Manifestazioni, la Francia insegna che deve prevalere la sicurezza
In Italia si discetta (impropriamente) sulla libertà d’espressione dei “pacifinti” antisemiti: intanto in Martinica e Nuova Caledonia, territori transalpini d’Oltremare in rivolta, si vietano i cortei
La recente querelle tutta italiana sulle manifestazioni, in fondo, si può ricondurre a un conflitto tra due differenti diritti. La libertà d’espressione, occasionale totem di una sinistra solitamente usa a interpretarla in modo quantomeno “peculiare”, e la sicurezza, tradizionale cavallo di battaglia della destra. E forse, per l’occasione, bisognerebbe guardare alla Francia, che la dicotomia l’ha già risolta da par suo.
La soluzione francese
La Martinica e la Nuova Caledonia sono due amministrazioni d’Oltremare transalpine, proprietà extraterritoriali dell’Esagono da cui sono separate geograficamente, ma da cui comunque dipendono. Entrambe le isole, come sintetizza Opinion Internationale, sono da tempo in rivolta contro l’ex madrepatria, sia pure per motivi profondamente diversi.
In principio fu la Nouvelle-Calédonie, le cui proteste, scrive Il Sole 24 Ore, sono state innescate a maggio da una riforma costituzional-elettorale giudicata penalizzante dagli autoctoni kanaki. E finora hanno causato 13 morti, tra cui due gendarmi, oltre a svariati atti vandalici.
A settembre, poi, come ricorda France Tv Info ha preso piede in Martinique un movimento di contestazione del carovita e dell’inflazione. Che ha provocato almeno tre vittime, oltre a 26 feriti tra le forze dell’ordine.
In tutti e due i casi, lo scoppio della violenza urbana ha provocato la reazione durissima delle autorità di Parigi. I cui rappresentanti locali, come rileva France 24, hanno tra l’altro vietato raduni e manifestazioni, per il momento fino al prossimo 14 ottobre.
La querelle italiana sulle manifestazioni
Nel frattempo, da noi si discetta sulle dimostrazioni cosiddette pro-Pal, in cui però la solidarietà col popolo di Gaza è un pretesto per vomitare odio contro Israele. Tant’è che al corteo romano del 12 ottobre, come riferisce La Repubblica, i “pacifinti” veri filo-terroristi hanno attaccato chi sventolava la bandiera arcobaleno. Il tutto, aggiunge Sky TG24, mentre urlavano deliranti slogan antisemiti, inneggiando tra l’altro al vergognoso pogrom perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023.
Stesso copione inscenato nella piazza capitolina dello scorso 5 ottobre che secondo il segretario dem Elly Schlein, come riporta Il Giornale, «è stata per lo più pacifica». Aggettivo quantomeno bizzarro alla luce dei 34 poliziotti rimasti feriti, conclude l’ANSA, da lanci di sassi, bombe carta e perfino segnali stradali divelti.
Ma, se anche fosse, resta il fatto che quel corteo non doveva proprio aver luogo, essendo stato proibito, per motivi d’ordine pubblico, dalla Questura dell’Urbe. Che ne aveva tutta la facoltà, benché qualcuno continui a invocare, del tutto impropriamente, una fantomatica censura. Dimenticando che lo Stato non può calarsi le brache davanti a facinorosi e sediziosi – come insegnano, una volta tanto, Oltralpe.