Lo psicologo criminologo: “In aumento scompensi psichici e condotte criminali”
“Sebbene casa nostra non sia fisicamente come una prigione, è da valutare con maggiore attenzione l’improvvisa deprivazione della libertà personale”
L’isolamento protettivo che stiamo vivendo, le notizie confuse e allarmanti che ci arrivano, il cambiamento repentino di abitudini e le preoccupazioni economiche stanno mettendo a dura prova il nostro sistema psichico. Ciascuno di noi reagisce attuando quelle dinamiche che già gli appartengono: tendenza all’ansia o alla malinconia, abbuffate di informazioni, rabbia contro le istituzioni, iper controllo sull’emotività e cinismo. Abbiamo parlato con il dottor Antonio Marco Campus, psicologo clinico e di comunità, criminologo esperto in psicodiagnostica.
Dottore, lei ha notato dei peggioramenti nel quadro clinico dei suoi pazienti?
“Indubbiamente sì. Soggetti ipocondriaci, con sindromi depressive, psicotici hanno avuto un peggioramento del quadro clinico con manifestazioni sintomatologiche significative. Il percorso psicologico li aiuta a mantenere un contatto razionale con la realtà che stanno vivendo e a gestire questo periodo di forti restrizioni della propria libertà in modo funzionale ed altresì a gestire le emozioni che da questo ne derivano: paura, rabbia, frustrazione, idealizzazione di una data entro la quale tutto ciò sarà finito”.
Chi soffre di ansia e depressione come sta vivendo questa situazione?
“Ci troviamo dinanzi ad un fenomeno molto simile a quello della prisonizzazione cosi come definito da Clemmer a proposito dell’entrata in carcere per i neo detenuti. Sebbene casa nostra non sia fisicamente come una prigione per la maggior parte di noi, è da valutare con maggiore attenzione l’improvvisa deprivazione della libertà personale, la perdita delle abitudini quotidiane, l’isolamento sociale ed emotivo dell’individuo e il conseguente aggravamento del quadro clinico psicopatologico di alcuni di loro. Invero se questo periodo di quarantena, poiché svolto presso la propria abitazione, non è del tutto assimilabile all’ingresso in carcere, ne possiede le caratteristiche principali e più dannose per la salute psichica sopracitate.
L’ansioso svilupperà una sintomatologia che vedrà in prima fase un aumento degli attacchi di panico e in seconda fase una forma atipica di agorafobia e paura sociale se tale periodo dovesse prolungarsi ulteriormente.
Il depresso tenderà a vedere la fine della sua esistenza fino agli estremi della formulazione di pensieri e ideazioni suicidiaria e non avendo purtroppo una forte resilienza, gli strumenti per reagire, ed eventuali fattori protettivi lontani ( parenti, amici) potrà lasciarsi coinvolgere in comportamenti autolesionistici o al suicidio”.
Coloro che fino a oggi non soffrivano di disturbi psicologici corrono rischi?
“Il ritrovarsi isolati, confinati dentro la propria abitazione senza poterne uscire, il non poter avere rapporti interpersonali diretti, la noia e la coazione a ripetere sempre gli stessi atti, può comportare un aumento degli scompensi psichici con la manifestazione di una sintomatologia riconducibile sia alla sfera nevrotica sia alla sfera psicotica.
Molti soggetti hanno iniziato a manifestare attacchi di panico, claustrofobia, episodi depressivi sempre più frequenti, stati ansiosi a carattere ipocondriaco fino a sperimentare momenti di depersonalizzazione e derealizzazione traducibili in una fuga dalla realtà a livello immaginario con condotte non solo delittuose ma altresì pericolose per se stessi e per gli altri.
Vissuti di incertezza, di paura, di instabilità generano ansia ed angoscia che possono cristallizzarsi in vere e proprie patologie psicologiche. Purtroppo molti individui stanno gia sperimentando il Disturbo Acuto da Stress, il Disturbo da Attacchi di Panico e stati Depressivi. Temo che avremo un escalation di episodi antisociali e delittuosi che potranno andare dal disertare quanto imposto dal decreto restrittivo a veri e propri gesti criminali quali furti, rapine ed omicidi all’interno della propria abitazione soprattutto da individui affetti da psicosi e disturbi di personalità”.
Violenza e criminalità famigliare sono secondo lei in aumento? Tra coppie o anche tra genitori e figli?
“L’essere sotto pressione genera in personalità disturbate violenza e aggressività. La propria coscienza morale va in tilt a favore degli impulsi primordiali dell’inconscio generando un aumento delle condotte criminali. La violenza domestica a tal proposito ne è un esempio sia agita tra coniugi sia tra genitori e figli. Occorre ricordare che le forze dell’ordine sono sempre e comunque presenti e che ci si puo e ci si deve rivolgere ad un professionista psicologo per chiedere aiuto”.
Come facciamo ad accorgerci se ci serve l’aiuto di uno specialista Psicologo?
“Se sentiamo che l’ansia aumenta, se ci sentiamo soli e tristi per tutta la giornata e tale sentimento dura da più giorni, se iniziamo a manifestare la sintomatologia dell’attacco di panico ( tachicardia, sudorazione, senso di smarrimento, agitazione psicomotoria, etc.) o se ravvisiamo un umore bifasico ( triste – euforico).
La difficoltà nel avere un sonno ristoratore, disturbi nelle condotte alimentari, eccessiva chiusura in se stessi, possono essere dei piccoli campanelli di allarme. Per il resto occorre mantenere la calma, leggere la realtà senza drammatizzarla e senza farsi sopraffare dal panico e dalla paura. Tutto passerà, in qualunque modo e con qualsiasi modalità ma questa situazione passerà”.
Questo virus sta facendo emergere il più grande e spaventoso mistero per l’umanità, la morte. Come risponde la psicologia.
“Il costrutto della morte e le paure escatologiche sono sempre presenti nella nostra psiche. Il più delle volte rimangono accantonate nell’illusione rappresentata dalla frase “tanto a me non capita, perchè dovrebbe capitare proprio a me ?”. In questo periodo tale meccanismo vacilla soprattutto nelle personalità piu fragili. Sebbene il lutto e il trauma ad esso collegato è uno dei più difficili da elaborare e superare non occorre allarmarsi e ricordarsi che con l’aiuto di uno psicologo si può affrontare e superare.
La morte è solo un momento della vita che ne determina la fine e al contempo le conferisce un senso e un tempo. Se noi viviamo, lavoriamo e cerchiamo di creare qualcosa e in funzione del fatto che tutti noi dovremo morire un giorno, e se fossimo eterni tutti saremo portati a posticipare i nostri obiettivi in una forma di rimando eterna. Non bisogna avere timore della morte, bisogna avere timore di non vivere una vita soddisfacente e costruttiva. Occorre in tal senso dare importanza ai legami affettivi, alle nostre piccole soddisfazioni, a fare del bene in senso altruistico. Dobbiamo imparare a dare un senso alla nostra esistenza e non impiegare il nostro tempo in pensieri angoscianti”.