M5s, Conte rinuncia a Petrocelli per evitare una clamorosa bocciatura (e la rivincita di Di Maio)
Una settimana di battaglia campale in Senato: il gruppo parlamentare M5S, alle prese con la sostituzione del “compagno Petrov”
Una settimana di battaglia campale in Senato, con il solito epicentro: il gruppo parlamentare M5S, alle prese con la sostituzione del “compagno Petrov”. Certo, si dirà che non è una novità ma chi ha colto brandelli delle liti grilline, è rimasto colpito dal livello del livore interno.
Tensione nei 5 stelle per il caso Petrocelli
Facciamo un passo indietro, subito dopo la destituzione di Vito Petrocelli, è partita la candidatura naturale del suo “gemello diverso”: Gianluca Ferrara, capogruppo uscente dei 5 Stelle proprio nella famigerata commissione Esteri. Da quel momento è partita la guerra ad alzo zero, che ha visto impegnati in prima fila, non gli avversari politici invero alquanto silenti, ma gli stessi compagni di partito per far retrocedere Ferrara, tirando fuori le tante dichiarazioni passate del parlamentare viareggino. Molti senatori di altri gruppi parlamentari , in quelle ore frenetiche, hanno ricevuto telefonate preoccupate della capogruppo Mariolina Castellone.
È sempre sfida tra Conte e Di Maio
I primi a scendere nel campo di battaglia ed i più ostinati, sono stati gli esponenti considerati vicini al ministro Di Maio, che hanno da subito la candidata giusta per la sostituzione di Petrocelli, Simonetta Nocerino.
Sarà lei a fronteggiare l’altro pretendente rimasto, Ettore Licheri, che è anche l’ultima arma di Conte per non soccombere all’avanzata del titolare della Farnesina, sempre che la casella resti M5S e nelle prossime ore non si costruisca l’ascesa di Stefania Craxi, che sarebbe anche la prima presidente di Commissione per Forza Italia.
Il pericolo del voto segreto
Nel silenzio apparente degli altri gruppi parlamentari (“Hanno fatto tutto da soli, noi ci siamo messi a mangiare i pop corn”, confessa un senatore dem), si è distinta Italia Viva, che ieri nel mezzo del conflitto, ha chiesto alla maggioranza di rinunciare al nome di Ferrara. “Si ricordi che in commissione il voto sarà segreto- ammonisce un altro senatore Pd- noi siamo stati zitti ma le assicuro che un altro Petrocelli non sarebbe mai stato eletto”.