Marco Colizzi celebra la sua unione civile e lancia un messaggio per i diritti LGBTQ+: “Giorgia Meloni, è finito il Medioevo”
Il matrimonio di Colizzi è stato anche un atto politico e di resistenza contro chi continua a negare diritti fondamentali alle persone LGBTQ+
Il 20 ottobre scorso, presso la suggestiva cornice di Casina Poggio della Rota a Bassano Romano, si è celebrato un evento che non ha avuto solo una valenza personale, ma anche un forte significato politico e sociale. Marco Colizzi, regista e autore già noto per il suo impegno a sostegno dei diritti civili, ha unito civilmente il suo compagno, in una cerimonia che ha evidenziato tanto l’amore quanto la lotta per la parità e l’inclusione. Colizzi non ha solo suggellato la sua unione, ma ha colto l’occasione per lanciare un messaggio diretto e potente contro il governo attuale e, in particolare, contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da tempo critica verso i diritti LGBTQ+.
Un impegno di lunga data quello di Marco Colizzi
Colizzi non è nuovo all’attivismo LGBTQ+. Già nel 2016, si era distinto come regista dello spot a favore delle unioni civili, in un momento storico cruciale per la comunità in Italia. L’approvazione della legge sulle unioni civili, pur essendo un passo avanti, non ha rappresentato un traguardo definitivo per la comunità LGBTQ+, che continua a combattere per il riconoscimento dei diritti delle famiglie arcobaleno, per una piena uguaglianza e contro le discriminazioni. L’impegno di Colizzi in questa battaglia è quindi continuato negli anni, trovando un nuovo punto di espressione proprio in questo giorno così importante per la sua vita personale.
Durante il ricevimento, Colizzi ha preso la parola per esprimere con chiarezza la sua posizione, ribadendo l’importanza dei diritti LGBTQ+ e del progresso civile in un paese che, come ha sottolineato, ha ancora molta strada da fare.
La lettura simbolica e il messaggio a Meloni
Prima di dare inizio alla festa, Colizzi ha voluto condividere un momento particolarmente significativo. Ha letto alcuni versi del libro Perché siamo così, scritto da un monaco benedettino, che gli era stato donato come regalo di nozze. La scelta del testo non è stata casuale: i versi, colmi di riflessione sulla natura dell’amore e sull’accettazione, sono stati dedicati alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, simbolo di una politica che ha spesso ostacolato i diritti civili e la piena inclusione della comunità LGBTQ+ in Italia.
Colizzi ha dichiarato apertamente che non avrebbe mai desiderato la presenza di Meloni alle sue nozze, affermando che lei e il suo governo non godono del rispetto né suo, né del suo compagno. Un’affermazione forte, che non solo riflette la distanza tra le sue idee e quelle del governo, ma anche la frustrazione condivisa da molti membri della comunità LGBTQ+ di fronte alle politiche restrittive e spesso ostili del governo italiano in materia di diritti civili.
Il confronto con l’Europa e la speranza di progresso
Nel suo discorso, Colizzi ha voluto richiamare l’attenzione su come, in altre parti del mondo, il progresso sui diritti LGBTQ+ sia già una realtà consolidata. Ha citato l’esempio di Sanna Marin, ex primo ministro della Finlandia, cresciuta in una famiglia arcobaleno composta da due donne. Il caso di Marin è emblematico: non solo è riuscita a diventare una delle leader politiche più giovani e influenti al mondo, ma la sua storia personale testimonia come la diversità familiare possa essere una ricchezza e non un ostacolo.
“Se una nazione come la Finlandia può accogliere e celebrare una leader cresciuta in una famiglia arcobaleno, l’Italia non dovrebbe essere da meno,” ha detto Colizzi, facendo riferimento alla disparità di trattamento che ancora oggi persiste in Italia per le famiglie LGBTQ+ e per i loro figli. Questa citazione non è stata casuale, ma un chiaro invito al governo italiano ad abbandonare le sue posizioni retrograde e ad allinearsi con i progressi che già si vedono in molti paesi europei.
“È finito il Medioevo”
Il momento più potente del discorso è arrivato quando Colizzi ha concluso con un messaggio diretto alla presidente del Consiglio: “Giorgia, se c’è arrivata la Chiesa, arrivaci anche tu; è finito il Medioevo”. Un’affermazione che richiama l’evoluzione di alcune parti della Chiesa cattolica verso posizioni più inclusive, soprattutto nei confronti delle persone LGBTQ+, e che sottolinea quanto sia urgente per la politica italiana superare i pregiudizi e le discriminazioni ancora radicati nella società.
Le parole di Colizzi hanno risuonato come un richiamo alla modernità e alla necessità di superare le vecchie divisioni che ancora caratterizzano il dibattito sui diritti LGBTQ+ in Italia. Mentre molti paesi avanzano verso una piena inclusione delle persone LGBTQ+, riconoscendo loro pari diritti e dignità, in Italia la situazione rimane stagnante, con la legislazione che non tutela pienamente le famiglie arcobaleno e una retorica politica che, in molti casi, alimenta lo stigma e la discriminazione.
Il matrimonio di Colizzi è stato quindi non solo un momento di celebrazione dell’amore, ma anche un atto politico. Un atto di resistenza contro chi continua a negare diritti fondamentali alle persone LGBTQ+. Con il suo discorso, Colizzi ha voluto trasmettere un messaggio di inclusione, speranza e progresso, sottolineando che il futuro appartiene a chi crede nell’uguaglianza e nella giustizia sociale.