Ludopatia vera patologia mentale. Come ci si avvicina al gioco d’azzardo
Nel gioco d’azzardo tutto è casuale: gli eventi precedenti non influiscono e le giocate sono sempre indipendenti le une dalle altre
Il tormentone mediatico sull’ormai ex coppia Totti-Ilary, questa volta si colora di sfumature meno evanescenti e rosa. Si perché da una ricostruzione apparsa sulle pagine del quotidiano “La Verità”, non si parla più di lui che ha preso le borse di lei e lei gli orologi di lui, o che lui è in vacanza lì con l’altra e lei è stata vista sulla neve con quell’altro.
Nel gioco d’azzardo tutto è casuale
Questa volta ad attirare l’attenzione sono spostamenti di soldi, più precisamente bonifici effettuati dall’ex capitano della Roma, verso società che gestiscono il gioco d’azzardo. Sono società riconducibili a famosi casinò e a più carsiche agenzie di scommesse. Ecco perché i colori della cronaca rosa si ingrigiscono, perché, con tutte le dovute cautele della certezza dei fatti, molto probabilmente ci troviamo di fronte ad un grande campione che purtroppo è rimasto vittima di una delle forme di disturbo oggi più frequente, la dipendenza da gioco d’azzardo.
La ludopatia è infatti riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della salute, come una vera e propria patologia mentale. Si tratta in effetti di un disturbo del comportamento caratterizzato dal desiderio compulsivo di tentare la fortuna al gioco, che colpisce a prescindere dalle possibilità economiche, età, sesso e scolarizzazione.
Con il termine GAP, (Gioco d’azzardo patologico), ci riferiamo ad una dipendenza comportamentale non molto dissimile da ciò che avviene in una persona che assume una sostanza psicoattiva. L’individuo che ne soffre attraversa varie fasi: tolleranza (bisogno di giocare sempre di più per ottenere lo stesso livello di eccitamento e gratificazione) astinenza (sintomi e segni negativi che insorgono quando si termina di giocare) craving (forte desiderio di giocare ed impossibilità di resistervi).
I fattori che possono causare l’insorgere della patologia possono essere di natura genetica, neurobiologica, psicologica e socio-ambientale. Ulteriori fattori di rischio sono il sesso ( più uomini che donne), l’età di esordio e almeno una vincita consistente passata.
I giochi d’azzardo sono molti
I giochi d’azzardo sono molti e possono richiedere una certa abilità da parte del giocatore (ad esempio i giochi di carte), oppure essere fondati esclusivamente sulla fortuna (la roulette, le slot machine, le lotterie, il Gratta e Vinci etc.). Il banco predilige nell’incentivare questa seconda categoria ed eliminare il più possibile giochi legati a componenti di abilità, dove può garantirsi guadagni più elevati e soprattutto prevedibili. Interessante è osservare come lo stato abbia negli ultimi decenni, ampliato la gamma di giochi d’azzardo fruibili di questa seconda categoria.
I meccanismi perversi del business fanno facile leva appunto su dinamiche psichiche oggi ben identificate. Il giocatore segue distorsioni cognitive, che lo inducono a riportare alla memoria più facilmente le vittorie rispetto alle sconfitte e ad avere una percezione distorta di ciò che accade, illudendosi così di poter controllare il gioco e di poter imparare dall’esperienza. Alcune di queste distorsioni sono le “correlazioni illusorie” come ad esempio la convinzione per cui tirando i dadi delicatamente porta ad ottenere numeri bassi o “l’illusione di controllo”, che porta ad esempio ad attribuire le vincite alle proprie capacità di pianificazione, al contrario le perdite solo al caso e alla malasorte.
Le statistiche sono impietose
Occorre ricordare invece che nel gioco d’azzardo tutto è casuale: gli eventi precedenti non influiscono sulle probabilità dei nuovi eventi e le giocate sono sempre indipendenti le une dalle altre. Le statistiche dimostrano che puntando denaro nei giochi d’azzardo non ci si arricchisce e la perdita di denaro è certa, spesso purtroppo la stessa vincita diviene presupposto e rinforzo a nuovi investimenti in tal senso fino alla rovina economica anche per quei fortunati che hanno vinto premi milionari.
Questo perché il gioco assume un significato salvifico sia a livello emotivo che materiale. Ci si affida al gioco con le aspettative di ottenere una vita migliore dal punto di vista economico nell’effimera illusione di una vita nel benessere nell’agio e senza preoccupazioni. Purtroppo la realtà è un’altra. Il circolo vizioso della vincita fa inevitabilmente da rinforzo alla compulsione di giocare ancora e ancora fino a diventare schiavi di un disturbo patologico dal quale è difficile uscire.
Ci si avvicina al gioco d’azzardo quasi per caso, ma le dinamiche poi sono più o meno sempre le stesse. Ci sono stimoli e ricompense comportamentali che fanno sentire bene e fanno rinforzare fin da subito il comportamento. Le perdite nella fase iniziale sono minime, la persona dopo la prima vincita si sente onnipotente, e si sviluppa la credenza di poter avere strumenti “magici” che gli consentono di poter vincere ancora. Questa fase è seguita dalla “Fase della perdita” in cui si sperimentano sentimenti di rabbia e frustrazione e ciò induce a riprovare di nuovo per ottenere nuovamente la vincita.
Il gioco compulsivo
Questo ciclo si ripete fino a far perdere alla persona il controllo della situazione e a sperimentare uno stato di disperazione, depressione e forte ansia per giustificare ad altri le somme perse. Molti I matrimoni in frantumi per colpa di tali dinamiche, come molti i reati di rapine o frodi che vengono commessi per finanziare le giocate. Il gioco compulsivo è un disturbo grave con ripercussioni che ricadono più a lunga raggio nelle relazioni affettive e non solo. Per questo la storia dei bonifici dell’ex capitano della Roma gettano un ombra grigia sul campione che tutti conoscono.
Le cifre sono importanti, ma ciò che più ci rattrista è che un’icona del calcio, un vero capitano appunto, possa essere caduto nel vizio. Almeno Gli accertamenti fiscali per ora ci restituiscono solo spostamenti bancari importanti, pure transazioni bancarie, niente di più, che dal punto di vista giudiziario non vedono nessun reato ma l’alone della ludopatia incrina la figura mitologica del campione.
Dal gioco d’azzardo patologico si può guarire, ma serve essere aiutati. Dopo una prima fase critica in cui la persona arriva spesso alla disperazione e alla richiesta di aiuto, segue la fase di ricostruzione in cui si cerca di ricreare i rapporti danneggiati, per poi avviare la fase di crescita in cui ci si avvicina ad un nuovo stile di vita. Il trattamento del gioco d’azzardo può prevedere setting individuali, familiari e di gruppo, trattamenti farmacologici e diversi approcci psicoterapeutici. Un Importante supporto è dato dai Gruppi di Auto Mutuo Aiuto.
Un giocatore che accetta di intraprendere un percorso di cambiamento deve sapere che:
È possibile uscire dal problema del gioco, ma soluzioni facili non esistono.
Il denaro perduto non può essere recuperato.
Mantenere la segretezza tende a far perdurare il problema.
Il cambiamento richiede sempre una certa quota di fatica.
È necessario un aiuto esterno, soprattutto da parte dei familiari.
È necessario un tempo variabile da caso a caso.
Augurare buona fortuna in questo caso, significa non investire sulla fortuna.
In collaborazione con la Dott.ssa Gloria Fragnoli