Librai romani chiedono meno tasse e meno burocrazia
Intervista a Sandro Gismondi, libraio e rappresentante dell’Associazione “Arcipelago delle Parole”
Nella ribattezzata ‘Piazza del Popolo degli imprenditori italiani’ affollata da oltre cinquantamila tra industriali, piccoli produttori e commercianti provenienti da tutto il Paese, c’era anche l’Associazione ‘Arcipelago delle Parole’.
‘Arcipelago delle Parole’ rappresenta un settore dell’economia di nicchia, quello dei librai, un mercato già piccolo che in ragione della crisi rischia addirittura di scomparire. L’Associazione di librai romani, radicata nella Capitale dal 1997, chiede “meno tasse e meno burocrazia” – dichiara Sandro Gismondi, rappresentante dell’Associazione.
Ma oltre a tasse e burocrazia, quanto incide nel vostro settore commerciale, il disinteresse generalizzato per la lettura? “Tantissimo” – risponde Sandro che descrive la situazione culturale della società italiana percepita dal suo punto di vista, quello di libraio. “Se tu pensi che cinque anni fa i banchi dei libri erano sempre affollati, soprattutto di ragazzi che si avvicinavano, consultavano, acquistavano. Oggi questo non accade più e molti di noi, per non chiudere, si sono dovuto arrangiare vedendo souvenir ai turisti” – racconta Sandro facendo capolino dal banco di libri usati che gestisce in via del Corso, gremito di testi di tutti i tipi e su tutti gli argomenti. Un gran bazaar letterario, dove l’immaginazione di menti curiose può perdesi nella storia degli eserciti italiani o in quella del cinema statunitense ed europeo, per poi ritrovarsi nella bellezza del libro fotografico delle vedute di Palazzo De Carolis o nel grande volume di pittura fiamminga. Purtroppo però le ‘menti curiose’ sono estinte come i dinosauri raffigurati nell’Enciclopedia preistorica che vende Sandro.
E’ evidente che il rilancio di questo particolare ambito piccolo imprenditoriale debba necessariamente passare da un percorso più ampio, non basta puntare solo sulla diminuzione delle tasse o la digitalizzazione del cartaceo, ma occorre qualcosa di più. Occorre fare quello che in Italia si sta rimandando da anni: investire sulla cultura e risvegliare l’interesse delle persone verso questa. “Solo attraverso investimenti specifici nel mondo della cultura si può pensare di salvare il mercato del libro, e sperare che il libro ritorni ad essere percepito come era una volta, un amico e tesoro” – conclude Sandro.