Manovra, Conte: “L’Iva non aumenta, trovati 23 miliardi per la sterilizzazione”
Il Premier vuole anche il taglio del cuneo fiscale e la penalizzazione dell’uso del contante. E spunta pure il “Bonus Befana”
“La prima buona notizia è che sterilizziamo l’Iva. I 23 miliardi ci sono: manca qualche copertura ma stiamo completando il lavoro”. Così il bi-Premier Giuseppe Conte annunciando la Nota di aggiornamento al DEF (il Documento di Economia e Finanza, prodromo della Manovra di bilancio) che di lì a poco avrebbe portato in Consiglio dei Ministri.
È certamente positivo per tutti, soprattutto dopo il fallimento del vertice notturno incentrato proprio sull’Imposta sul Valore Aggiunto: con Luigi Di Maio e Matteo Renzi che avevano opposto un secco rifiuto a qualunque ipotesi di aumento, bollato dal neo-leader di Italia Viva come uno «schiaffo ai consumatori» che «porta alla recessione»; e la dura replica del Partito Democratico che, per bocca del capo delegazione Dario Franceschini, aveva stigmatizzato i toni ultimativi degli alleati – confermando en passant la storica infatuazione dei dem per le tasse.
Si potrebbe dire che il risveglio porta consiglio al Governo rosso-giallo, visto che non è la prima volta che gli azionisti di maggioranza del BisConte si addormentano dopo un alterco, salvo poi dissipare le nebbie del disaccordo col nuovo giorno.
Ma l’Avvocato del popolo non si è fermato qui. «Stiamo lavorando per portare l’Iva sulle bollette dal 10% al 5%, e su latte, pasta, pane dal 4% all’1%» ha aggiunto, auspicando anche un imminente taglio del cuneo fiscale (fondamentalmente, la differenza tra quanto costa un dipendente al datore di lavoro – anche in termini fiscali – e quanto percepisce effettivamente il lavoratore).
Naturalmente, qualunque provvedimento che portasse più soldi in tasca ai cittadini e contribuisse al rilancio dell’economia sarebbe più che benvenuto. Tutto, però, ha un prezzo: in questo caso, come precisato ancora dal Capo del Governo, per raggiungere gli obiettivi summenzionati «dobbiamo incentivare l’uso dei mezzi elettronici, ma serve per questo un piano nazionale: dobbiamo consentire anche a chi non ha carte o bancomat o conti correnti di poter usare questi strumenti senza costi e senza provvigioni».
Queste agevolazioni, però, comporterebbero come contraltare un sistema di penalizzazioni per quanti invece volessero continuare a usare il contante nei settori giudicati a maggior rischio di evasione fiscale. È stato calcolato, per esempio, che il conto di una cena al ristorante verrebbe gravato, per chi paga cash, da un’Iva cresciuta di un punto percentuale. Senza contare che un simile provvedimento potrebbe colpire soprattutto le persone più anziane, meno avvezze a servirsi di strumenti di pagamento elettronici.
Un altro nodo da sciogliere riguarda poi i tempi delle detrazioni fiscali. L’idea è quella di un rimborso da dare tutto in una volta, magari a inizio anno: tanto che c’è già chi lo ha ribattezzato “Bonus della Befana”.
Infine, non va dimenticato che ad appesantire il bilancio si aggiungeranno le richieste dei singoli Ministeri. Questo per dire che la strada della Manovra è in salita – ma intanto è stata tracciata. Vedremo quali saranno i suoi effetti: da parte nostra, speriamo che si traduca davvero nei benefici auspicati dall’esecutivo, cui auguriamo buon lavoro nella stesura della legge più importante dello Stato, nell’interesse superiore ed esclusivo di tutti gli Italiani.
Foto dal sito del Governo.