Marco Todisco con i giovani di Brignano al Tirso de Molina VIDEO
E’ una storia di ordinaria alienazione cibernetica dell’uomo che in una società virtuale viene privato persino del linguaggio e della comunicazione verso i suoi simili
‘Isola 51. Di profilo sembra pazzo’ è uno spettacolo tragicomico sulla turbolenza che ha investito le confuse menti di naviganti inesperti. Capitano di lungo corso di questa nave in balia di un futuro tempestoso e inquietante è tal Mario Scaletta, ideatore e regista della pièce, insegnante di recitazione in laboratori teatrali di Proietti e Brignano e redattore da decenni di testi e spettacoli illustri a cui appartiene di diritto la trasmissione cult ‘Indietro tutta’ di Renzo Arbore. ‘La Compagnia dei giovanissimi di Brignano’ formata da ragazzi fenomeno e magistralmente condotti dall’autore ha messo in scena con ironia e professionalità che stupisce in ragazzi così precoci una rappresentazione credibile ed efficace, esilarante e dai contorni imprevedibili che inducono nello spettatore riflessioni imbarazzanti e da massima allerta. La vicenda è ambientata nel 2115 e narra il percorso di recupero di un gruppo di giovani resi dipendenti dalla esposizione e dall’utilizzo abnorme del computer e di altri strumenti prodotti di una dimensione tecnologica esasperata.
E’ una storia di ordinaria alienazione cibernetica dell’uomo che in una società virtuale viene privato persino del linguaggio e della comunicazione verso i suoi simili. Il fine ultimo è il tentativo di una disintossicazione collettiva dalla solitudine del pensiero e dalla assenza di relazioni affettive oltre che intellettive e verrà promosso da qualche residuo spirito illuminato che contribuirà ad affrancarli da una condizione aberrante e disumana. Il non senso è che la riabilitazione forzata sarà innescata da una macchina.
Il binomio indissolubile uomo-computer convince genitori spesso assenti ad affidare i propri figli, divenuti ormai esseri artificiali, a strutture di riabilitazione dove le loro menti verranno curate nel sonno tramite l’introduzione di brani teatrali e della cinematografia che di giorno dovranno essere paradossalmente reinterpretati sulla scena da questi originali pazienti. ‘Isola 51’ è l’isola della memoria, della nostalgia che riaffiora, è però il miraggio che tiene viva la speranza e alimenta la convinzione di un equipaggio sempre più meno folle e sulla buona rotta.
La rieducazione ai rapporti umani e la riappropriazione della propria spiritualità sarà il premio ultimo che eviterà l’esaurimento della specie. Lo spettacolo ha un epilogo che non è scontato e la rinuncia è un atto di fede verso il limite e la ritrovata autodeterminazione. Tornare all’insegnamento dei sapienti fondatori della Storia sembra essere l’apologo che sottende questo lavoro e ci sovviene la maieutica di Socrate, il dialogo inteso come sommo bene, la dialettica che in se stessi, nel consenso e nella persuasione, nel rispetto delle altrui opinioni, fonda la ricerca della verità.
La soluzione sta nella felicità delle piccole cose, nei sentimenti ‘relativi’ e nelle emozioni che appartengono naturalmente all’uomo. Mi piace ricordare le parole di uno dei componenti della scuola di recitazione Artès, allievi fra i 9 e i 26 anni, quattordici straordinari protagonisti di una esaltante avventura, il cui capocomico così si è espresso poco prima del debutto: ’Non solo Socrate ma Epicuro. La felicità si può raggiungere con quello che è necessario’. E, aggiunge lui, se non c’è il carica batterie per ricaricare il telefono, siamo felici lo stesso. Il suo nome? E’ Marco Todisco.
Sebastiano Biancheri