Libri, Mario Di Sorte in “Era di giugno” racconta la forza della solidarietà durante la guerra
“Le vicende e la vita di quei giovani- racconta Mario Di Sorte- sono talmente emozionanti da sembrare romanzate e invece sono reali”
Mario Di Sorte, ricercatore storico e scrittore. Attualmente è il Presidente del Club Idrovolanti Bolsena -La Fenice-, Vicepresidente del Club Unesco di Viterbo e Vicepresidente dell’associazioneculturale AIREP (Associazione Italiani Residenti in Portogallo). Fa parte, inoltre, del Consiglio Direttivo dell’Associazione Arma Aeronautica presso l’aeroporto di Viterbo.
Nel 2013, le sue ricerche storiche gli hanno permesso l’identificazione di un bombardiere americano caduto nel lago di Bolsena durante l’ultima guerra mondiale, e quindi la scoperta della data dell’abbattimento, il 15 gennaio 1944, ed infine quale fu la sorte dei componenti dell’equipaggio. Da questi fatti è nato il suo libro “Oltre il lago” e successivamente la realizzazione nel locale museo territoriale di una sezione espositiva dedicata: “Testimonianze e relitti dal lago di Bolsena”, di cui è l’ideatore insieme all’allora direttore, il Professor Pietro Tamburini.
Nel 2014 ha ottenuto dal Comune di Bolsena un incarico onorifico per la consulenza storica e tecnica in merito al secondo conflitto mondiale, con particolare riferimento alla guerra aerea.
Ha collaborato con RAI STORIA per la serie R.A.M. “La lista di Shindler: l’aereo nel lago”.
Sempre nel 2014, ha svelato il mistero, durato 70 anni, di un bombardiere americano B-24 caduto all’interno della Selva del Lamone, a Farnese, Viterbo. Nel dicembre 2014, insieme al direttore della Riserva Selva del Lamone, Diego Mantero, ha realizzato un’apposita sezione museale dedicata a questo evento e agli aviatori coinvolti.
La nostra intervista
Cosa ci può anticipare del suo nuovo libro Era di giugno?
Era di giugno è un romanzo basato su fatti realmente accaduti durante la Seconda guerra mondiale. Si svolge nell’arco temporale compreso tra il 1941 e il giugno del 1944. Ambientato inizialmente in Sudafrica, si sposta poi in Egitto, quindi sul fronte di guerra in Cirenaica e nei luoghi della battaglia di Tobruk. La storia prosegue poi in Italia, dal Sud a quella centrale, mentre l’epilogo ha luogo a Farnese, una località situata in provincia di Viterbo, a ovest del lago di Bolsena tra la costa tirrenica e il confine con la Toscana.
Vengono narrati fatti sconosciuti ai più, esempi di solidarietà di quanti, a dispetto del rischio di essere uccisi, hanno salvato la vita a molti giovani soldati alleati, nascondendoli nelle loro stesse case. Destini che si intrecciano, a partire dal 1941, da quando il Sudafrica inviò truppe volontarie in Egitto per contrastare il dilagare delle armate italo-tedesche. Bobby e Alfred, due soldati sudafricani poco più che ventenni, sono i protagonisti del romanzo. Per andare a combattere compiranno un lungo viaggio in nave da Durban a Port Tawfiq, in Egitto, iniziato il 6 giugno e finito il 22 giugno dello stesso anno.
Attraverso i loro occhi, scopriremo luoghi sconosciuti, i mercati egiziani, il deserto, e l’ansia nell’attesa di imbracciare le armi, quando la paura comincia a lasciare il segno. Conosceremo il sapore amaro della sconfitta e la dura realtà dei campi di prigionia, anche quelli esistenti in Italia dove erano internati i prigionieri di guerra alleati catturati dagli italo-tedeschi.
Come nasce questo romanzo? Tutti i personaggi sono reali o alcuni sono di fantasia?
Questo romanzo scaturisce dai ricordi di gioventù di Erminia, tredicenne all’epoca dei fatti accaduti, che qualche anno fa volle raccontarmi nel salotto della propria casa di Farnese. La sua famiglia tenne nascosti nelle proprie terre Bobby e Alfred, i due sudafricani ricercati da fascisti e tedeschi. I personaggi sono realmente esistiti e i loro nomi, incluso quelli degli ufficiali tedeschi presenti sul territorio, sono veri. Sono stati cambiati soltanto quelli di persone coinvolte in un drammatico tradimento o in atti successivamente perseguiti per legge a fine guerra. Citarli oggi sarebbe come gettare benzina su di un fuoco apparentemente spento.Altrettanto vero è il nome di Tonino, un giovanissimo italiano vicino alla Resistenza che, suo malgrado, sarà coinvolto nella storia.
Si tratta quindi di un romanzo storico?
Non lo definirei tale, vale a dire nel senso stretto del termine, anche se il contesto in cui si svolgono i fatti, meticolosamente documentati, rientrano in un periodo storico ben definito. Va precisato che le vicende e la vita di quei giovani, di quanti li hanno accolti, di coloro che li tenevano prigionieri, sono talmente emozionanti da sembrare romanzate. Invece sono pura realtà che ho voluto riportare alla luce, come pure le storie di amori rubati, di altri impossibili o non corrisposti e causa di cieca vendetta.
Come mai un terzo libro con storie vissute durante la guerra?
Era di giugno vuole essere, almeno al momento e vista la contemporaneità del prossimo libro, il completamento di un ciclo dedicato al Secondo conflitto mondiale. Avevo sentito la necessità di affrontare temi ancora oggi trattabili con difficoltà per via delle divisioni storiche del nostro Paese. Nei miei libri ho voluto dar voce a quanti sono stati scarsamente ricordati o mai menzionati come combattenti per la libertà.
Mi riferisco alle donne, alla loro forma di resistenza contro la dittatura, alla loro capacità di fare lavori duri, prettamente maschili, sostituendo mariti, figli o genitori spediti al fronte. Ho provato a dare il giusto valore a quelle madri, ragazze, donne, che hanno svolto il ruolo di staffetta per conto della resistenza, anche loro raramente citate, come pure le numerose famiglie che hanno accolto giovani soldati stranieri salvandogli la vita e che a modo loro hanno combattuto senza armi per la libertà.
Quanto c’è della sua introspezione nei personaggi?
La descrizione dei personaggi deriva dall’insieme di elementi raccolti intervistando chi, direttamente o meno, li ha conosciuti. Tutto ciò mi ha permesso di raffigurarli, a detta delle mie fonti, in modo verosimile. Mi rendo conto che scrivendo, una piccola parte di noi stessi viene proiettata in questo o quel protagonista. Però, la caparbia volontà di attenermi ai fatti senza mai esprimere giudizi di merito o prese di posizione aprioristiche, mi ha portato a raffigurare questi personaggi per quello che sono stati: certamente non eroi, decisamente imperfetti nelle loro decisioni e talvolta nella loro mediocrità. Però c’è una figura in particolare, quella del comandante Antonio Bernardini, che racchiude in sé similitudini intellettuali che mi appartengono.
I dubbi dei protagonisti nel partecipare direttamente all’attività partigiana, esprimono anche un suo ritrarsi da un giudizio scontato?
I dubbi di cui parla appartengono a due giovani ventenni che hanno conosciuto il vero volto della guerra e quello della prigionia. Sono persone braccate che hanno avuto un assaggio di libertà, hanno poi trovato l’amore, forse quello basato sul sesso ma poi elemento trascinante per parlare finalmente del futuro. Sarebbe ingiusto esprimere un giudizio di merito sulla loro scelta di restare lontani dalla guerra partigiana, anzi, proprio dalla guerra. Avevano tanta voglia di vivere e sono rimasti in disparte, magari non sempre. Il mio giudizio lo faccio esprimere dalle parole che il papà di Erminia rivolge a sua figlia: “…se te lo chiederanno potrai rispondere che loro non erano né partigiani, né santi o eroi: erano degli esseri umani”.
L’aspetto documentazione/ testimonianze, è stato arduo da affrontare?
Oltre a quanto svelato da Erminia, è stato molto complicato ricostruire l’insieme. Solo per i due giovani soldati ho dovuto entrare in contatto con l’Ambasciata del Sudafrica a Roma per conoscere date, cercare eventuali famigliari, il loro trascorso prima della guerra. Ha richiesto molto tempo la ricerca di testimonianze nei luoghi interessati. Altro tempo è servito poi per trovare ulteriori documenti a Londra, presso The National Archives di Kew Richmond nel Surrey (gli archivi nazionali), riguardanti un processo svoltosi ad Amburgo per crimini di guerra compiuti da un maggiore tedesco, e altre testimonianze utili a meglio circostanziare le vicende.
Perché questo titolo?
Il titolo è un riferimento temporale oggettivo poiché, come il lettore noterà, nel corso degli anni descritti importanti casualità si ripetono sempre nel mese di giugno.
Bibliografia dell’autore
- Dopo il libro Quelle lunghe giornate di guerra edito nel 2014 da Effigi, Mario Di Sorte ha pubblicato nel 2015 “Oltre il lago. Intreccio di vite nel dramma della Seconda guerra mondiale”edito da ASKA.
- Sempre con ASKA nel 2016 ha pubblicato in lingua ingleseBeyond The Lake.
- È del settembre 2017 il romanzo storico Sotto la polvere del tempoedito da Effigi, secondo classificato nel 2021 al IX Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana e, il 12 febbraio 2022 premiato a Roma con Conferimento della segnalazione di merito al Premio Internazionale di Arte letteraria Cygnus Aureus.
- Il 26 agosto 2022, con il racconto breve Davanti al camino ha vinto il Premio letterario Egidio Storelli di Caprarola.
- Nel giugno 2022 ha pubblicato con Effigi il romanzo Era di giugno (finalista al X Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana).