Mani pulite, 30 anni fa l’arresto di Mario Chiesa: cosa è cambiato da allora?
Trent’anni fa il via a Mani pulite. Secondo la ricerca di Demos-Libera, sei cittadini su dieci ritengono che non sia cambiato nulla dal 1992
Esattamente trent’anni fa, a Milano, fu arrestato il Presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, che diede il via all’inchiesta giudiziaria di Mani pulite. Dall’era Tangentopoli a oggi, cosa è cambiato? I primi risultati che emergono da una ricerca di Demos–Libera sulla percezione della corruzione e delle mafie, pubblicati su L’Espresso, hanno rivelato che per sei italiani su dieci il fenomeno della corruzione in Italia non è cambiato per nulla.
La ricerca di Demos-Libera
Secondo l’indagine, che illustra le opinioni degli italiani relativamente alle possibili ricadute del malaffare sul flusso delle risorse finanziarie del Pnrr, il 78% dei cittadini ritiene che la corruzione in politica sia lo specchio della società. Solamente il 10% pensa che essa sia meno legata alla politica rispetto al passato. L’85% degli intervistati, invece, riconosce il ruolo fondamentale dei colletti bianchi e professionisti nel legame con le mafie.
Al tempo del Covid, “l’idea che la corruzione in Italia si stia diffondendo ulteriormente mostra, nelle opinioni degli intervistati, un dato piuttosto ampio: 67%. Una porzione simile (65%) ritiene che la mafia stia aumentando il suo potere grazie al Coronavirus“, si legge nella ricerca.
Pnrr
In merito al Pnrr, sette intervistati su dieci “affermano di averne nessuna o scarsa conoscenza. Uno strumento ritenuto salvifico ma sconosciuto. Il 47% degli intervistati si dichiara allarmato riguardo alla possibilità di infiltrazioni mafiose e ritiene che il rischio sia particolarmente elevato, viste le procedure emergenziali previste nell’impiego dei fondi europei. Il 40%, invece, mostra un atteggiamento rassegnato, dando per scontato il rischio, analogo a quello di tutti gli investimenti pubblici. Solo il 12%, uno su dieci, risponde con ottimismo“.
Ciotti: “Oggi prevale la mafia imprenditoriale”
Il Presidente nazionale di Libera, Luigi Ciotti, ha commentato: “La mafia che uccide o esercita forme di violenza diretta è, oggi, residuale. Prevale quella ‘imprenditoriale‘ che fa soldi con i soldi, che usa il denaro per corrompere e aprirsi le strade, usando eventualmente la minaccia e l’intimidazione. Col rischio che la strategia di ‘basso profilo’, nell’ombra, induca a pensare che non esista più. Invece esiste ed è più che mai potente. La piaga è la commistione tra crimine economico e crimine mafioso, commistione resa spesso possibile dalla latitanza della politica in quanto cura e promozione del bene comune”.