Made in Italy e Made in England, ma nei campi a lavorare chi ci va?
Il modello Made in Italy che punta a liberare settori lavorativi dalla dipendenza di stranieri può funzionare? E nei campi a spaccarsi la schiena poi chi ci va?
La brillante idea del Presidente Meloni di istituire il liceo del made in Italy grazie alla variegata ricchezza delle tradizioni del nostro territorio, plasmerà le generazioni dei prossimi professionisti del settore. Proposta che ha fatto molto rumore, ma che a ben vedere appare come il solito fucile caricato con munizioni a salve.
Su questo piano si muove pure il discorso programmatico del Ministro dell’Agricoltura che sdogana i lavori agricoli come possibile piano di sviluppo per i giovani. E non solo per quelli.
Migliaia le forze lavoro che “dall’arte del divano con le braccia conserte” andrebbero a riposizionarsi in giro per l’Italia a raccogliere pomodori al posto degli sfruttati clandestini.
A proposito di clandestini, quelli li mandiamo all’Universita’ o li rimpatriamo?
Tutto maledettamente complicato se a ben vedere, oggi gli Italiani non sono piu’ ne’ in grado di scrivere correttamente nella propria lingua (agli esami sulla Magistratura, le bocciature agli scritti piovono a grappolo) ne’ di dialogare a un accettabile livello di inglese, ne’ di leggere quotidiani invenduti che sorgono come funghi. Per trovare un badante per il proprio padre occorre rovistare tra clandestini, case per rifugiati o senzatetto: il piano di riclassificazione dell’offerta scolastica in Italia, dovrebbe forse procedere su basi piu’ solide e programmatiche.
In questo presente dibattito patria, famiglia e prima gli Italiani, il tentativo del Governo, nella miopia che lo contraddistingue, corre sul binario parallelo percorso dalla Gran Bretagna che con l’invenzione della Brexit ha tentato prima di svincolarsi dalla dipendenza dei lavoratori stranieri, poi di coinvolgere masse disoccupate britanniche a segnarsi per lavori socialmente utili o di basso livello, perche’ di questo stiamo parlando.
Made in England o Made in Italy: l’esempio fallimentare con i lavoratori post Brexit
Qual è stato l’esito di questa scelta? Il primo, sotto gli occhi di tutti, racconta come, senza lavoratori stranieri, sia fallita la raccolta delle fragole: disastro che ha trasformato in pura utopia la visione di marmellate mai confezionate e consegnato al macero tonnellate di frutta mai raccolta e abbandonata nei campi della verde Inghilterra, proprio per la mancanza di lavoratori stranieri pronti (loro si) a spezzarsi la schiena da maggio ad agosto.
Insuccesso della propaganda Made in England che ha obbligato il Governo britannico a ripiegare sull’istituzione di visti speciali a tempo, voli e programmi specifici per invogliare bulgari e quant’altri all’ingrato compito di raggiungere l’Inghilterra per raccogliere fragoline di bosco.
Nel mondo, in Italia come altrove, negli ultimi decenni, la politica non e’ stata più in grado di trasformare le idee in progetti concreti di sviluppo per il futuro. Ha prodotto solo slogan, come questo del liceo per il made in Italy appunto, di bassa lega, costantemente e ben oltre gli esiti di ogni campagna elettorale.
Siamo d’accordo che non vi sia nulla di male nella professione di manovale agricolo. Il lavoro nobilita l’uomo.
Proponiamo dunque di inviare commissioni d’inchiesta parlamentari allo scopo di raccogliere pomodori nel Salento come fragole nel Kent. Potrebbe essere questa la svolta.