Le rubano lo zaino sul treno e le portano via i ricordi
Furto sul Frecciarossa, a Termini. L’appello disperato di Silvia Stritof
“Ieri, sul treno 9540, mi è stato rubato lo zaino. Uno zaino che andava ben oltre il valore materiale”: inizia così l’appello disperato della giovane Silvia Stritof, derubata ieri, mentre era in viaggio, del suo zaino e di tutto ciò che conteneva.
Apparentemente nulla di strano, purtroppo. Furti e ruberie sono fenomeni tanto spiacevoli quanto ordinari che, nei luoghi affollati di una grande metropoli, si consumano giornalmente a migliaia. Zaini, borse, marsupi, portafogli e accessori tecnologici vengono sistematicamente razziati da ladri professionisti, con la stessa facilità e ingordigia con cui altri mangerebbero ciliegie. Eppure il ladrocinio che si è verificato sul Frecciarossa 9540, in partenza da Termini, è unico nel suo genere. A renderlo ‘speciale’ è il valore che l’oggetto sottratto ha per la sua proprietaria, un valore non quantificabile, perché dentro allo zaino c’era il “maledetto pc” dove la giovane custodiva tutti i ricordi della sorella, scomparsa recentemente di cancro.
“C’era la mia memoria con lei, le nostre foto, i miei scritti e i miei pensieri. Non so se qualcuno o se il tizio che comprerà il mio pc leggerà mai queste parole. Mi ha strappato la memoria e i ricordi. Lei mi chiamava ogni giorno quando uscivo di casa per andare a tirocinio, all’università e avevo portato il suo zaino per uscire con quello e sentirla vicina. Per favore riportatemi quel computer” – prosegue l’appello lanciato dalla giovane donna su Facebook.
“Tenetevi i gioielli ed i vestiti, ma quel computer no, per me è troppo importante. Si tratta di uno zaino marrone con due o tre stemmi di località di montagna, uno con su scritto Livigno (mia sorella amava la montagna) e tre spillette di gruppi musicali, una con su scritto THE BANDITI. Conteneva il mio pc SONY VAIO n. 542730490001735” – conclude Silvia.
Romait ha voluto raccontare questa storia nella speranza di contribuire a diffonderla, perché se è vero quel che dice Allende, e cioè che “non vi è separazione definitiva finché c’è il ricordo”, allora ci auguriamo che a Silvia vengano presto restituiti gli ‘strumenti’ per mantenerlo vivo.