Mafia Capitale, soldi a Odevaine e Tassone. Ozzimo serviva Buzzi
L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip. Gramazio “ruolo di collegamento tra organizzazione e istituzioni”
IL RUOLO DI ODEVAINE. 10mila euro al mese per Luca Odevaine, promessi da “Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita”, retribuzione poi aumentata a 20mila euro mensili, “dopo l'aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014”, per favorire il gruppo La Cascina nella gestione dell’emergenza profughi. Sarebbero infatti in corso le perquisizioni presso La Cascina, cooperativa che si apprende essere vicina al mondo cattolico e che gestirebbe anche il Cara di Mineo, in Sicilia. I manager della cooperativa ‘La Cascina’, infatti, sarebbero stati “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine”, e avrebbero commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta” dal 2011 al 2014, mostrando così una “spiccata attitudine a delinquere” per ottenere vantaggi economici. Questa l’accusa che il gip di Roma rivolge a Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari.
Proprio il business dell’accoglienza, ha subito uno scasso a seguito dell'ondata di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse ed eseguite questa mattina: tra gli arrestati, o ai domiciliari, anche molti politici romani. Altre perquisizioni sarebbero in corso negli uffici della Manutencoop a Zola Predosa (Bologna). Secondo quanto si apprende i militari del comando emiliano-romagnolo agiscono su delega della Procura di Roma e oggetto del loro interesse è il sequestro della documentazione in un ufficio, un faldone relativo ad una singola gara che si è tenuta a Roma e che coinvolge il colosso cooperativo.
Questo è quanto si apprende dall’ordinanza firmata dal gip di Roma Costantini – gli stralci della quale sono stati resi noti da AdnKronos – che ha però rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Odevaine, indagato nell’ambito della fase due dell’inchiesta Mafia capitale. In particolare, a quanto si legge nell’ordinanza, a Odevaine verrebbe contestato “il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”, atti che si sarebbero manifestati sia “nell’orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina”, sia “nell’effettuare pressioni finalizzate all’apertura di centri in luoghi graditi al gruppo La Cascina”, ovvero “nel predisporre i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l’attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina di un punteggio elevato”. Odevaine avrebbe anche “concordato” con “gli esponenti del gruppo La Cascina il contenuto dei bandi di gara” e avrebbe favorito “l’aggiudicazione delle gare suindicate al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina”.
Il RUOLO DI TASSONE. “Somme di denaro non inferiori a 30mila euro” sarebbero finite nelle mani dell’ex presidente del Municipio X, Andrea Tassone, direttamente da parte di Mafia Capitale. Dettaglio, anche questo, che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare.
Secondo il gip, “in concorso tra loro, Carminati, Testa e Buzzi, previo concerto, erogavano a Tassone, presidente del X Municipio, attraverso un suo intermediario” per “la sua funzione e perché costui ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”, atti che si sarebbero manifestati “nel rivendicare la competenza del X Municipio in materia di lavori per la pulizia delle spiagge” e nel “comunicare notizie e informazioni sulla procedura di selezione del contraente, in relazione all’affidamento diretto da parte del X Municipio per i lavori a somma urgenza per indagini sulla stabilità delle alberature stradali e conseguenti interventi di potatura e per i lavori per la pulizia delle spiagge, assegnati, rispettivamente, 26.5.14 e il 31.7.14”.
IL RUOLO DI OZZIMO. L’ex assessore alla Casa di Roma Capitale, Daniele Ozzimo, dimessosi a seguito del primo filone di indagine, avrebbe ricevuto da Mafia Capitale, “una costante erogazione di utilità a contenuto patrimoniale” e, “nel maggio 2013, l’erogazione di 20mila euro, formalmente qualificati come contributo elettorale, da parte di Buzzi che agiva in accordo con Carminati”.
Secondo l’ordinanza, inoltre, “Ozzimo nella sua qualità prima di consigliere capitolino e vicepresidente della Commissione Politiche Sociali e membro della Commissione Lavori Pubblici, Scuola e Sanità, poi, dal 2013, anche nella sua qualità di assessore al Comune di Roma, poneva a servizio di Buzzi la sua funzione”. In particolare, secondo gli inquirenti, Ozzimo avrebbe influenzato le “delibere consiliari relative ai riconoscimenti del debito fuori bilancio dal 2012 e nel 2014” e avrebbe lavorato al fine di “facilitare la proroga delle convenzioni relative al verde pubblico per le cooperative riconducibili a Buzzi”.
IL RUOLO DI GRAMAZIO. Secondo quanto si apprende dall’ordinanza, Luca Gramazio avrebbe svolto “un ruolo di collegamento tra l’organizzazione da un lato e la politica e le istituzioni dall’altro, ponendo al servizio della stessa il suo ‘munus publicum’ e il suo ruolo politico”. Per il gip, avrebbe elaborato “insieme ai vertici dell’organizzazione le strategie di penetrazione della pubblica amministrazione”.