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Roma Campidoglio, M5s in Aula respinge sfiducia a Muraro avanzata dal gruppo di Fdi

Secondo il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, la revoca di Muraro si sarebbe resa necessaria visto “il ruolo svolto dalla stessa all’interno della società Ama”

La maggioranza capitolina targata Movimento 5 Stelle ha respinto la richiesta di revoca dall’incarico dell’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, presentata in Aula dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia sotto forma di un ordine del giorno.

Nel testo – a firma Ghera, De Priamo, Figliomeni e Politisi chiedeva in particolare “l’attivazione di un percorso verso i rifiuti zero, la promozione della gestione sostenibile dei rifiuti, l’adeguamento dell’impiantistica esistente, l’applicazione in tutto il territorio di una unica modalità di raccolta con il porta a porta e l’ampliamento del numero di centri di raccolta nel territorio”.

Secondo il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, la revoca di Muraro si sarebbe resa necessaria visto “il ruolo svolto dalla stessa all’interno della società Ama, che ha comportato scelte determinanti nella controversa gestione degli impianti Tmb, in particolare Rocca Cencia e Salaria, tra l’altro al centro d’indagini da parte della Magistratura” e tenuto conto che “la stessa ha firmato dei pareri e delle perizie per conto di Ama risultati poi in contraddittorio con accertamenti della Procura di Roma”.

Secondo Ghera, De Priamo, Figliomeni e Politi, tale stato di cose è “inopportuno e in palese conflitto d’interessi, ponendo l’assessore nella condizione di soggetto che ha ricevuto e continuerebbe a ricevere emolumenti da parte dell’azienda Ama, sottoposta a verifica anche da parte dell’assessore stesso”.

Il gruppo capitolino di Fratelli d’Italia, inoltre, ha sottolineato che “la dottoressa Paola Muraro ha prestato opera come consulente per l’azienda Ama ininterrottamente dal 2004 ad oggi, percependo un compenso quantificabile in 1.156.200.00 euro” e che è stata nominata assessore “in data 7 luglio 2016 ricevendo un ultimo incarico dal 1 gennaio al 30 giugno 2016, per un importo pari a 57.600 euro non ancora liquidato”, hanno concluso.

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