Le storie di Fontana di Trevi. Roma nasconde aneddoti e curiosità tra i suoi monumenti
L’opportunità è quella di conoscere posti solitamente chiusi che vengono aperti al pubblico grazie al progetto OHR. Quest’anno dal 20 al 28 maggio
La Capitale nasconde storie, aneddoti e curiosità tra i suoi monumenti, che rendono davvero unica l’esperienza di scoprirli. Ne abbiamo raccolte alcune che ruotano attorno alla Fontana di Trevi, uno dei monumenti più visitati e conosciuti al mondo.
Roma ha segreti, curiosità, stranezze che custodisce grazie alla sua storia millenaria e alle tante traversie e vicende vissute.
Per esempio non è più la città dei 7 colli, perché a quelli originari se ne sono aggiunti tre conseguentemente all’espansione urbana, con il colle Vaticano, il Pincio e il Gianicolo, quindi bisognerà chiamarla la città dei 10 colli!
Inoltre sappiamo essere la città più agricola d’Europa, con 63.000 ettari di coltivazioni, e anche quella con maggior estensione di verde, con i suoi parchi, le ville e i giardini copre 85.000 ettari di verde su 129.000 complessivi. Infine è anche la città che possiede il maggior numero di fontane. Ce ne sono oltre 2000 di varie forme, stili e dimensioni. Una di queste fontane è anche la più nota di tutte e uno dei monumenti più visitati al mondo: la Fontana di Trevi.
La Fontana di Trevi: la sua storia ne nasconde mille altre
Opera degli architetti Nicola Salvi e Giuseppe Pannini, costruita tra il 1732 e il 1762 e famosa nel mondo per la sua scenografica monumentalità. Volutamente qui tralascio tutte le informazioni storico architettoniche che riguardano la Fontana e che conoscerete per averne letto sulle guide di Roma. Vorrei segnalarvi invece ciò che non sempre le guide dicono.
Tra le curiosità dell’opera ce n’è una davvero tipica del modo di essere romano. Sulle rocce che coprono il parapetto a sinistra della fontana, si nota un grande vaso di travertino (detto Asso di coppe per la forma del simbolo delle carte da gioco). Pare abbastanza accertato che il Salvi l’avesse fatto posizionare in quel punto, per disturbare la vista della fontana a un barbiere che aveva bottega lì a fianco. Siccome costui era un grande criticone del lavoro dell’architetto, il vaso, che effettivamente non ha nulla a che vedere con il tema della fontana, poteva impedire la visuale dei lavori al barbiere criticone. Prova ne è che sull’altro lato della fontana non c’è nessun vaso corrispettivo.
L’appartamento con affaccio sulla Fontana di Trevi
Pochi fanno caso a questi dettagli, come pochi si domandano cosa ci sia dietro la fontana. Il momunento poggia sul Palazzo Conti di Poli. Un edificio storico di Roma, sede dell’Istituto centrale per la grafica e del museo denominato Istituto nazionale per la grafica. E di fianco?
Nell’edificio storico, a Piazza di Trevi 86, dove in una mansarda di 35 mq ha abitato anche Sandro Pertini, c’è un appartamento con affaccio sulla fontana, dove vive una famiglia. Quella di Emilio, un pensionato di 74 anni. Un appartamentino di 90 mq, di proprietà del Comune di Roma. Il suo canone è di 286 euro al mese che, in rapporto alla vista e al luogo, pare proprio una cifra irrisoria. Sembra che l’inquilino non abbia mai avuto un regolare contratto e che sarebbe disposto a pagare anche 700 euro al mese pur di restare nell’appartamento. Ci possiamo credere!
Il signor Emilio ha ereditato la casa da uno zio della moglie, funzionario del Comune. La vicenda è stata raccontata sulle pagine del Messaggero da Lorenzo De Cicco il 24 agosto 2019. Come vedete Roma è ricca di storie, una inserita nell’altra, una sovrapposta all’altra, come succede nelle vicende millenarie. Comunque non bisogna credere che sia tutto oro quel che brilla.
Vivere a Fontana di Trevi offre dei vantaggi ma c’è tanto rumore per via di quell’acqua che scorre giorno e notte, senza mai interrompersi. Un via vai di gente che parla a voce alta e ride, scatta foto e fa rumore a qualsiasi ora. Poi volete mettere l’umidità? Alcuni punti luce sulle scale non funzionano più e il Comune non manda l’elettricista per le riparazioni! Poi la famiglia di Emilio ha perso le chiavi della terrazza condominiale e non riesce più ad andarci!
Il Comune di Roma però ha altre entrate grazie alla Fontana
Dalla pubblicazione dell’articolo è passato del tempo e non sappiamo se Equitalia sia intervenuta a modificare la situazione contrattuale anomala del signor Emilio, ci auguriamo tuttavia che almeno gli abbiano riparato la luce delle scale e sostituito la serratura della terrazza. In fin dei conti è un diritto condominiale.
Se tuttavia il Comune non ha adeguate entrate dall’appartamento citato, ha la fortuna di poter usufruire di ben altri guadagni. La Fontana è famosa per la storia della monetina che, se gettata nella vasca, farà tornare il turista a Roma. Anzi la leggenda parla di tre monetine. Grazie a questa storica e geniale “idea di marketing” ogni giorno la fontana raccoglie 3.000 € di monete, che in fondo a un anno sono circa 1,5 milioni di €. Che fine fanno questi soldi? Il Comune, unico ente autorizzato alla gestione della Fontana e alla raccolta delle monete le dona in beneficienza alla Caritas. Se non altro servono per chi ne ha bisogno.
L’Acquedotto Vergine ha 2000 anni!
Come ogni strana consuetudine romana, anche il gesto di tirare le monete, a Fontana di Trevi, non nasce per caso. L’origine della monetina tirata nella vasca potrebbe derivare dall’antica usanza di gettare nelle fonti sacre oboli o piccoli doni per propiziarsi la divinità locali, come per i pozzi dei desideri. Anticamente la storia della fontana risulta in qualche modo collegata al restauro dell’Aqua Virgo. Fu Marco Vispanio Agrippa (quello del nome scolpito sulla facciata del Pantheon) che fece collegare la sorgente di Salone, sulla Collatina, con le sue terme, facendo arrivare l’acquedotto fino a Campo Marzio.
Quell’acqua era considerata sacra e quindi con poteri magici particolari. Secondo la leggenda, la fonte dell’ Aqua Virgo, era stata indicata da una vergine ai soldati di Agrippa, assetati, di ritorno da uno dei tanti impegni militari. L’acqua della fontana è ancora oggi quella dell’Acquedotto Vergine, uno dei pochi attivi da 2000 anni, con più di 20 km di percorso sotterraneo! Certo, non era salata come lo è adesso, per proteggerne il marmo di travertino.
Anche il nome della Fontana potrebbe avere origine dal percorso dell’acquedotto, che nel Medioevo arrivava sul colle Quirinale, esattamente in un trivio (Treio nella lingua del periodo). In quel punto si fece una fontana con tre bocche che sputavano l’acqua sacra in altrettante vasche. Esiste anche una rappresentazione della Fontana di Treio del 1410 ma poi nel 1453 Leon Battista Alberti sostituì le tre vasche con una soltanto, su indicazione di Papa Niccolò V. Bisogna anche considerare che all’epoca il Quirinale era una delle residenze del Papa Re.
La Fonte degli Innamorati che non fa dimenticare chi si ama
Nel tempo, al racconto dell’acqua vergine come acqua sacra, se ne affiancò un altro. Al lato della Fontana di Trevi, potete verificare, c’è una piccola fontanella. Si chiama Fonte degli innamorati e pare che, in passato, le ragazze si recassero lì per bere quell’acqua con i loro fidanzati ed ottenerne la fedeltà perpetua. Questo rito d’amore era molto diffuso in passato e si svolgeva soprattutto alla partenza dell’innamorato per la leva militare. Così si suggellava un patto tra innamorati nonostante la distanza. La tradizione narra che, la sera prima dell’addio i due giovani si recavano alla fontanella. La ragazza riempiva un bicchiere d’acqua e lo offriva all’innamorato.
Dopo aver bevuto, il bicchiere veniva rotto. Questa cerimonia era una vera e propria promessa per la ragazza, sicura in questo modo di non perdere il suo uomo.
Una delle spiegazioni possibili di questo rito è che, secondo la tradizione, chi sorseggiava l’acqua di Trevi ricordando Roma, per sempre avrebbe continuato a ricordare la donna amata rimasta in città. Come per l’acqua della Fontana di Trevi, anche l’acqua di questa piccola fonte era considerata di buon auspicio, che poi si è allargato a tutti quelli che tirano le monete nella vasca.
Cinema e musica hanno portato la sua immagine nel mondo
Cinema e Musica, nel novecento, hanno poi contribuito notevolmente a diffondere nel mondo il mito della Fontana di Trevi e del suo fascino, facendola assurgere a icona della città. Il più efficace fu quasi certamente il primo: Tre soldi nella fontana, del 1954, di Jean Negulesco. L’altro che l’ha consacrata definitivamente è La Dolce Vita di Federico Fellini, del 1960, con la famosa scena di Anita Eckberg che invita Marcello Mastroianni a bagnarsi nella grande vasca. Cosa proibitissima al giorno d’oggi.
Ci riprovò anche Mario Monicelli con Risate di gioia, del 1961, a mettere degli attori nella vasca e infine nel famoso Totòtruffa 62 di Camillo Mastrocinque, il grande Totò, con l’aiuto di Nino Taranto, cerca di vendere la Fontana di Trevi ad un turista americano per mezzo milione di lire, proprio in vista dei lauti guadagni possibili con le monetine che tutti ci tirano dentro.
Altri film hanno utilizzato il nome e il set della Fontana di Trevi in seguito. È un’icona che funziona, un set teatrale incredibile, un messaggio che trasmette fascino e bellezza. Così come la musica che ha attinto all’immagine della Fontana con Ottorino Respighi e il suo poema sinfonico Fontane di Roma, tra cui c’è anche la Fontana di Trevi al meriggio e la famosissima Thre coins in the fountain, cantata da Frank Sinatra, colonna sonora del film di Negulesco.
Una organizzazione di architetti ci guida nei segreti della città
Adesso visita straordinaria accompagna le persone al Castello idraulico della Mostra dell’Acquedotto Vergine, ovvero la Fontana di Trevi! Alla fine del mese di maggio di quest’anno si può fare una visita guidata alla Fontana di Trevi, grazie all’idea di alcuni architetti, associati con l’Open House Roma, che fa parte del Open House Worldwide. Una organizzazione internazionale nata a Londra nel 1992 e che opera in tutto ilo mondo. L’idea degli architetti italiani è quella di aprire al pubblico delle visite guidate per promuovere la cultura e il design.
L’evento romano ha cadenza annuale, in 9 giorni vengono celebrati il design e l’architettura nella Capitale. Le persone interessate, infatti, possono scoprire posti insoliti, accompagnati da guide esperte che raccontano aneddoti e storie sulle costruzioni. In tutto si esplorano circa 200 siti di qualunque epoca e solitamente inaccessibili.
L’opportunità, quindi, è quella di conoscere posti solitamente chiusi che vengono aperti al pubblico grazie al progetto OHR. L’edizione di quest’anno si tiene dal 20 al 28 maggio 2023.
Si aprono al pubblico il Castello Idraulico della Fontana di Trevi ma anche Villa Medici e la Casa dei Cavalieri di Rodi. Quest’ultima fu la sede dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni Battista dal Medioevo. Nel Quattrocento, sotto l’amministrazione del cardinale Marco Barbo, venne realizzata la meravigliosa loggia dipinta affacciata su via dei Fori Imperiali. La visita mostra alla la storia millenaria di questo straordinario palinsesto architettonico che inizia in epoca tardo repubblicana e arriva fino ai giorni nostri.
La Casa Albero di Fregene
Sempre grazie a questa organizzazione di architetti si può visitare entro maggio, negli orari consentiti, la Casa Albero progettata nella metà degli anni ’60 da Giuseppe Perugini, Uga De Plaisant e Raynaldo Perugini. È stata aperta nel mese di aprile di quest’anno per delle visite guidate speciali, in collaborazione con Open House Roma. Si tratta di un’opera davvero unica e d’avanguardia ideata nel 1968. L’opera è disabitata e in attesa di un restauro. I visitatori hanno potuto entrare nella casa e scattare foto per uso personale con un biglietto d’ingresso di soli 15€.