Manifesti elettorali ritoccati come forma di sana protesta
Intervista a Iginio De Luca, autore dei manifesti elettorali ritoccati di Alfano, con forchette a coltello
Ve li ricordate i manifesti elettorali di Alfano per le europee ritoccati con forchetta e coltello? Recentemente, ne sono apparsi altri, che ritraggono un Alfano “burattino”, con le mani legate da fili mossi da qualcun altro. L’autore di questa forma di protesta è Iginio De Luca, che Romait ha raggiunto telefonicamente, per porgli qualche domanda.
Iginio, come ci spieghi questa tua forma di protesta?
Il mio è un discorso che parte tanti anni fa, non è la prima volta che intervengo sui manifesti in questo modo, lo feci anche con Berlusconi e Forza Italia. Questo manifesto di Alfano, però, sembrava davvero poco credibile, sfacciato, spudorato. Oserei dire che è il manifesto che mi ha chiamato, non sono stato io a cercarlo, ma lui a cercare me. Lo slogan (‘Insieme al nostro coraggio’, ndr) era davvero incredibile, nel senso di poco-credibile.
La tua è una mossa specifica contro il ministro Alfano, o contro la politica in generale?
Sicuramente c’è un attacco alla politica in generale, non è esente nemmeno il centrosinistra, ma diciamo che io mi sono sempre più concentrato sull’ala di centro e centrodestra. E l’ho fatto, e continuo a farlo, perché mi scandalizza la sfacciataggine di certe cose. Ricordate quando Berlusconi fu invitato a partecipare a un convegno a difesa della famiglia? Beh, c’era appena stato lo scandalo Ruby, e quell’invito mi è sembrato un’offesa alla gente comune, alcuni manifesti diventano spudorati e arroganti. E allora ecco che io intervengo, rendo la situazione più realistica, nel senso che riporto alla realtà la dimensione illusoria, anzi illusionistica, della politica.
Prima le forchette e i coltelli, ora le corde dei burattini. Che messaggio vuoi lanciare?
Con le corde dei burattini voglio dire che c’è qualcuno o qualcosa che manovra tutto quello che vediamo, c’è qualcosa che sta al di sopra anche di Alfano, che è vittima di un sistema degenerato che comanda i giochi della politica, che ne muove i fili.
Queste tue forme di protesta che effetto hanno sull’opinione comune?
Ci sono vari livelli del discorso: l’energia primaria scaturisce da una mia indignazione personale, l’atto è visionario e volutamente dissacratorio, vuole azzerare la dimensione ingannevole della politica per riportare le cose alla realtà attraverso la demistificazione. Da una parte c’è l’ironia, dall’altra la critica feroce e, infine, la stanchezza verso questo sistema. Poi c’è il momento in cui la gente fa i conti con le azioni che io compio. E anche lì, ci sono diversi livelli di lettura: l’ironia, la provocazione, l’indignazione. Ciò che noto, comunque, è che il mio messaggio, la mia azione, che ha sempre vari gradi di lettura, diventa un’occasione per creare dibattito, un modo per far fuoriuscire le opinioni di ciascuno, a partire dalle discussioni che si creano sui social network, e questo da una parte mi fa piacere.
Ma non ritieni che sia ‘scandaloso’ dover aspettare che qualcun altro si muova per sollecitare uno scambio di idee e di opinioni o comunque per provocare una qualche reazione?
Sì. A Roma in particolar modo c’è un abbrutimento delle menti, come se tutti oramai fossimo rassegnati e assoggettati a uno stile di vita che non lascia possibilità di scelta, nemmeno una via di fuga, uno spazio per la protesta e la rivalsa sociale; sembra che ci sia un’accettazione di tutto. Allora cerco di fare del mio meglio per riportare alla luce quel senso civico di sana protesta e sano moto di orgoglio. Io voglio inceppare quel meccanismo che ci vede subire tutto e tutti.
Quali tipi di protesta porti avanti?
Nel corso degli anni ho posto in essere vari tipi di proteste, con vari linguaggi. Ad esempio: all’epoca dello scandalo alla Regione Lazio, proiettai il film di Alberto Sordi, ‘Ladro lui, ladra lei’, dedicato alla Polverini e a Fiorito; quando ci fu l’ordinanza anti-bivacco, portai in Campidoglio un panino enorme con la mortadella per omaggiare Alemanno della sua politica inefficace e maldestra; quando ci fu l’empasse istituzionale per l’elezione del Presidente della Repubblica, lanciai due enormi dadi al Quirinale. E ancora, a ottobre ho fatto una sfilata, una sorta di via crucis, dal Colosseo a piazza Venezia, sotto il balcone del Duce, portando uno striscione con la scritta: ‘Farsa Italia’, con tanto di logo del partito di Berlusconi, come a dire che dopo 20 anni quella che era una Forza all’inizio, poi è diventata solo una Farsa. Ho anche ritoccato il manifesto di Monti lo scorso anno, c’era scritto: ‘L’Italia che sale’ e io al ‘che’ ho sostituito un ‘for’, quindi è diventato: ‘Italia for sale’ – Italia in vendita, ndr. Oppure, proiettai la scritta ‘Lavami’ sulla cupola di San Pietro quando ci fu lo scandalo dei preti pedofili, e l’immagine di un gregge di pecore, a Palazzo Chigi, all’epoca dello scandalo Scillipoti, la compravendita di voti. In quest’ultimo caso, i messaggi erano molteplici: da una parte un gregge di pecore come immagine di una politica malsana, dall’altra il valore della natura, di un ambiente agreste rispetto ai malaffari della politica, come a dire: svuotare il Parlamento e tornare alle origini.
Quindi ti fai anche promotore di un tipo di protesta positiva e propositiva?
In un certo senso sì, la mia protesta è ‘indolore’, non ho mai compiuto un atto vandalico ma, anzi, ho sempre compiuto gesti delicati e leggeri che poi diventano incisivi per il tipo di messaggio che trasmettono, e che poi trovano la loro maggior diffusione sul web. Non sono mai aggressive le mie azioni, hanno un impatto simbolico sul contesto sul quale planano, ma non c’è mai deturpamento, sono sempre molto rispettoso, ad esempio, dei beni architettonici e del patrimonio artistico.
Tu hai frequentato l’Accademia delle Belle Arti. Quindi, dietro ai tuoi messaggi, c’è anche un background culturale preciso?
Senz’altro. Io ho frequentato l’Accademia e ora insegno in Accademia a Torino. Nel mondo dell’arte contemporanea sono molto attivo, faccio mostre, video-installazioni, etc. Questo è uno dei vari aspetti della mia attività artistica, che in questo caso incide sul contesto politico e sociale.
Ci dobbiamo aspettare altre azioni simili da parte tua?
Assolutamente sì. La mia campagna non finisce qui, ho già in mente altro, ma non sveliamo la sorpresa. Il punto è che la mia protesta visionaria forse non avrà mai fine, perché, purtroppo, forse mai finirà l’abbrutimento di questa società.