Le vittime di violenza sessuale sono milioni, e allora quelle di molestie?
Mancano regole chiare per giudicare abusi sommersi e reati satellite: la proposta di legge per difendere le vittime
Se vogliamo diventare una società civile dovremmo estirpare questo cancro “machista” dalla nostra vita quotidiana. Se in Italia sono oltre 4 milioni le donne vittime di violenza sessuale, quante saranno quelle molestate?
Molestie sessuali, storie di sopraffazione
Le molestie, molto prossime alla violenza, sono di tanti tipi ma il copione che seguono è spesso lo stesso. Traggo degli esempi da Cosmopolitan (20.11.2016): “Sono storie di uomini che sul treno, mi si sono strusciati addosso per farmi sentire il pene in erezione, o di altri che, passando in moto, mi hanno toccato la coscia mentre ero per strada, aggiungendo i loro commenti da bar. Di uomini che mi hanno infilato la lingua in gola sbattendomi contro il muro in mezzo al corridoio, appena a qualche metro dai miei amici. Senza parlare di tutti quelli che ci gridano dietro frasi oscene per strada, che ci stanno appiccicati addosso, che si attaccano dove non devono, che ci infastidiscono con i loro commenti, i loro sguardi e i loro gesti volgari”.
Sono tutte storie di sopraffazione, di mancanza di rispetto, di volgarità che svelano qualcosa di sbagliato nella mentalità maschile, che andrebbe corretta ma non solo nei singoli, bensì nella cultura diffusa, machista, bullista, per cui chi ha più forza fa quello che vuole e nessuno può fermarlo. Sappiamo invece che la violenza sul più debole è un segno di vigliaccheria e non di potenza.
Quando è molestia e quando è violenza sessuale
La Corte di Cassazione Penale (sentenza 27042/2010) ha stabilito che si ha violenza sessuale (art. 609 bis c.p.) ogni volta che viene compiuto un qualsiasi atto che consiste in un contatto corporeo (anche se fugace ed estemporaneo) tra soggetto attivo e soggetto passivo del reato, o comunque in un coinvolgimento della sfera fisica di quest’ultimo, e pone quindi in pericolo la libera autodeterminazione della persona offesa nella sua sfera sessuale.
Ad esempio il toccamento non casuale dei glutei, ancorché sopra i vestiti, configura violenza sessuale e non la semplice molestia sessuale (art. 660 c.p.), che è invece integrata solo in presenza di espressioni volgari a sfondo sessuale ovvero di atti di corteggiamento invasivo ed insistito diversi dall’abuso sessuale.
Se dalle espressioni verbali a sfondo sessuale si passa ai toccamenti a sfondo sessuale si realizza delitto di abuso sessuale consumato o tentato a seconda della natura del toccamento e delle circostanze del caso.
Molestie sessuali: un iceberg di cui vediamo solo ciò che emerge
“Una violenza sessuale denunciata ogni 131 minuti. Una media quotidiana di 11 tra stupri e abusi non taciuti dalle vittime, più di 300 fascicoli nuovi al mese. Le statistiche operative elaborate e diffuse dalla Direzione centrale di polizia criminale arrivano come un pugno allo stomaco. Sintetizzano le storie e i drammi di centinaia e centinaia di persone violate, in prevalenza donne e ragazze.” Lo scrive Francecso Ciano su “StopStalking” del 19.8.2021.
Dati che danno già una dimensione di un fenomeno che per la maggior parte resta nascosto, occultato dalle paure, dalla vergogna della vittima, come un iceberg di cui vediamo solo la punta che esce dal livello del mare.
Un fenomeno enorme che continua dalla notte dei tempi in parecchie culture, ma sopratutto in quelle occidentali, dove la tendenza alla sopraffazione, al dominio sull’altro, riflettono uno spirito imperialista che l’Occidente ha sempre manifestato al suo interno e al suo esterno. I comportamenti individuali trovano sempre una tolleranza nei valori che caratterizzano la cultura in cui si manifestano. Culture cosiddette primitive hanno sviluppato atteggiamenti tolleranti verso altri popoli o addirittura modelli matriarcali in cui non vi è nessuna prevaricazione fisica o piscologica di un genere sull’altro.
Società e comportamento individuale vanno quindi di pari passo nel determinare un comportamento di supremazia fisica e psicologica di un genere sessuale sull’altro, di un adulto sul minore, di un essere umano sugli animali domestici e selvatici.
Molestie sessuali, alcuni dati impressionanti
Sempre sul sito “StopStalking” troviamo che da gennaio ad aprile 2021 sono stati denunciati o scoperti 135 casi di atti sessuali con minorenni e 885 violenze sessuali “semplici”, 254 violenze sessuali aggravate, 11 violenze sessuali commesse in istituti d’istruzione e formazione e 19 violenze sessuali di gruppo, per un totale di 1.304 reati legati alla sfera più intima delle persone offese. I dati sono abbastanza in linea con quelli degli anni precedenti e le variazioni sono comunque limitate. Incrementi o decrementi sono legati a circostanze esterne, casuali, che possono modificare le quantità ma di poco. Quando invece bisognerebbe azzerare questo fenomeno, se vogliamo ritenerci un Paese civile e non essere degli ipocriti sostenitori della Festa della Donna l’8 di marzo e tollerare questi reati per gli altri 364 giorni.
Reati satellite da aggiungere ai dati
I reati satellite, si capisce già dalla definizione, sono quelli in qualche maniera congiunti con la molestia e la violenza sessuale. Fanno da corollario anche se non è detto che chi delinque nell’uno necessariamente possa farlo anche nell’altro genere di reato. Si tratta di reati di pornografia minorile: 189 nel primo quadrimestre 2021, e di adescamento di minorenni, cioè carpire la fiducia di bambini e adolescenti attraverso lusinghe o minacce poste in essere anche attraverso internet o altri mezzi di comunicazione: 295 casi tra gennaio e aprile 2021. Le vittime, manco a dirlo, sono per il 70% ragazze sotto i 18 anni. Nel 2020 il 93% delle vittime di stupri sono bambine e ragazze. Questa statistica risulta in crescita rispetto al passato. La tendenza è ad approfittarsi sempre più delle minorenni. Autori delle violenze sono per l’87% uomini e per il 13% donne. Per il 72% violentatori italiani soprattutto fra i 33 e i 44 anni e intorno al 20% per le altre fasce d’età, molto meno per i minori di 18 anni (2%) e per i 18-24enni (9%).
Oltre 4 milioni le donne italiane vittime di violenze
L’Istat (sempre da StopStalking), volendo togliere il velo a questo iceberg nascosto, conferma che il 21% delle donne italiane ha subito violenze sessuali. Sono 4 milioni e 250 mila! Ben il 5,4%, un milione e 157 mila, ha subito forme gravi di violenza, ovvero stupri. Il dato si sposa con quello delle violenze domestiche e dei femminicidi. Un fenomeno impressionante.
Come sappiamo bene le vittime nella maggior parte dei casi tendono a non denunciare il violentatore o l’aggressore. Specialmente se si tratta di un familiare, del marito, del fidanzato o di un parente, un “amico” o collega di lavoro. Paura di non essere credute, di essere svergognate di fronte alla società, costrette a dichiarare quello che è accaduto, per poi essere accusate a loro volta di atteggiamenti provocatori, o anche paura di perdere il lavoro.
Sui mass media finiscono solo i casi più eclatanti, usciti sulla cronaca magari per un omicidio, per un testimone, perché la vittima è stata soccorsa e non si poteva nascondere il reato. Altrimenti sia le forze dell’ordine che la magistratura tendono a non rendere noti questi casi, anche nel rispetto della privacy della vittima, così facendo però contribuiscono a tenere celato quella parte più consistente dell’iceberg, che continua a navigare, sommerso, in acque tranquille.
“Non sapevo neanche cosa fosse una molestia“
La molestia può iniziare da piccoli, addirittura in tenera età, all’asilo, in casa, con un parente, un amico di famiglia. Riguarda bambine e bambini, non so se in una percentuale simile ma non ha importanza. Sono soggetti fragili, deboli, facili. L’immagine dell’Orco cattivo delle fiabe è quella che più si adatta a spiegare il fenomeno. Un approfittatore, non necessariamente un pedofilo, mentalmente deviato si, vittima egli stesso talvolta, non sempre, di una forza crudele che lo trascina verso un delitto per il quale la vittima resterà segnata a vita.
“La prima volta che fui molestata, non sapevo neanche che cosa fossero le molestie. Avevo 12 anni, e aspettavo mia madre nell’atrio del suo ufficio, con il mio cagnolino in braccio. Un uomo venne lì ad accarezzarlo. E mentre giocava con Kasie, iniziò a parlare. Ma le sue mani non rimasero sul cane a lungo. Dopo poco iniziò ad accarezzare anche i miei seni, che iniziavano appena a spuntare. Continuava a parlarmi, e il suo sguardo si spostava dai miei occhi al mio seno. Passarono alcuni minuti, mentre la gente entrava e usciva dall’edificio. E lui continuava ad accarezzarmi. Alla fine trovai una scusa, gli dissi che dovevo andare da mia madre, e me ne andai. Non ho mai più visto quell’uomo e, fino a oggi, non ho mai parlato di lui” (Cosmopolitan 20.11.2016).
Il 70% delle ragazze vittime di molestie sessuali
Addirittura il 70% delle ragazze in Italia sono state vittime di avances, apprezzamenti sessuali da parte dei maschi, in luoghi pubblici. Nel 2020, una ricerca Ipsos per Save the Children, l’Organizzazione che lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, ha pubblicato questo dato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’indagine si è svolta su 14-18enni italiani e riguardava proprio la percezione degli stereotipi di genere nelle opinioni e nei comportamenti degli adolescenti in Italia. Allarmante.
Nell’indagine ci si sofferma soprattutto sul mondo virtuale. La rete dalla quale scaturiscono oggi aumentati i reati che ieri si verificavano tra le quattro mura domestiche o scolastiche. Risulta che il 39% dei ragazzi e delle ragazze siano esposti on line a contenuti di violenza conto le donne. Film, serie tv, articoli, cartoons, fumetti, letteratura noir, tutto ciò che è racconto di fantasia è specchio della realtà e la riflette ampliandone l’effetto. Da tempo si sa che non sono i mass media a causare la violenza ma ad amplificarne gli effetti si. La violenza è nella società, nella mentalità delle famiglie, degli adulti, del sistema di potere dominante. La cosa è talmente evidente che non ci sarebbe da insistervi più di tanto, ma c’è ancora qualcuno che dà la colpa al cinema e alla pubblicità. Se si seguono dei modelli violenti nella comunicazione è perché a quelli risponde l’attenzione del pubblico. Se il modello comunicativo fosse diverso, il messaggio non arriverebbe a colpire il “target” e il prodotto non si venderebbe. Bisogna sempre seguire il flusso del denaro per capire come stanno le cose nella nostra società.
Gli stereotipi non sono spariti
Il sondaggio mostra anche che il lavoro per contrastare i pregiudizi è ancora lungo, al punto che il 15% degli adolescenti (il 21% tra i maschi e il 9% tra le ragazze) pensa che le vittime di violenza sessuale possano contribuire a provocarla con il loro modo di vestire e/o di comportarsi.
Quasi 1 intervistato su 5 (18%) ha assistito direttamente ad un episodio in cui un’amica è stata vittima di una forma di violenza (con una percentuale che arriva al 26% nel nord est del paese), e nell’83% dei casi vi è stato un intervento sull’episodio, o direttamente o chiedendo l’aiuto di un adulto di riferimento o della polizia. Tuttavia in quasi un caso su dieci (9%) la paura ha impedito qualsiasi tipo di intervento.
Pur se tutti sono d’accordo nel ritenere la violenza sia fisica che psicologica come un fatto gravissimo, una forma di sopruso, poi però nessuno di loro sente la necessità di intervenire per combatterla, se non a parole. Quando la ricerca scende più in profondo nell’analizzare gli stereotipi e di come possano influenzare le prospettive di vita dei ragazzi, emerge che, ancorché “millennials”, ragionano pressoché come i loro padri e nonni.
“La donna deve sposarsi e fare i figli“
Sebbene il 77% degli adolescenti si dichiari d’accordo sull’affermazione secondo cui, rispetto al passato, nella gestione della famiglia e della casa c’è maggiore condivisione nella suddivisione dei compiti, c’è ancora una convinzione diffusa (2/3 degli intervistati) che il maschio nella coppia abbia il compito di proteggere la ragazza (78% fra i maschi a fronte del 55% delle ragazze) e 4 intervistati su 10 pensano che una ragazza all’interno della coppia sia capace di sacrificarsi molto di più del partner maschio.
Rimane negli adolescenti (29%) la percezione, che tutte le ragazze sognino di sposarsi (lo pensa il 35% dei maschi a fronte del 23% delle ragazze) e che le ragazze debbano fare un figlio per sentirsi pienamente donne (ne è convinto il 17% dei ragazzi contro il 9% delle coetanee).
“I pregiudizi di genere continuano ad essere fortemente condizionanti sin dall’infanzia. Pregiudizi che si confermano anche nell’età adulta, e che sfociano troppo spesso in violenze psicologiche e fisiche nei confronti delle donne e che ogni giorno mietono nuove vittime, dalle più piccole alle più grandi”, afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children.
“Le ragazze crescono tra mille inviti a minimizzare: mettere la vittima sul banco degli imputati, sottovalutare i comportamenti aggressivi, definire confini sempre più labili per la violenza, servono a rendere accettabile l’inaccettabile. Ammettere che si tratti di violenza solo nei casi più gravi, fisici, e non anche quando si subiscono pressioni psicologiche, ricatti economici, vessazioni di ogni tipo, non fa che nutrire il territorio su cui prosperano i comportamenti violenti. Per questo è fondamentale che sin dall’infanzia si lavori affinché bambine e bambini, ragazzi e ragazze abbiano un’educazione emotiva improntata al rispetto e alla consapevolezza”.
Mancano regole chiare per giudicare
Non è facile, per il magistrato, giudicare la gravità del reato di molestia sessuale, perché manca lo strumento per farlo. Le condotte moleste non caratterizzate da violenza, minaccia o abuso di autorità, pur causando una grave violazione della sfera della libertà sessuale e della dignità personale, non sempre sono state fatte rientrare nel reato di violenza sessuale. C’è stato il caso di un sindacalista di Milano che, durante una riunione, ha palpeggiato il sedere di una sua collega. Il tribunale aveva confermato che erano stati compiuti atti sessuali, la vittima era stata ritenuta credibile e la fondatezza delle accuse era stata accertata da testimonianze di altre donne che avevano subito dallo stesso uomo comportamenti simili. Ma aveva assolto l’imputato perché la vittima aveva reagito dopo 20 secondi. Secondo le giudici, la mancanza di reazione immediata aveva creato una sorta di consenso implicito.
La condotta dell’uomo, c’era scritto nella sentenza, “non ha implicato alcun costringimento fisico della vittima», previsto dall’articolo 609 bis del codice penale sulla violenza sessuale, «né si è concretizzata in atti idonei a superare la volontà contraria della persona offesa per insidiosità e repentinità”: l’assistente di volo durante la prolungata molestia “ha continuato a sfogliare e a leggere documenti senza manifestare nessun dissenso ed era, secondo il tribunale, nelle condizioni di potersene andare» perché la porta non era chiusa a chiave.
Proposta di legge per difendere le vittime di molestie
Perché si riconosca il reato sessuale, nel nostro ordinamento giuridico, ci deve essere la costrizione, cioè il contrasto tra la volontà di chi commette il reato e di chi lo subisce.
L’ipotesi incriminatrice è una sola (“violenza sessuale”) diretta in origine a punire solo lo stupro e gli atti sessuali, ma nella prassi vi è stata fatta rientrare anche una parte dei reati che hanno a che fare con le molestie sessuali, almeno con quelle più gravi. Lo scorso dicembre, ad esempio, il tifoso della Fiorentina che aveva molestato la giornalista Greta Beccaglia dandole uno schiaffo sul sedere mentre lei era in diretta tv era stato condannato per violenza sessuale.
Di fatto, come ha spiegato la senatrice Valeria Valente, il nostro codice penale non contiene uno strumento di tutela per le vittime di molestie sessuali.
La senatrice del PD aveva già tentato, nella precedente legislatura, di far passare un testo base in discussione nelle commissioni Giustizia e Lavoro, che unificava vari disegni di legge e che era stato bloccato dalla Lega. Ora ha presentato una nuova proposta di legge “Disposizioni volte al contrasto delle molestie sessuali e delle molestie sessuali sui luoghi di lavoro”. La proposta introduce nel codice penale il reato specifico di molestie sessuali grazie a un nuovo articolo, il 609 ter.1. “che prevede di punire con la reclusione da due a quattro anni chiunque, con minacce, atti o comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, in forma verbale o gestuale, reca a taluno molestie o disturbo violando la dignità della persona”.
Sarebbe un piccolo passo avanti.