Prima pagina » Cronaca » Ma le finanze vaticane sono davvero in così grande difficoltà?

Ma le finanze vaticane sono davvero in così grande difficoltà?

Che il Vaticano sia in crisi economica sembra strano visto che la Santa Sede è impegnata anche in questi tempi nell’ acquisto di terreni e immobili dallo Stato italiano

Papa Francesco con dei fedeli (foto Pasquazi)

Papa Francesco con dei fedeli (foto Pasquazi)

Il Santo Padre – risulta dai giornali di questi giorni – è preoccupato sinceramente delle finanze vaticane evidentemente in rosso e probabilmente da tempi non odierni: il Papa chiede ai suoi Cardinali sobrietà e rigore, attenzione alle spese quotidiane, ai bilanci.

Il Papa esorta alla sobrietà nelle spese dei suoi Cardinali

La Santa Sede ha interessi in tutto il mondo ed evangelizza quotidianamente milioni di persone in tutti i continenti: tutto ciò ovviamente costa. Probabilmente il Papa invece si riferiva alle spese diciamo non opportune ed eliminabili con il sacrificio personale dei Suoi collaboratori.

La Santa Sede attraverso anche i suoi Enti è proprietaria di immensi patrimoni immobiliari sia in Italia che in Europa e nel mondo e davvero non si capisce perché in tempi di crisi anche delle donazioni liberali (obolo), il Vaticano non pensi a fare quello che farebbero tutte le famiglie in difficoltà cioè vendere i suoi beni per realizzare liquidità e coprire gli impegni eventuali.

Viceversa da notizie di stampa ed approfondimenti di atti pubblici si legge che la Santa Sede, anche attraverso i suoi Enti, è particolarmente impegnata anche in questi tempi di sue ristrettezze economiche nell’ acquisto per decine di milioni di euro di terreni e immobili dallo Stato italiano, a prezzi molto vantaggiosi, di edifici rivolti ad attività sanitarie che non mi sembrano francamente il reale core business della Santa Sede che viceversa dovrebbe indirizzarsi prioritariamente con ogni suo sforzo alla cura delle anime (e non dei corpi) ed a riempire le Sante Messe di fedeli battezzati.

L’acquisto del Forlanini da parte del Vaticano

Mi riferisco soprattutto all’ acquisto per oltre 35 mln euro da un fondo privato (che lo aveva acquisito dalla Repubblica Italiana cioè da noi a che prezzo non si sa) di una consistente porzione immobiliare destinata all’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sita in Villa Pamphili a Roma nel 2019 e per la cui destinazione sarebbe pronta anche la extraterritorialità ai fini anche del pagamento delle tasse. E recentemente dall’ annuncio in un Memorandum di Intesa con lo Stato Italiano di volere acquistare il gigantesco complesso immobiliare del Forlanini (28 ettari e decine di migliaia di metri quadri) pare per circa 70 mln euro, questa volta direttamente dalla Regione Lazio, sempre per destinarlo alle finalità dell’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Non voglio minimamente entrare nelle scelte di uno Stato estero di estensione pari a 48 ettari come la Santa Sede che ricordo nasce dalla firma degli originari Patti Lateranensi degli anni 20 di Papa Pio XI e del Cardinale Gasparri. Né tantomeno nelle sue politiche immobiliari.

Resto però perplesso, come cittadino da una parte e come cattolico credente dall’ altra parte, di fronte alla scelta della Chiesa di investire in questi tempi di riferite ristrettezze economiche così ingenti capitali nella sanità pubblica italiana, mettendosi così di fatto in competizione sia con il pubblico che con il privato laico accreditato. Perché a pagare alla fine dei conti siamo noi cittadini della Repubblica Italiana.

La Chiesa che investe sull’economia e non sull’anima

Perplesso perché il mondo sanitario italiano accreditato appare negli ultimi tempi la destinazione di ingentissimi e concordanti capitali economici e finanziari da tutte le parti del mondo: ospedali, fondazioni, catene di studi radiologici e laboratori, addirittura policlinici universitari. Tutto si acquista in questo settore in Italia e passa di mano negli ultimi tempi, è un trend inarrestabile su cui credo andrebbe acceso un faro di monitoraggio.

Come credente cattolico io prima di tutto vorrei che la Chiesa si occupasse della sua reputazione anche internazionale e della mia e della nostra anima, perché la vita terrena come diceva Gesù è solo un momento breve di passaggio e quello che conta veramente è la vita eterna. Viceversa il mondo del privato accreditato regionale, così come è strutturato oggi, è un investimento praticamente certo (paga sempre pantalone come ricorda la recente esperienza di Roma). Ma è pieno di opacità perché normato in maniera incompleta, a mio giudizio.

La pista del denaro

Infatti, io credo che ogni denaro di qualsiasi natura e provenienza sia che viene immesso in questo sistema, dovrebbe essere tracciato e di natura certa, per il rispetto che in primis il Legislatore deve avere con chi paga le tasse e a cui richiede un rigore massimo in questo settore. Questo aspetto, non traspare da nessuna parte e quindi in questo vuoto normativo e di attenzione è evidente che i capitali ci si infilano immediatamente dentro. E questo non va bene.

La Sanità e il SSN sono materie troppo delicate per potere essere trattate in questo modo perchè si rischia concretamente di spostare l’ asse della diagnosi e cura delle malattie verso un privato molto aggressivo e che potrebbe con facilità desertificare il sistema pubblico sia territoriale che ospedaliero che invece hanno una tradizione storica enorme e che forgiano migliaia e migliaia di studenti e medici ogni anno attualmente. Io dico spesso ai miei pazienti e studenti che le malattie non possono essere guarite per legge. Ci vuole un sistema sanitario efficace ed efficiente per curarle e possibilmente guarirle.

Dico, umilmente e da misero credente, che la Chiesa dovrebbe tornare a spendere la maggior parte dei suoi interessi nell’ immateriale così come ha fatto con qualche intermezzo storico da 2000 anni e non dovrebbe impelagarsi nel difficilissimo campo della sanità privata accreditata e cioè a ritorno praticamente certo.

L’immagine e la reputazione della Chiesa

La immagine e la reputazione della Chiesa sono troppo importanti e valgono molto più di tutti i forzieri di denaro del mondo: secondo me la Chiesa non dovrebbe semplicemente occuparsi queste situazioni che molte volte sono opache perché trattano di soldi e di uomini che trattano i soldi e non tutti questi uomini che trattano i soldi sono come lo scrivente.

Inoltre parlare di Sanità oggi, vuol dire parlare di potere, in una società come la nostra che è fatta di anziani e grandi anziani e che quindi sono strettamente legati ai sistemi di cura. E il potere spesso è una brutta cosa.

Lo capisco, è più difficile parlare al cuore ed all’ anima, immensamente più difficile parlare di Dio e Gesù ad un cuore indurito dalla società dei consumi capitalistici e se è vero che Gesù faceva i miracoli anche sanitari e ridava la vista e la parola e curava e guariva la lebbra, ebbene Egli non lo faceva perché aveva intenzioni reali di guaritore ma per diffondere con il Suo esempio il Vangelo e la Parola di Dio. Oggi forse si sentirebbe a disagio e credo che caccerebbe via i nuovi mercanti dal Tempio.

Chi vivrà vedrà. Noi continueremo a testimoniare con la nostra preghiera e opinione un pezzettino di verità alla volta. Naturalmente, le opinioni espresse in questo articolo sono strettamente personali da privato cittadino della Repubblica Italiana e non coinvolgono minimamente l’ Università di Roma Tor Vergata presso cui io lavoro.

Dottor Francesco Russo, Medico Chirurgo

Ricercatore Confermato Dipartimento di Scienze Chirurgiche

Università di Roma Tor Vergata