Manovra: ossessione per l’evasione, equiparata alla mafia e le follie ambientali
La tagliola delle ideologie e i provvedimenti davvero utili vanno cercati col lanternino
Economia in primo piano in chiusura di settimana, a partire dall’approvazione alla Camera della Nota di aggiornamento al Def, sia pure per il rotto della cuffia – espressione che si traduce in uno scarto di appena tre voti. Al di là del dato politico sulla (scarsa) coesione della maggioranza rosso-gialla, il fatto principale resta il via libera al testo che disegna i confini della prossima Manovra. E, se il buongiorno si vede dal mattino, sembra che non ci sia da stare molto allegri.
Ancora una volta, infatti, la politica economica appare molto più orientata alla salvaguardia degli equilibri di Governo e delle ideologie retrostanti che alle necessità dei cittadini e dello Stato – e il fatto che sia una costante non rende questa pratica meno ottusa. Peraltro, non è nemmeno stato sciolto (o almeno non del tutto) il nodo delle coperture, se è vero che la massima autorità giornalistica in materia, Il Sole 24 Ore, ha lanciato l’allarme sul Dl Fisco, per cui mancano ancora 3,5 miliardi (su 7).
Il provvedimento in questione è uno dei più controversi, e non solo perché sembra scritto dall’house organ ufficioso del M5S. Nella bozza del Decreto fiscale, infatti, è prevista una stretta sui cosiddetti grandi evasori, con l’abbassamento delle soglie di punibilità (che dovrebbero scendere fino a 50mila euro per omesso versamento di ritenute dovute o certificate, e fino a 100mila euro per il reato di dichiarazione infedele) e l’aumento delle pene, fino a otto anni di carcere.
Già questo basterebbe a far capire che la filosofia (se così la si vuole chiamare) dietro alla legge di bilancio è quella del Davigo che sentenziava, pare: «Non esistono innocenti. Esistono solo colpevoli che non abbiamo ancora scoperto».
Ma la genuflessione alle ossessioni giustizialiste si estrinseca in un travaglio perfino peggiore: perché un articolo del Dl prevede addirittura la confisca dei beni “per sproporzione” in caso di condanna penale per evasione di imposte sui redditi e Iva: una norma che attualmente si applica solo agli autori di reati quali l’associazione a delinquere di stampo mafioso.
Una follia talmente iperbolica da far passare in secondo piano anche le gretinate sul Green New Deal (“nuovo accordo verde” evidentemente suonava troppo comprensibile o troppo poco esotico): che guarda caso è stato bollato come ridicolo non solo dall’opposizione, ma anche dagli stessi ambientalisti – sia pure, ovviamente, per ragioni opposte.
Si aggiungano poi l’annunciata eliminazione di Quota 100, che la stessa Elsa Fornero (pur mantenendo il giudizio negativo sul provvedimento) aveva affermato non fosse il caso di cancellare; gli spiccioli per le famiglie, che invece dovrebbero essere supportate e agevolate il più possibile perché rappresentano, assieme alle imprese, il vero motore della società; ed ecco che una delle poche misure che potrebbero davvero risultare utili diventa la digital tax, che il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri punta a far entrare in vigore da gennaio, e che colpirà i giganti del web – anche se verosimilmente non porterà cifre pantagrueliche nelle casse dello Stato.
Poco, troppo poco. Al punto che torna in mente una barzelletta, vecchia ma quanto mai attuale. “Cesare! Il popolo chiede sesterzi!” gridò un antico Romano. E il grande condottiero, fulminante: “Digli che vado dritto!”
Foto dal sito del Governo.