M5S effettua un’ispezione al San Camillo di Roma
Il dibattito tra il Direttore Generale e l’onorevole Massimo Baroni
Una mini-conferenza stampa si è tenuta all’entrata del San Camillo. Presso i cancelli di Circonvallazione Gianicolense, Aldo Morrone, direttore generale della struttura sanitaria, ha risposto ai microfoni circa le questioni sollevate da alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle a seguito della loro incursione e di alcune proteste dei dipendenti che si sono svolte in questi giorni.
“Il San Camillo ha ridotto il disavanzo di ben 65 milioni su beni e servizi acquistati dall’azienda, finora pagati senza che venisse esercitato un controllo efficace, o senza riscontro su quali servizi fossero realmente erogati“. Tale disavanzo secondo Morrone è stato ridotto in parte con la spending review, in parte con un controllo accurato di tutta la struttura e dei servizi acquistati, dal catering alla vigilanza.
Mentre il direttore generale sottolinea che ad essere contestato non è lui, “ma la mancanza di personale”, arriva la comunicazione di bloccare le ambulanze verso il pronto soccorso del San Camillo, a testimonianza della difficoltà nella ricezione della struttura sita in Circonvallazione Gianicolense.
Proprio il pronto soccorso è il settore che ha più difficoltà nel sistema sanitario. Sotto la lente di ingrandimento dei grillini è finito il numero delle ambulanze bloccate in tutti gli ospedali del Lazio e che nel San Camillo ammontano a 560, come testimoniano i dati (riportati anche in foto).
“La stragrande maggioranza, circa l’80% dei malati – precisa Morrone – non arriva al pronto soccorso con le ambulanze, ma con i mezzi propri. Sicuramente è un numero che testimonia soprattutto la carenza di infermieri che dovrebbero essere sugli automezzi”.
A mancare, però, sono soprattutto le risorse strutturali: “Questi sono ospedali costruiti nel secolo scorso, e hanno necessariamente bisogno di investimenti per l’ammodernamento. Se il governo, con la legge di stabilità, ha deciso di erogare fondi per l’acquisto caccia bombardieri o navi da guerra, riducendo i fondi per il servizio sanitario nazionale, non è certo colpa mia: è una scelta di investimento che non mi trova d’accordo”. Il mese scorso, inoltre, sono stati persi 109 milioni dalla Regione per un ritardo dell’iscrizione all’anagrafe del Lazio.
“Lo scopo della nostra ispezione – ha spiegato Massimo Baroni, deputato 5 Stelle – è constatare coi nostri occhi cosa accade, non solo qui ma nelle strutture ospedaliere di tutto il territorio regionale. Non era certo nostra intenzione ostacolare il lavoro né mettere in difficoltà i dipendenti, però abbiamo notato come la sala che ospita i pazienti in codice rosso e giallo è sovraffollata, circa del doppio rispetto alla capienza che dovrebbe portare. A peggiorare la situazione c’è anche la mancanza di comunicazione dei medici rispetto allo stato di salute di chi è visitato, ai familiari o agli accompagnatori”.
Alla domanda su cosa vorrebbe chiedere ai parlamentari del M5S presenti, il direttore generale risponde: “Anzitutto la restituzione di questi 109 milioni di euro, per fare in modo che anche chi non è iscritto all’anagrafe possa venire curato, e poi una razionalizzazione delle spese, una demedicalizzazione della salute, investendo in questo modo di più sul territorio, sull’alimentazione, sulla salute, sull’istruzione, sulla scuola e sul lavoro e sugli stili di vita, affinchè molte persone vengano medicalizzate”.
Ma le richieste del direttore del San Camillo non si fermano qui: “Abbiamo chiesto 100 milioni al governo nazionale attraverso la Regione Lazio per l’ammodernamento tecnologico e architettonico. Poi dobbiamo fare i conti anche con la carenza di risorse professionali: abbiamo più di 700 risorse con il minore aggravio, ovvero dipendenti che non possono essere utilizzate con turni h24”.
Morrone ha annunciato di aver chiesto alla Regione Lazio il lancio di una campagna di sensibilizzazione riguardante il personale intraregionale su base volontaria, attraverso cui, con l’accordo dei sindacati, queste persone possano andare a lavorare vicino casa e in cambio, secondo quanto stabilito dal decreto Balduzzi, ci sia la possibilità di assunzione di alcune deroghe. Decreto che però, secondo gli esponenti 5 stelle, è rimasto completamente disatteso dalla Regione Lazio.
Dal blitz gli esponenti del Movimento 5 Stelle lanciano un appello affinché la figura di dirigente di una struttura sanitaria non sia esclusivamente espressione di una volontà partitica: “Non si sa con quali criteri Zingaretti abbia scelto le apicalità in questo momento, i criteri sono oscuri a tutti. Siamo qui oggi soprattutto per indagare, incrociare i dati, sentire i cittadini, le parti sociali, anche coinvolgendo il direttore generale e il primario del pronto soccorso, raccogliendo le loro istanze”.
Ciò che manca, secondo i grillini, “è una programmazione seria di ‘sanità di iniziativa’, perché le Regioni con il piano di rientro non creano una programmazione sanitaria territoriale, con l’unico risultato di riuscire a pagare le fatture dell’anno precedente: in questo modo si mantiene lo status quo, senza un ricambio della meritocrazia nei posti dirigenziali”.
Altro scopo, secondo il M5S, è drenare la domanda di ospedalizzazione incrementando tutto ciò che permette di curarsi non ricorrendo come unica soluzione al pronto soccorso, ma ad esempio facendo riferimento al proprio medico di famiglia: “C’è enorme assenza di infermieri territoriali perché la regione non investe nella ‘sanità di iniziativa’, creando una totale assenza di servizio territoriale, sintomo di uno scollamento tra struttura sanitaria e cittadini. Gli sprechi si verificano proprio perché le risorse sono principalmente alle strutture ad alta specializzazione medica, dove magari arrivano solo codici bianchi e verdi: per noi questo non è corretto e penalizza le principali strutture ospedaliere”.