Legge Zan, Fedez e quell’italica tendenza ad autoproclamarsi tuttologi…
Il rapper vuole sponsorizzare il contestato ddl, ma finisce per imbarazzare i suoi stessi promotori. A conferma che i follower sono inversamente proporzionali alla competenza
Se la legge Zan ha un merito, è certamente quello di star facendo emergere la vera natura di parecchi suoi sponsor. Che si ergono a paladini anti-discriminazioni ma, a lungo andare, mostrano la tipica “intolleranza dei tolleranti” di popperiana memoria. E spesso non sanno neppure granché del tema che così accanitamente sostengono.
La legge Zan e i tuttologi
“Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. È il testo inciso sul Palazzo della Civiltà Italiana, di epoca fascista, che si trova a Roma, nel quartiere EUR. Se fosse stato eretto oggi, probabilmente si sarebbe dovuto aggiungere di allenatori e di giuristi – e, in epoca di Covid-19, anche di virologi.
L’Italiano medio, infatti, sembra inevitabilmente attratto dalla classica tendenza ad autoproclamarsi tuttologo. Uno spirito che originariamente trovava sfogo entro i confini calcistici à la Euro 2020. Ma che oggi viene incarnato alla perfezione da uno dei principali lenoni del dibattito sulla legge Zan.
Ci riferiamo naturalmente a Federico Lucia, in arte Fedez. Il quale, in una diretta social, ha allestito una specie di tribunale della Rete contro il leader italovivo Matteo Renzi, accusato di voler affossare il ddl. E imbarazzando pressoché tutti i suoi illustri ospiti, che includevano tra l’altro il primo firmatario della norma, il deputato dem Alessandro Zan. Il quale, per inciso, è stato eletto alla Camera proprio grazie all’ex Rottamatore.
Gli attacchi (pretestuosi) di Fedez
«Ma Renzi ce l’ha con i gay» ha (pretestuosamente) attaccato il rapper, costringendo l’esponente del Pd a ricordargli che Pittibimbo varò la legge sulle unioni civili. «Renzi al Senato vuole far votare i suoi con il voto segreto» ha rincarato allora la dose l’anfitrione virtuale. E stavolta è toccato al radicale Marco Cappato spiegargli che «il regolamento del Senato prevede il voto segreto sempre, per le questioni etiche».
Dulcis in fundo, il Nostro ha azzardato di aver «letto un articolo del giornalista Scalfarotto», che in realtà è un parlamentare di Italia Viva. E che ha sarcasticamente replicato di essere «felice che ora Fedez difenda le persone Lgbt, che abbia cambiato idea. In passato su di noi ha detto cose terribili». Per informazioni, chiedere al cantante Tiziano Ferro, dichiaratamente omosessuale, apostrofato con epiteti irripetibili in un brano del 2011.
A livello vernacolare, comunque, ci dev’essere una specie di epidemia tra gli intelliggenti con-due-gi. Almeno considerando gli insulti rivolti allo stesso Ivan Scalfarotto dalla (ormai ex) dirigente piddina Rosamaria Sorge. Insulti che, ironicamente, con la legge Zan in vigore le costerebbero un periodo di rieducazione arcobaleno.
La legge Zan grande assente della diretta
In effetti sarebbe stato utile se nella famosa diretta si fosse affrontata la questione – una delle tante che rendono il ddl un obbrobrio giuridico. Peccato che proprio il testo attualmente in discussione a Palazzo Madama sia stato il grande assente dello show.
Cose che capitano, d’altronde, quando si pretende di disquisire su una materia sconosciuta. «Forse è meglio se non parli di politica, si vede che non ne sai» ha commentato per esempio un fan del signor Ferragni durante l’esibizione.
Il novello Savonarola è comunque in buona compagnia, almeno sull’argomento contingente. Un sondaggio ha infatti rilevato che il 90% di chi si è scritto sulla mano “ddl Zan” non ha minimamente letto la normativa. A ennesima conferma della libido da Pico de Paperis che pervade l’intero Belpaese. Nonché del fatto che, com’è ormai dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio, i follower sono inversamente proporzionali alla competenza.