Manovra 2021, il fondo Covid decurtato in favore delle onorevoli regalie
Il Governo stanzia 1,3 miliardi per le esigenze dei parlamentari anche se, forse per l’imbarazzo, gli cambia subito il nome. E il Ministro Gualtieri si è già speso il Recovery Fund…
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la Manovra 2021 e, maliziosamente, verrebbe da chiedersi se l’abbia anche letta o se, più semplicemente, si sia rassegnato. Perché anche stavolta i conti, anzi i Conte non tornano. Né nel giardino dell’Europa, che ci ha già bacchettati per la mancanza di almeno parte delle coperture. Né nell’orticello dell’Italia, dove alcune scelte finanziarie lasciano, come minimo, sconcertati.
Manovra 2021, i dubbi di Bruxelles
Bruxelles ha comunicato le proprie considerazioni sul Documento Programmatico di Bilancio, che sarebbe la bozza della Finanziaria da trasmettere obbligatoriamente entro il 15 ottobre.La Commissione europea ha giudicato che il piano è «in linea con le raccomandazioni» adottate dal Consiglio Ue del 20 luglio. Tuttavia, «alcune misure non sembrano temporanee o finanziate da coperture adeguate».
Nel dettaglio, i provvedimenti ritenuti transitori corrispondono allo 0,3% del Prodotto Interno Lordo. Mentre quelli che sembrerebbero permanenti ma privi di una compensazione appropriata ammontano all’1,1% del Pil. Queste ultime «in particolare includono il taglio nella contribuzione sociale nelle regioni povere, l’estensione della detrazione d’imposta sui redditi da lavoro, l’introduzione del bonus famiglia e risorse più alte ai Ministeri e altri servizi pubblici».
Un placet con riserva, dunque – e ci si può scorgere una certa ironia della sorte, visto che la Manovra 2021 all’inizio era stata approvata “salvo intese”. In più, oltre a essere costitutivamente precaria, la Legge di Bilancio è finanziata in buona parte in deficit. Senza contare che il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha già anticipato di voler ricorrere a un nuovo scostamento di Bilancio.
I contenuti della Manovra 2021
La Legge di Stabilità, però, va anche oltre, perché include l’istituzione presso il Mef di un Fondo che anticipa gli stanziamenti del mitologico Recovery Fund. La dotazione, triennale, è pari a oltre 120 miliardi di euro, il che ne fa un azzardo notevole. Almeno nel momento contingente, in cui il programma Next Generation Eu è shakespearianamente fatto “della stessa materia di cui son fatti i sogni”.
Intanto, però, i 38 miliardi del ddl di Bilancio andranno a finanziare i più disparati capitoli di spesa. E ce n’è uno in particolare che non ha mancato di far discutere, fin da quando ha fatto capolino dalle pieghe della bozza della Manovra 2021. Qui equivaleva all’articolo 195, che nella versione definitiva è diventato il numero 209. Nel frattempo ha anche cambiato denominazione, tanto che ora figura come «Fondo per le esigenze indifferibili». In origine, però, si chiamava “Esigenze Parlamento”, e serviva proprio allo scopo facilmente intuibile: foraggiare le onorevoli regalie – pardon, iniziative -, senza timori di bocciature da parte della Ragioneria dello Stato. Al punto che i maligni lo hanno prontamente soprannominato “fondo markette”.
Inizialmente, il tesoretto doveva ammontare a 800 milioni di euro per il 2021 e 400 milioni l’anno dal 2022. Cifre notevoli, visto che valgono la metà dell’intero costo annuale delle due Camere. Poi, però, qualcuno deve aver avuto un ripensamento: nel testo bollinato dalla Ragioneria, infatti, l’appannaggio dal 2022 è lievitato a 500 milioni annui.
Per fare un paragone, la tanto sbandierata riforma del taglio dei parlamentari porterà a un risparmio di 82 milioni di euro l’anno. Diviso per il numero di abitanti dell’Italia, fa circa 1,30 euro a testa, il prezzo di un cappuccino.
Qui, invece, sono stati erogati 1,3 miliardi. Tanto, come sempre, paga Pantalone.
Qui il testo della Manovra 2021
Le sconcertanti compensazioni
Anzitutto, il fondo Covid quello «per il sostegno delle attività produttive maggiormente colpite dall’emergenza epidemiologica», è stato decurtato di 200 milioni. Dai 4 miliardi indicati nelle bozze, si è infatti passati ai 3,8 che campeggiano all’articolo 207 della Manovra 2021. Una mossa davvero oculata, in piena seconda ondata della pandemia.
A ciò si aggiunga anche che il Decreto Ristori bis ha sì prorogato al 30 aprile 2021 il versamento della seconda rata degli acconti Irpef e Irap. Ma solo per quanti hanno domicilio fiscale o sede operativa in una “Regione rossa”, o gestiscono un ristorante in una “Regione arancione”. Come se invece gli esercenti delle “zone gialle” non fossero stati interessati dalle misure restrittive e non avessero problemi a pagare le tasse.
In compenso, l’articolo 68 va a incrementare il Reddito di Cittadinanza di 196,3 milioni di euro per il 2021. Cifra che sale a oltre 473 milioni l’anno a partire dal 2022, per poi cristallizzarsi su 477,3 milioni annui a decorrere dal 2029 – e, supponiamo, ad infinitum.
Insomma, per parafrasare il favolista greco Esopo, mentre con una mano si strangolano le formiche, con l’altra si dispensano sussidi a pioggia alle cicale. E viene da domandarsi: era proprio così necessario ribadire che il Governo è contrassegnato dalla brevimiranza?