggendo le cronache di questi giorni sul caso scommesse nel calcio, con le rivelazioni al contagocce di Fabrizio Corona alla magistratura, mi viene da pensare a Julian Assange e al giornalismo sportivo, e non solo, dei nostri tempi. Julian Assange, giornalista australiano, è incarcerato in Inghilterra per aver rivelato con WikiLeaks segreti militari americani, ricevuti dall’ex militare Chelsea Manning, su crimini di guerra perpetrati sotto la bandiera della Nato. Per tali rivelazioni ha ricevuto notevoli premi ed è stato anche proposto per il Nobel per la pace.

Assange ha fatto conoscere al mondo come l’informazione sia manipolata, guidata, come si nascondano fatti ed eventi che contraddicono l’immagine di difensori della libertà e della democrazia di alcuni eserciti occidentali. Portare alla luce quelle verità, invece che essere prova di buon giornalismo e venire premiato, diventa oggetto di accusa di spionaggio e cospirazione per aver svelato dei segreti militari. Fabrizio Corona corre gli stessi rischi.

In un mondo di giornalismo a senso unico, dove su certi argomenti devi stare attento ad avere posizioni diverse, per esempio sul mondo del calcio, rischi se fai le domande scomode, se mostri il vero volto della macchina per far soldi che è diventato il mondo del pallone. In sostanza mettere a nudo le aberrazioni del mondo del calcio e le economie che gli girano attorno, fa di Corona una mina vagante, una persona fuori controllo, un pericolo per gli affari, sporchi, di giocatori, società, lobbies e malaffare.

Sappiate che sono coinvolti almeno altri 10 calciatori, 5-6 procuratori e ci sono pure le bische clandestine”. Le squadre di calcio coinvolte sarebbero “cinque sei”. I nomi? “Non posso farli altrimenti vengo indagato. È la prima volta che lavoro con la Procura non da infame”. Così ha dichiarato Fabrizio Corona alla stampa.

Chi scopre gli altarini, in Italia, rischia guai giudiziari, per metterlo a tacere

Sappiamo bene chi è Fabrizio Corona che da poco ha finito di scontare una pena ultradecennale. Per la stampa italiana lui “sta ancora scherzando col fuoco e potrebbe attirarsi altri guai giudiziari”. Da accusatore potrebbe diventare accusato. Questa è la classica minaccia che chi ha il potere usa nei confronti di chi manca di rispetto. Dal canto suo, però, Fabrizio Corona rivendica non solo che ora ha “rispetto solo per la legge”, ma anche che con le sue fonti anonime, sta dando “lezioni di giornalismo”. Sappiamo bene che la libertà di stampa in Italia non brilla. Veniamo considerati al 41° posto nella classifica internazionale del 2023, sulla libertà di stampa dal World Press Freedom Index.

La nostra stampa subisce minacce dalla criminalità organizzata oltre che da gruppi estremisti. Da noi si risente di una certa paralisi legislativa sui temi come la diffamazione, le minacce, le intimidazioni, che condizionano il lavoro dei giornalisti e soprattutto per via della precarietà del lavoro, che mina pericolosamente l’autonomia del giornalismo. Prova ne sia che certe dichiarazioni che svelano le ragioni della guerra in Ucraina dei dirigenti Nato, non ascrivibili unicamente a Putin, le si trovano sul New York Times e non sulla stampa italiana.

Corona è stato a lungo un sorvegliato speciale da poco era finita la misura cautelativa

In questo quadro uno come Corona, che sa come trovare le notizie, ha facile gioco. Considerate poi che il 14 novembre prossimo il Tribunale di Milano dovrà valutare la pericolosità sociale di Fabrizio Corona. Potrebbe scattare nei confronti dell’ex agente fotografico, la richiesta di sorveglianza speciale. In passato per un anno e mezzo gli era stata applicata il 30 maggio 2012, prima che venisse arrestato nel gennaio 2013, per scontare un cumulo di pene di condanne definitive, pene scontate questo fine settembre. Dopo 10 anni. Insomma non riescono a tenerlo fermo. Non riescono a zittirlo. Forse anche perché questo suo lavoro è l’unico che sa fare con grande redditività. 

Corona è un provocatore o sa fare il giornalista, come nessuno fa più in Italia?

Corona ha avuto una vita molto movimentata. Riassumere tutte le sue inchieste e gli scandali in cui s’è cacciato o che ha provocato sarebbe troppo lungo da raccontare. I reati più gravi, secondo me, per cui è stato condannato, sono tentativi di estorsione nei confronti di personaggi dello spettacolo e dello sport. Tra i quali i calciatori Alberto Gilardino, Adriano, Trezeguet, Francesco Coco. Fu al centro dello scandalo per tentata estorsione ai danni di Francesco Totti, prima del suo matrimonio con Ilary Blasi, per non pubblicare un’intervista con la soubrette Flavia Vento, nella quale lei dichiarava di aver avuto una relazione col calciatore. Certamente non è un Santo né un Benefattore.

Quello che fa, ovvero creare scandali e ricavarne vantaggi economici, lo fa perché è “bravo” a farlo e perché le persone commettono talvolta abusi ed errori che lui riesce a scoprire prima di altri e, forse, ha la capacità e la malvagità di svelarli. Non è certamente una professione benemerita. Agisce nel più torbido di mondi che vivono nella trasgressione continua. Possiamo fargliele una colpa se infrange la legge ma quel che è certo è che le sue diffamazioni spesso colgono nel segno. Vive ai margini del fantasmagorico mondo dei Vip, si nutre della loro stessa linfa, per poi colpirli quando commettono ingenuità o mostrano i loro punti deboli.

Forse non c’è altro modo per venire in possesso di quel genere d’informazioni se non facendo quello che lui sa fare benissimo. Personalmente il mondo del gossip e del pettegolezzo mi fa orrore. È una pratica presente in ogni realtà della vita. Alla gente piace parlar male degli altri e per questo la stampa e la tv del pettegolezzo funziona, per questo si fanno programmi come il Grande Fratello e Verissimo, o programmi sulla cronaca nera, per farsi i fatti degli altri. È una televisione che mi fa schifo e l’ho sempre combattuta. Però interessa una gran parte del pubblico meno informato, che gode nel vedere infamare il prossimo.

Chi disturba il manovratore in Italia rischia, come minimo il dileggio dei mass media

Ricordo tuttavia altri giornalisti d’inchiesta, che agivano in tutt’altri ambienti, nel mondo della politica e del malaffare per esempio, che poi sono rimasti uccisi quando hanno toccato i nervi scoperti del potere. I più anziani tra chi legge ricorderanno i nomi di Mino Pecorelli, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno. Purtroppo tendiamo a dimenticarci di chi è morto perché “scherzava con il fuoco, facendo il lavoro del giornalista”. Roberto Saviano gira da anni con una scorta per le minacce ricevute dalla Camorra e nonostante questo continua la sua opera di demolizione delle falsità del potere e del malaffare.

Alessandro Dibattista, ex M5S, sta conducendo da solo una battaglia contro l’informazione univoca e acquiescente in chiave parlamentare e politica. Con altre modalità si muovono il sociologo del terrorismo professor Alessandro Orsini o l’ex ambasciatrice Elena Basile, oppure Lucio Caracciolo su Limes e Diego Fabbri su Domino, recentemente attaccato perché non è laureato in una materia dove non esistono lauree. Lo stesso fanno docenti, artisti, intellettuali che si levano contro le ingiustizie e le interpretazioni fuorvianti degli eventi nazionali e internazionali. Vengono invitati nei talk in tv per essere aggrediti finanche sbeffeggiati per poi scoprire, a distanza di mesi, che sul conflitto in Ucraina avevano ragione.

Noto che sempre si levano sbarramenti di fuoco su stampa e tv contro di loro, si fanno anche liste di proscrizione di filo putiniani da sbattere in prima pagina su importanti organi di stampa. Un’aberrazione che nemmeno viene punita. Noto che lo stesso sbarramento ora riguarda anche Fabrizio Corona che è passato dalla parte della legge.

Quei giornalisti e quegli intellettuali non hanno niente a che vedere con Fabrizio Corona come persone, per carità, ma la prassi è la stessa. Zittire chi rompe le scatole. Nel caso di Corona, in passato, lui stesso ha fornito maldestramente gli elementi per essere fermato e incarcerato. Ora dice di voler collaborare con la giustizia. Sta diventando pericoloso, andrebbe protetto. Ma chi lo farà?