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L’ultima follia italiana: punire un’orsa (Jj4) che si comporta da orsa

Uccidere l’orsa sarebbe inutile, crudele, e anche controproducente per la regione Trentino e per l’Italia intera

Orso, primo piano del muso

Vivere a contato con la natura comporta sempre una percentuale di rischi elevata. La nostra sicurezza dipende dal livello di gestione delle iniziative di ripopolamento di un habitat, dal livello di conoscenza di abitanti e turisti, dal senso di responsabilità di ciascuno nel sapere affrontare quei pericoli, salvaguardando sempre la natura.

L’uccisione di Andrea Papi

Il caso del ferimento mortale da parte dell’orsa JJ4 di un giovane di 26 anni, Andrea Papi, che correva lungo i sentieri di Caldes, vicino casa sua, avvenuto il 5 aprile, nei boschi della Val di Sole in Trentino, ha provocato spavento e sconcerto e dato vita ad un dibattito tra colpevolisti, favorevoli all’abbattimento dell’orsa e ambientalisti in sua difesa, che ha scatenato solo tante strumentalizzazioni. Quando scriviamo non sappiamo quale sarà l’esito delle decisioni del Tribunale Amministrativo di Trento, ovvero se autorizzerà o meno l’abbattimento dell’orsa. Speriamo di no, sarebbe inutile e controproducente per la stessa provincia autonoma, in termini d’immagine e di adesioni turistiche.

L’orsa catturata e imprigionata al Casteller

L’hanno catturata attirandola con della frutta fresca in una trappola. C’erano cascati anche due dei tre cuccioli di 16 mesi e 35 kg, che sono stati lasciati liberi. Speriamo senza nefaste conseguenze. Poi l’hanno chiusa al Centro Faunistico del Casteller, presso Trento, dov’è recluso anche M49, l’orso globetrotter per via delle fughe dalle prigioni in cui ogni tanto lo rinchiudono. Cosa abbastanza ovvia essendo un orso. JJ4 è figlia di Joze e Jurka, che nel 2000 arrivarono dalla Slovenia. Lo ha riferito Raffaele De Col, dirigente del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna della Provincia di Trento.

La LAV Italia ha chiesto che l’orsa JJ4 venga trasferita ad altro parco, salvandole la vita. Il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, della Lega, ha risposto che c’è l’intenzione di trasferirne almeno 70 di orsi, dato che sono in sovrannumero. Questo potrebbe salvare il progetto Life Ursus, anche perché gli attacchi stanno aumentando e ne sono stati registrati ben otto negli ultimi anni.

Alle proposte della Lav la Provincia non rispose

Molto prima dell’aggressione la LAV era riuscita a formulare ai dirigenti provinciali proposte di strategia di convivenza con gli orsi, ricevendone in cambio un nulla di fatto. Per esempio riattivare i collari con pile scariche, per monitorare gli spostamenti di quello come di altri esemplari e sostituire i cassonetti dell’immondizia con modelli anti-orso. Niente di tutto ciò è stato fatto. Non si è voluto realizzare un’attività di prevenzione, sensibilizzazione e informazione. Adesso alla Provincia di Trento non rimane che scaricare le responsabilità sugli orsi e prendere provvedimenti drastici fino ad abbatterli.

Ci sarebbero comunque, secondo la LAV, due possibili destinazioni per tre orsi considerati “problematici” in gabbia al Casteller, pur di salvare loro la vita e a prescindere dall’esito dei Tribunali: sono due rifugi all’estero. Si tratta di Gnadenhof für Bären, in Germania, e di Al Ma’wa for Nature and Wildlife, in Giordania, realizzato da Princess Alia Foundation e da Four Paws, due luoghi verificati e adeguati a far vivere gli orsi al meglio, per le loro caratteristiche etologiche.  

Non ci sono soluzioni semplici

Intanto sui mass media e sul web infuria lo scontro tra fazioni. La stampa si è gettata su queste diatribe, non per informare ma per alimentare il conflitto, non facendo capire a nessuno quali siano le reali questioni da dibattere e trasformando il problema in una rissa tra ultras, dell’una o dell’altra fazione. Però i problemi non si risolvono né alzando la voce, né prospettando soluzioni semplici, che accontentano la pancia, più che la testa, dei colpevolisti e aumentano l’ira e la violenza degli innocentisti. 

Non si tratta né di abbattere un’orsa che si comporta in quanto tale, per giunta con tre cuccioli al suo seguito, anche se a 16 mesi, quasi del tutto svezzati. Né tantomeno preservando la piena libertà d’azione dei selvatici, di compiere danni e misfatti e recare pericolo alla vita dell’uomo. La responsabilità è molto chiara. Sta in chi promuove progetti di ripopolamento e poi non li sa, o non li può, gestire come si dovrebbe, mettendo a rischio la vita degli animali e della comunità che sta accanto al loro habitat.

Uccidere l’orsa non eliminerebbe il pericolo!

Quello che è accaduto in Val di Sole fa parte dei rischi di un ambiente naturale, popolato da animali selvatici e costituito da situazioni oggettivamente al limite, come pareti scoscese, dirupi, possibilità di cadute rovinose, possibilità di perdere l’orientamento se non si è del luogo e non c’è una guida che ci accompagni. Nel Trentino, grazie al progetto Life Ursus, vennero rilasciati nel 1996 orsi bruni per il ripopolamento. Il progetto si è chiuso nel 2002. La popolazione di orsi che vi si trova oggi, secondo Mauro Belardi del Programma Alpi Europeo del WWF, è di animali nati nel Trentino. Una popolazione di circa 120-125 orsi da gestire secondo le regole del caso. Una popolazione che viene considerata numerosa ma non per questo particolarmente aggressiva e dannosa.

Da parte di alcuni abitanti della Val di Sole, delle valli circostanti e da parte di alcuni amministratori locali, ho sentito accuse ben precise verso quegli orsi ritenuti “problematici”, ovvero che abbiano manifestato aggressività verso gli uomini. Senza nessuna remora sono per l’abbattimento. Quando un selvatico attacca e uccide un uomo, va eliminato, sostengono. Come se si potesse applicare la legge del taglione contro i selvatici che si comportano da selvatici.

I pericoli in natura sono sempre in agguato

Una punizione che non farebbe diminuire il pericolo di nuove aggressioni né restituirebbe la vita andata perduta. Vivere nella natura da sempre ha comportato dei rischi. Ci sono rischi ad andare per mare, come per la montagna. Rischi non solo legati agli animali che vi abitano ma al luogo stesso: bufere, valanghe, crepacci, possibilità di scivolare, di perdersi, di morire assiderati, possibilità di prendersi in testa una roccia smossa da un camoscio, possibilità di restare feriti per un errore nel tentativo di fuga per esempio. La natura è bella e affascinante ma è anche pericolosa. Come lo è la vita.

In molti hanno sottolineato che se c’è pericolo a camminare nei boschi trentini, altrettanta ce n’è nell’attraversare di notte alcuni quartieri periferici di Milano o Roma o attraversare di notte il quartiere Zen a Palermo. Così come ce ne sono a viaggiare in autostrada a velocità sostenuta o a praticare ciclismo nelle strade provinciali, percorse anche da camion e vetture.

Per restare alla montagna trentina, il WWF fa notare che la caccia è stata responsabile di almeno 20 morti per incidente, eppure non viene soppressa. Negli anni passati addirittura in quattro momenti (documentati), dei turisti sono stati attaccati dalle vacche, con esiti anche letali. Non per questo si chiede l’abbattimento delle vacche e l’abolizione dell’allevamento.

Cosa spinge l’orso ad avvicinarsi all’uomo?

La maggior parte degli animali di questa specie sono come fantasmi che hanno una paura atavica dell’essere umano. Tuttavia può succedere ragionevolmente che data la vicinanza dei boschi alle case degli abitanti della valle, alcuni esemplari, più confidenti, si spingano in prossimità delle abitazioni, attratti da una facile reperibilità del cibo. I bidoni dell’immondizia in certe zone, dovrebbero essere costruiti con modalità anti-orso. Cioè con più serrature che un animale con riesce ad aprire. Ciò non toglie tuttavia che lui si avvicini e questo favorisce le possibilità di un incontro.

Trovarsi faccia a faccia con un orso di due metri durante una tranquilla passeggiata nel bosco è un’esperienza che sarebbe meglio non vivere, se si è impreparati e sprovvisti di mezzi di dissuasione e difesa. In molti sostengono che il parlare e fare rumore possa allontanare il rischio di un attacco. Tuttavia proprio nel Trentino, poco tempo fa, un orso aggredì due paesani, padre e figlio, che stavano camminando e parlando tra loro. Non era una femmina, non aveva con sé i cuccioli. Il fatto di essere in due alla fine risultò decisivo per mettere in fuga l’animale ma gli uomini riportarono ferite serie alle gambe e al corpo. Quindi che vi possa essere qualche esemplare aggressivo, anche con l’uomo, è da prendere in considerazione.

In Slovenia e Croazia vivono più orsi ma…

In Slovenia e in Croazia vi sono ampie aree di montagna abitate da una popolazione di orsi anche maggiore di quella del Trentino ma ciò non impedisce che il turismo sia in crescita esponenziale proprio per chi vuole porsi sulle tracce del plantigrado.

Sui pendii del Velebit, nei boschi della Lika e nell’area del Gorski Kotar, sembra che vivano attualmente circa 1000 orsi bruni. Duro Huber, del Dipartimento di Biologia della Facoltà di Veterinaria di Zagabria è considerato uno dei massimi esperti di orsi al mondo.

Gli orsi in Croazia sono diffusi in un territorio di 9.250 km2, in un’area complessiva di 11.800 km2. E la popolazione con più individui si trova proprio negli areali del Gorski Kotar. Secondo le nostre stime dovrebbero esserci 10-15 individui per 100 km2. Ad ogni modo reputiamo che negli ultimi anni c’è stato un lieve aumento del numero di orsi bruni”, ha proseguito Huber: “Si ritiene che attorno al 1960 la popolazione era composta da circa 100 orsi, e in 50 anni il numero è aumentato di addirittura dieci volte”.

L’associazione cacciatori in Croazia controlla il numero di orsi

Nonostante l’alto numero di orsi è abbastanza raro che avvengano incidenti mortali, come quello del Trentino e c’è un alto livello di tolleranza per la presenza di questi selvatici tra la popolazione. Potrebbe darsi che proprio la caccia contro gli orsi possa aver favorito questo incremento del numero e quest’atteggiamento di tolleranza della popolazione. Le associazioni venatorie locali traggono enormi profitti dalla caccia all’orso e sono sempre le stesse associazioni a mantenere sotto controllo gli animali, alimentandoli quando ce n’è bisogno e rifondendo tempestivamente gli agricoltori per gli eventuali danni. Con l’ingresso nella UE tuttavia le cose potrebbero cambiare.

L’orso è una specie protetta nell’Unione Europea. La caccia non verrebbe abolita ma verrebbe introdotto un iter burocratico complicato per chi voglia avere l’autorizzazione ad abbattere un orso. Attualmente in Croazia si possono abbattere il 10-15% di esemplari all’anno. Ad ogni abbattimento corrisponde un prezzo, in base anche alla taglia dell’orso, all’età e al sesso. Duro Huber è convinto che: “Se si vietasse definitivamente la caccia, l’orso bruno, non più sfamato anche dai cacciatori, nella sua ricerca di cibo entrerebbe molto più spesso in contatto anche conflittuale con l’uomo e gli animali domestici; in altre parole diventerebbe una specie molto meno tollerabile da parte degli uomini (proprio come accade nei confronti del lupo) e ciò condurrebbe a un calo dell’attuale popolazione di 1.000 individui”.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista European Journal of Wildlife Research condotta da un gruppo di scienziati dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Zagabria e che vede Đuro Huber tra i primi autori: fermando la caccia l’attuale popolazione di orsi potrebbe ridursi del 70% nei prossimi 10 anni.

L’energia pulita rischia di essere la carnefice per gli orsi

Il vero pericolo per l’habitat degli orsi rischia di arrivare non dal divieto di caccia ma dall’insediamento delle pale eoliche. Un enorme parco eolico con una potenza complessiva di 36MW e con 12 unità da 3 MW verrà insediato nel Gorski Kotar. Un parco in grado di produrre energia pulita ma che al tempo stesso metterebbe a rischio 30 ettari di bosco. Proprio nell’area in cui gli orsi vivono e si riproducono. L’insediamento delle pale eoliche provocherebbe maggior presenza umana, con strade di percorrenza che attualmente non esistono, un rumore continuo delle stesse pale eoliche che disturbano anche l’avifauna. Tutto ciò ovviamente ridurrebbe la presenza degli orsi a casa loro, con conseguenze sull’ecologia dell’intero sistema.

In Canada si convive con i grizzly

Il Canada è un “Bear’s Country”, ovvero un paese di orsi. Sta scritto in diversi cartelli ovunque nelle aree di campeggio e trekking. I canadesi hanno ben chiaro cosa serve fare in caso di incontri con gli orsi, perché vengono abbondantemente istruiti in merito.
Qui non si parla dell’ipotesi di incontrarli, se ne ha quasi la certezza. Da noi si nota con stupore e ansia che gli orsi arrivano vicino alle nostre abitazioni. Beh in Canada arrivano ovunque. Praticamente sono in città. Non a Vancouver ma magari nelle cittadine isolate in mezzo al nulla. Figurarsi nei campeggi che in Canada sono spesso privi anche dei servizi, per dare al turista la sensazione di una vita immersa nella natura più selvaggia! Ovvio che all’orso non piace venire in città. Il suo habitat resta il bosco. Ma siamo noi a ridurre ogni anno il suo spazio per aumentare le nostre coltivazioni, costruire residences, fattorie di allevamento, parchi eolici o imprese industriali. Non possiamo lamentarci se arrivano alle nostre porte, Siamo noi che abbiamo invaso il loro ambiente. Siamo noi che manchiamo di rispetto alla natura, contro i nostri interessi.

Le regole canadesi di convivenza e sicurezza

L’amore e il rispetto per la natura da parte dei Canadesi sono noti e i loro sforzi sono sempre tesi a insegnare agli abitanti e ai turisti come convivere con gli orsi, imparando le norme basilari da applicare ad ogni possibile incontro. Oltre a quelle ripetutamente sentite di fare rumore, parlare ad alta voce, gridargli contro, agitare legni o oggetti contundenti ci sono delle regole basilari da rispettare perché l’orso non si avvicini.

Mai lasciare cibo incustodito. Neppure per pochi minuti. Neanche pensare di lasciare del cibo perché se lo mangino gli orsi o i lupi o le volpi. Dare da mangiare ai selvatici equivale a condannarli a morte sicura per l’Ente Parco canadese, sia perché quei cibi possono contenere sostanze chimiche nocive per il selvatico, oltreché per noi stessi, sia perché li si abitua ad avvicinarsi all’uomo, con le conseguenze che sappiamo.

Non tenere il cibo vicino a sé. Tanto più se si ha del miele o della carne. Per esempio nella tenda di notte. Anche un beauty case potrebbe diventare un pericolo e va tenuto chiuso nell’auto. Così come lo shampoo, il bagno schiuma e queste sostanze profumate che attirano la curiosità dell’orso.

Si cerca di avvisare i visitatori dei parchi sui comportamenti da tenere e sui luoghi in cui prestare la massima attenzione. Per questo ci sono ranger un po’ dovunque, pronti a dare una mano e anche a scortare piccoli gruppi di turisti.

In Canada, ma da noi è proibito, si usa il Bear Spray, una difesa chimica urticante. Va tenuta a portata di mano sempre, in pratica agganciato alla cintura o a una bretella. Potrebbe servire quando meno te l’aspetti ed è risolutivo. L’orso che lo subisce scappa a gambe levate e non torna indietro. Se lo spruzzi in faccia ad un assalitore uomo potrebbe, anche se accecato, tentare di vendicarsi colpendoti alla cieca. L’orso scappa finché il fastidio non passa e occorrono diversi minuti. Il Bear Spray costa 37 dollari canadesi, circa 25 euro, ed ha un getto di 5 metri. Ce ne sono anche che arrivano a 9 metri. Comunque stare a 5 metri da un orso inferocito è una esperienza che non vorrei mai provare e non so se sarei capace di spruzzargli lo spray sul naso.

Quello che tutti gli esperti ripetono è di evitare di voltare le spalle all’animale e mettersi a scappare. Lui corre più veloce ed è capace di arrampicarsi su un albero o nuotare. Quindi fuggire è l’ultima cosa da fare, anzi è l’ultima che farete, nel senso letterale del termine.