Mafia Capitale, la Cassazione conferma il 416 bis
La relazione del procuratore capo di Roma Pignatone in Commissione Antimafia
“Buzzi e Carminati utilizzano un sistema molto raffinato, una vera e propria attività di lobbing illecita, al fine di imporre la nomina in posizione apicali di personaggi che l’associazione ritiene ad essa vicine, dall’altro lato l’attività è finalizzata ad imporre nomine anche in negativo”. Così, il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, nel corso dell'audizione in commissione Antimafia, relativamente all’inchiesta Mafia Capitale.
In particolare, il rapporto del gruppo capeggiato da Buzzi e Carminati “è stato diverso con le due giunte capitoline”: all’epoca di Alemanno “si registra una esplosione del fatturato delle cooperative che facevano capo a Buzzi e c’era un’influenza sulle nomine di vertice delle società partecipate dal Comune”. Con la nuova amministrazione Marino, invece, i contatti delle organizzazioni criminali “a livelli alti non ci sono più ma rimane la presenza pesante di Buzzi nel mondo delle cooperative. I rapporti sono diversi ma tutto sommato Buzzi e Carminati erano tranquilli sull’esito delle elezioni: Buzzi e Carminati vantavano di avere candidati amici in entrambi gli schieramenti”.
Nonostante secondo Pignatone “l’associazione mafiosa più pericolosa in Italia e nel mondo rimane la 'Ndrangheta”, a Roma, dove ha agito l’organizzazione, il sistema Mafia Capitale è riuscito a “intessere rapporti con politici e pubblica amministrazione”. Poi, c’è un braccio militare, che cura le estorsioni, l’usura e altre attività criminali, nonché “una serie di imprenditori che sono lo strumento essenziale affinché l’organizzazione si possa arricchire. Nella figura di Buzzi si cumulano sia il versante mafioso, sia l’interfacciarsi con la politica. Parlare di struttura piramidale è eccessivo. Non è Cosa Nostra o la 'Ndrangheta ma ognuno ha un proprio ruolo”.
Insomma, “Roma non è Palermo, Reggio Calabria o Napoli, è troppo grande e complessa per essere controllata da un’organizzazione mafiosa, non c’è una sola organizzazione in grado di controllare il mercato criminale”: “quello che avviene a Roma, secondo quello che ci dicono le indagini compresa 'Mondo di mezzo’, è che vi sono più organizzazioni criminali, comprese quelle mafiose, come Fasciani ad Ostia e Mafia Capitale”.
A Roma quindi “ci sono più organizzazioni mafiose che coesistono e evitano scontri. Questo è il modo migliore per loro di fare affari”, continua Pignatone. “Non siamo in presenza di una associazione mafiosa tradizionale, ma la Cassazione ha confermato 416 bis e quindi il metodo mafioso, ovvero la forza intimidatrice, e corruttivo”.