Mara Venier accusata di censure non ci sta. Potrebbe lasciare Rai 1 a giugno
Una Rai d’altri tempi avrebbe preso le distanze da entrambe le parti in causa dichiarandosi per la Pace invece che inguaiare Mara Venier
La dichiarazione dell’Amministratore Delegato, contro Ghali, che la conduttrice era obbligata a leggere in diretta, dà il segno di una Rai che non rappresenta più i sentimenti di tutto il popolo italiano ma si schiera apertamente con i sostenitori dei crimini contro il popolo palestinese, invece di mostrarsi equidistante da Hamas e Netanyahu.
Mara Venier è amareggiata
Domenica scorsa dal palco dell’Ariston è andata in onda, come ogni anno, una Domenica in speciale dedicata al Festival di Sanremo. In quell’occasione il cantante Ghali ha ribadito il suo “Stop al genocidio”, dal quale ha voluto prendere le distanze, con un eccesso di zelo tutto israeliano, l’Amministrator Delegato dell’azienda Roberto Sergio. Forse Ghali avrebbe dovuto usare il termine “crimini di guerra” perché quello “genocidio” tocca corde sensibili per il popolo ebraico e anche perché mi pare più corretto, per adesso. Secondo molti non ce n’era bisogno ma siccome sia l’Ambasciata d’Israele in Italia, sia la Comunità ebraica si erano espresse con toni duri contro la Rai, per la semplice frase di Ghali, pronunciata la notte della ultima serata, il dirigente s’è sentito in dovere di intervenire a supporto di chi protestava.
Una Rai d’altri tempi avrebbe preso le distanze da entrambe le parti e si sarebbe dichiarata per la Pace
La presa di posizione dell’AD Rai sembra più dettata dalla paura di quel che potrebbe accadere alla sua poltrona che ad un reale motivo. Una Rai d’altri tempi non avrebbe difeso le ragioni, del tutto di parte e opinabili, su come Israele abbia risposto all’aggressione terroristica di Hamas il 7 ottobre scorso. Avrebbe preso le distanze sia da Hamas che dal Governo Israeliano di Netanyahu e ribadito il no agli atti terroristici e alla reclusione degli ostaggi da parte palestinese ma anche ai bombardamenti scriteriati che fin qui hanno provocato 30mila morti e 70mila feriti, con oltre un milione di sfollati.
Teniamo presente ancora che lo stesso Tribunale dell’Aja (che fa capo all’Onu) parla di “genocidio” quando si riferisce a quei bombardamenti. Perché non dovrebbe farlo un artista? Non è che chi canta vive fuori dal mondo. Da sempre la musica, il cinema, il teatro, qualsiasi arte, anche la pittura, si sono occupati delle tragedie umane, che toccano da vicino i nostri sentimenti. Che lo facciano dei giovani dal palco di Sanremo, chiedendo pace, andrebbe elogiato non fatto oggetto di critiche, per piaggeria verso uno Stato estero e una comunità che mostra di aver dimenticato le ragioni profonde delle battaglie contro il razzismo e lo sterminio di esseri umani.
Dargen D’Amico parlava dei bambini che muoiono nel Mediterraneo, bloccarlo è stata vista come una censura
Mentre Ghali ha ribadito il suo “stop al genocidio”, Dargen D’Amico, un altro cantante del Festival, ha affrontato il tema dei migranti, soprattutto dei bambini che muoiono in mare. La conduttrice televisiva ha esortato il cantante a chiudere per fare spazio ai colleghi, suscitando grandi polemiche fra il pubblico. Sulla bufera in cui è stata travolta Mara Venier, c’è chi parla di censura e chi comprende le banali ragioni di scaletta e di tempo a cui lei deve fare riferimento.
Per quel che conta le credo, anche perché diversi artisti non hanno fatto in tempo a esibirsi e devono tornare domenica 18 febbraio in trasmissione. Sono Il Tre, Mr. Rain. I Santi Francesi, Bnkr44 e Sangiovanni. Dovrebbe tornare anche Dargen D’Amico. Zia Mara ha aggiunto “spero che venga”. Anche perché sennò se lo prende subito Fabio Fazio nel suo programma sul Canale 9, che sta diventando un Servizio Pubblico aggiunto, come anche La7, emittenti sempre pronte nel coprire i vuoti lasciati dalla Rai.
La conduttrice ha dichiarato che “in 30 anni non ha mai censurato nessuno” e si dice afflitta dalle accuse rivolte a suo carico, le prime in tanti anni di carriera. Questo si deduce dall’intervista concessa ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera.
Chi è Mara Venier, la regina della domenica su Raiuno
Mara Venier è nata a Venezia, il 20 ottobre 1950. Il suo vero nome è Mara Povoleri. Ha una sorella Roberta e due figli: Elisabetta Ferracini nata nel 1968 e Paolo Capponi del 1975. Ha avuto relazioni da giovanissima con l’attore Francesco Ferracini, poi Jerry Calà, Renzo Arbore, Armand Assante e l’ultima con Nicola Carrarro, con cui è sposata dal 2006.
Ha iniziato col cinema nel 1973. Soprattutto piccole parti. Nel 1989 ha presentato un programma su Raidue “Troppo Forti” con Claudio Sorrentino, dalla sede Rai di Napoli. Quasi nessuno lo cita ma io ero uno dei due autori e me lo ricordo. Erano ritagli di provini di sconosciuti girati per Fantastico che vennero rielaborati da me e dal compianto Roberto Ferrante e che Mara con Claudio cucivano in studio con delle interviste. Un po’ come i provini di Tali e quali rimontati.
Poi inizia la sua carriera televisiva con vari talk show e il Cantagiro. Dal 1993 conduce Domenica In. Avrebbe dovuto condurre Monica Vitti, ma fu la stessa Monica a lasciare volentieri il programma e il testimone a Mara. Ha condotto 14 stagioni non continuative. Annunciando il suo ritiro a giugno, ma non ci crede nessuno, anche perché ormai il programma se l’è cucito addosso e non si riesce a immaginare un’altra persona al posto suo.
Una Rai con pochi protagonisti
Reinventare una formula che funzioni senza più un Boncompagni, la Carrà, Pippo Baudo e con un Carlo Conti sovraesposto è dura per la Rai. Forse il ritorno di Bonolis potrebbe aprire qualche spiraglio ma il suo taglio spettacolare e provocatorio poco si confà col pubblico familiare della domenica di Raiuno.
In tutti questi anni e anche per sua formazione culturale, Mara Venier non ha mai cercato in Rai appoggi politici e nemmeno le sono mai serviti. È uno di quei personaggi che sono più utili alla Rai per fare ascolto che non il contrario. Come recentemente s’è visto con altre conduzioni flop quando vengono imposte dal Governo.
Non ho mai censurato nessuno in tanti anni di carriera
“Non ho mai censurato nessuno”, ha detto ed è vero, anche perché non essendo un talk show che tocca argomenti scottanti e non facendo inchieste giornalistiche, non ce n’è mai stata l’occasione. Ma anche in un programma di storie private e di confessioni di personaggi famosi le polemiche sono sempre dietro l’angolo. Liti matrimoniali, separazioni, vecchie ruggini tra cantanti e operatori dello spettacolo. Sempre può saltare fuori una questione per cui intervengono gli avvocati, scattano le querele. Mara ha sempre dato spazio a tutte le voci ed è stata ben attenta a prendere le distanze da chi lanciava accuse in assenza della controparte.
A causa della bufera mediatica che l’ha travolta, suo malgrado, la conduttrice ha ricevuto accuse durissime e messaggi d’odio, dai quei fan che l’hanno sempre supportata: “Soffro tanto e ho pianto molto in questi giorni (…) Se sono da trent’anni in tv è perché non ho mai sposato una parte politica”, ha detto Mara Venier. Oltre tutto si è dichiarata d’accordo con la frase di Ghali pronunciata sul palco dell’Ariston, pensando alle mamme di Gaza che hanno perso i loro figli sotto le bombe, così come solidarizza con tutte quelle “donne ebree stuprate e prese in ostaggio”.
Lei, si riconosce nella Pace, come la maggioranza degli Italiani. Mi sembrano dichiarazioni di buon senso che l’AD Roberto Sergio dovrebbe fare sue e intervenire di persona, questa volta, sulla rete ammiraglia, per ribadire che il Servizio Pubblico Rai deva dare spazio a tutte le voci presenti nel Paese, specialmente se invocano il cessate il fuoco e la Pace, come fa il Papa ogni domenica.
La risposta di Ghali all’Amministratore Delegato Rai è un esempio di democrazia
Durante l’intervento di Ghali, in risposta all’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, Mara Venier aveva cercato di mediare la situazione con “Siamo tutti d’accordo che tutti vogliamo la pace…”, ma il giovane ha voluto ribadire che: “Il fatto che l’ambasciatore parli così non va bene, continua la politica del terrore, la gente ha paura di dire stop alla guerra, stop al genocidio. Stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono viva la pace”.
Parole difficilmente contestabili. La brutta pagina della Rai su questo dopo festival dimostra una imperizia nel gestire queste situazioni che fa spavento e lascia tutti preoccupati. In fondo stiamo parlando solo di uno spettacolo di canzonette e delle frasi di due giovani cantanti, che parlano di bambini e di morti ingiuste, sulle quali chiunque dovrebbe esprimere analoghi sentimenti.
Stante questo andamento, i migliori se ne andranno dalla Rai, come già è successo, a rinforzare le fila della concorrenza
Nessuno ha posto questioni inerenti all’occupazione illegale dei territori palestinesi, alle loro condizioni di vita a casa loro, o altre tematiche sulle quali si possono fare di distinguo e la polemica comunque è aperta. Quando D’Amico spiegava il significato di “Onda alta”, la sua casa canzone a Sanremo, e di come si fosse persa l’umanità, lasciando che piccoli migranti innocenti muoiano nei mari a sud della Sicilia, cercando un futuro, uno spiraglio di vita, il fatto di averlo interrotto per motivi di scaletta e di tempi ha disturbato i giornalisti presenti nel teatro e in un fuori onda la conduttrice li ha richiamati all’ordine: “Così mettete in imbarazzo me. Non vi faccio parlare più, perché non è questo il posto per dire alcune cose”
Sono brutti segnali di sofferenza per chi allestisce programmi e di insofferenza dei dirigenti per tutto ciò che mette in pericolo i lor stipendi. Si capisce perché personaggi come Lucia Annunziata, Fabio Insinna, Giovanni Floris, Fabio Fazio, Corrado Formigli, Corrado Augias, Bianca Berlinguer, Massimo Gramellini se ne sono dovuti andare via. Resterà solo Bruno Vespa.