È legale organizzare un torneo di poker?
È già passato un anno dalla controversa sentenza che ha fatto tremare il mondo dell’azzardo live
A quanto pare no. È già passato un anno dalla controversa sentenza che ha fatto tremare il mondo dell’azzardo live e che ha segnato una linea di demarcazione netta rispetto al passato.
Il 15 maggio 2018, infatti, il Consiglio di Stato aveva emesso il suo verdetto, stabilendo che no, non si possono organizzare tornei di poker dal vivo in luoghi pubblici e circoli privati a meno che non si tratti di uno dei 4 casinò italiani autorizzati (Venezia, Saint Vincent, Sanremo e Campione d’Italia). Come si è arrivati a questo punto? In questo articolo ripercorriamo tutta la vicenda, partendo da un’altra storica sentenza, quella della corte di Cassazione del 2013.
Correva l’anno 2013
Nel 2013, la Cassazione respinse il ricorso della Procura di Alessandria riguardante un circolo sequestrato a causa dell’organizzazione di tornei di poker con quote di iscrizione di 50 euro. La motivazione fu data dalla Corte spiegando che il poker a modalità torneo non costituisce un gioco d’azzardo, basandosi prevalentemente sull’abilità del player più che sulla fortuna.
Per rientrare nella casistica indicata come legale dalla sentenza della Cassazione, venne detto che i tornei di poker dovevano rispettare dei punti precisi: la quota d’iscrizione non doveva avere un importo elevato, la dotazione iniziale di chips doveva essere identica per tutti gli iscritti al torneo e il re-buy – ovvero il rientro in gioco con l’acquisto di nuovi gettoni – non era possibile.
A partire da allora, anche a causa della mancanza di un indirizzo chiaro e di una legiferazione precisa da parte dello Stato, i tornei di poker sportivo organizzati nei club sono stati tollerati, con buona pace delle autorità dello Stato e del buco normativo mai colmato.
2018: l’anno della svolta
Nel maggio 2018, il CdS ha ribaltato lo scenario, respingendo la richiesta di un Club di Taranto di organizzare tornei di Texas Hold’em.
Il verdetto del Consiglio fu il seguente:
“In mancanza di concessione statale, i privati non possono organizzare ed esercitare il poker sportivo con modalità che prevedano il pagamento di una posta d’ingresso e la corresponsione ai vincitori di una ricompensa, anche di natura non pecuniaria, trattandosi di attività soggetta per legge, a tali condizioni e per ragionevoli esigenze di tutela dell’ordine pubblico, a riserva statale”.
La facoltà di organizzare un torneo è stata perciò ricondotta alla presenza di una concessione statale. Concessione che, però, non esiste in Italia se non per i casinò (compresi quelli online). Di conseguenza, la sentenza potrebbe rappresentare un punto di non ritorno nello scenario del poker dal vivo.
Ma ripercorriamo le tappe di questa vicenda, iniziata nel lontano 2010. Fu allora che il club di Taranto presentò alla Procura la richiesta per il nulla-osta valido per l’organizzazione di tornei sportivi di Texas Hold’em. La domanda specificava che la quota d’iscrizione non avrebbe superato i 30 euro, che i premi non sarebbero stati in denaro e che l’opzione di re-buy non ci sarebbe stata. Ma questo non bastò, perché la Questura respinse l’istanza. A questo punto, il Club fece ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia, che gli diede ragione annullando quanto stabilito dalla Procura.
Riaprendo il caso, il Ministro dell’Interno in persona ha fatto appello alle autorità giudiziarie per riesaminare la questione, finché appunto il Consiglio di Stato non ha emesso la sentenza che ha vietato al club tarantino l’organizzazione di tornei al di fuori di una concessione statale.
Dal particolare all’universale: cosa prevede attualmente la legge italiana
Il fatto è che in Italia, contrariamente a quanto avvenuto con il gioco online, non è mai stata varata una vera e propria legge per la concessione di autorizzazioni statali a club e locali pubblici.
In virtù di questo, quando è legale il poker?
Il poker in Italia è legale:
- se praticato sia in modalità cash sia in modalità torneo nelle sale da gioco autorizzate, che come abbiamo visto sono soltanto 4
- se praticato sia in modalità cash sia in modalità torneo sui siti italiani autorizzati da ADM (Agenzia Dogane e Monopoli), che periodicamente si occupa anche di oscurare i siti illegali.
È perciò illegale giocare a poker:
- in modalità cash ovunque tranne che nei 4 casinò
- su siti stranieri
- su siti privi di autorizzazione ADM
Per quanto riguarda il gioco a torneo in Club e locali pubblici, l’argomento è complesso e ancora non esiste una certezza assoluta.
E il web? Facciamo il punto
Era il 2 settembre 2008 e in Italia venne giocata la prima partita legale di poker a torneo sul circuito AAMS, ovvero quella che poi sarebbe divenuta l’attuale ADM.
Nel 2013 divenne invece legale il poker cash on-line, sdoganando del tutto il mondo del poker su internet.
Oggi, le poker room online rappresentano l’unica alternativa a tutti gli effetti riconosciuta dalla legge italiana, in buona misura grazie alle possibilità create dal web, che da un lato facilità l’accesso al gioco, ma dall’altro offre agli enti incaricati di vigilare sul settore (ADM in primis) utili strumenti per garantire il rispetto della legalità.
Per i casinò online con tavoli dedicati al poker, la parola d’ordine è trasparenza: le pagine di presentazione dei tornei devono riportare in modo chiaro e completo informazioni quali data ed orario di inizio della competizione, buy-in, chips iniziali, montepremi garantito ed eventuali regole o formule di gioco speciali applicate.
Inoltre, le sale da gioco online devono offrire anche la versione demo gratuita dei giochi.
Di contro, l’associazione di ciascun giocatore con un conto gioco intestato permette di tenere traccia di tutti i movimenti effettuati dagli utenti, prevenendo, ad esempio, l’uso dei tornei di poker online come strumenti per il riciclaggio di denaro.