“Mafia Radicale”, arrestato pannelliano: “Un tramite tra i boss e i clan”
L’assistente parlamentare Antonello Nicosia insultava Falcone: “La sua morte un incidente sul lavoro, cambiare nome a scuole e aeroporti”
Definiva la morte di Giovanni Falcone nella Strage di Capaci «un incidente sul lavoro», e chiamava la primula rossa Matteo Messina Denaro «il nostro Primo Ministro». Antonello Nicosia, 48enne assistente parlamentare e membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, è tra i cinque arrestati nell’ambito dell’operazione “Passepartout”, condotta dai militari della Guardia di Finanza di Palermo e Sciacca, dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento. Tutti i fermati, tra i quali spicca il presunto capomafia saccense Accursio Dimino, sono accusati di associazione mafiosa e/o favoreggiamento.
In particolare, l’esponente del partito che fu di Marco Pannella avrebbe, secondo i Pm della Dda di Palermo, approfittato di alcune ispezioni nelle carceri siciliane per portare all’esterno messaggi e ordini di boss in cella – alcuni dei quali sottoposti a 41 bis. Visite che gli erano concesse in virtù dei suoi ruoli di assistente parlamentare, conduttore del programma televisivo e via web “Mezz’ora d’aria” e direttore dell’Osservatorio internazionale dei diritti umani, onlus che si occupa della difesa dei diritti dei detenuti – il che ora suona vagamente ironico, come un anticipo sulla legge del contrappasso o un perverso conflitto d’interessi.
Non solo: per la Procura di Palermo Nicosia sfruttava l’appartenenza politica anche per cercare di far alleggerire il regime di 41 bis e far chiudere determinati istituti penitenziari.
Agghiaccianti le intercettazioni in cui scherniva e insultava il giudice assassinato da Cosa Nostra nel 1992. «All’aeroporto» di Palermo, diceva, «bisogna cambiare il nome. Non va bene Falcone e Borsellino». E su Facebook si lamentava delle troppe scuole intitolate ai due martiri civili, proponendo di dedicare piuttosto alcuni istituti al Mago Zurlì e alla fondatrice del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, Mariele Ventre.
Dichiarazioni gravissime e vergognose secondo l’attuale deputata di Italia Viva (ex LeU) Pina Occhionero, che lo aveva avuto come collaboratore per quattro mesi, prima di rendersi conto che Nicosia aveva falsificato il proprio curriculum, oltre a millantare studi sui diritti umani dei detenuti.
L’onorevole è completamente estranea alla vicenda, anche se l’house organ ufficioso del M5S ha malignamente costruito il titolo del suo pezzo online in modo da far pensare che vi fosse del non detto. Altrettanto malignamente, forse il partitino della Bonino non è così "pericoloso" né ostile come la formazione di Matteo Renzi. O magari, restando su un piano giornalistico, è solo che si pensa tiri più la cara vecchia "Mafia Capitale" di questa nuova, sconcertante (e meno utile) "Mafia Radicale".