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Mare, Lazio ad alto tasso di inquinamento

Bollino rosso nel Lazio: fuorilegge il 75% dei campionamenti

Sono in tutto 24 i campionamenti effettuati lungo i 329 km del litorale laziale. A seguito degli accertamenti, il 75% dei campionamenti (18) presentano un’altissima concentrazione di inquinamento microbiologico.

Ad analizzare le acque, il laboratorio mobile di Legambiente – nell’ambito della campagna dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del Coou, il Consorzio obbligatorio degli oli usati – che ha evidenziato la presenza di scarichi non depurati adeguatamente con presenze di valori di escherichia coli e enterococchi intestinali ben al di sopra dei valori consentiti dalla normativa vigente, in particolare per i prelievi effettuati in prossimità di foci di fiumi, torrenti e canali. Tanto che, per 13 dei 18 punti critici riscontrati, il giudizio è addirittura di “fortemente inquinato”.

Rispetto allo scorso anno, secondo l’associazione, la situazione è peggiorata di molto. Legambiente chiede quindi che Regione e amministrazioni comunali si attivino immediatamente per risolvere questo grave deficit depurativo e non compromettere ulteriormente la stagione estiva che è appena iniziata.

Infatti, nella Regione Lazio, i prelievi, che si sono concentrati nelle foci e in tratti ‘sospetti’ segnalati dai cittadini, attraverso il servizio Sos Goletta (www.legambiente.it/sosgoletta), sono stati eseguiti il 13 e il 14 giugno, quando il carico antropico delle aree costiere è minore rispetto a luglio e agosto. Un dato che preoccupa perché è prevedibile, quindi, un peggioramento durante l’alta stagione.

Vengono determinati inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. 12 dei 13 prelievi effettuati nella provincia di Roma hanno evidenziato cariche di inquinanti ben al di sopra dei limiti consentiti dalla legge. Per 10 di questi punti il giudizio è di “fortemente inquinato”.

Ecco quali sono: Comune di Santa Marinella (alla foce del canale sul Lungomare Pirgy in località Santa Severa), dove nei giorni scorsi gli attivisti di Legambiente hanno messo in atto un’azione di protesta per chiedere alle autorità di risolvere l’immissione nelle acque del mare di reflui urbani non depurati da alcuni tubi presenti sulla spiaggia; Comune di Marina di Cerveteri (alla foce del fosso Zambra); Comune di Ladispoli (foce Rio Vaccina); Comune di Fiumicino (foce Canale dei Pescatori); Roma-Ostia (foce del fiume Tevere); nei due punti analizzati a Pomezia, entrambi a Torvajanica (alla foce canale altezza via Filadelfia e alla foce canale all’altezza di via Siviglia); a Ardea (foce del fosso Grande).

Rispetto allo scorso anno i tecnici hanno analizzato anche due nuovi punti, anche questi giudicati “fortemente inquinati”: ad Anzio (Lido dei Gigli alla foce del fosso Cavallo Morto – Lungomare delle Sterlizie) e a Nettuno (nella spiaggia a destra della foce del fosso Loricina).

Giudicati “inquinati” invece gli altri due punti di prelievo effettuati a Roma-Ostia (Foce canale spiaggia presso cancello n.1) e a Ladispoli (foce fiume Statua).

Unico punto risultato con valori di inquinanti nella norma, nella provincia di Roma, è stato quello alla spiaggia a sinistra della foce del Rio Torto a Pomezia.

Nella provincia di Viterbo sono stati effettuati due prelievi. Risultato: uno “fortemente inquinato” (alla foce del fiume Marta, località Lido di Tarquinia) e uno nella norma (a Montalto Marina, foce del fiume Fiora).

In provincia di Latina sui 9 campioni prelevati 5 sono risultati con una carica batterica elevata. A San Felice a Circeo e a Gaeta sono stati effettuati due prelievi: per entrambi è risultata fortemente inquinata l’acqua prelevata alla foce di due torrenti (il torrente Vittoria a San Felice Circeo e il torrente Longato a Gaeta); nella norma quella prelevata nelle spiagge limitrofe.

“Inquinate”, inoltre, le acque prelevate nella spiaggia di Gianola a Formia (spiaggia presso Rio Santacroce) e a Marina di Minturno (alla foce del fiume Garigliano). Entro i limiti di legge, infine, gli inquinanti riscontrati a Terracina (foce del canale Sisto, in località San Vito) e a Fondi (foce canale Sant’Anastasia).

Quest’anno, sulla depurazione, l’Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (dopo le due condanne a carico del nostro Paese), che coinvolge anche sei agglomerati urbani laziali: Roma (con 2milioni 768mila abitanti equivalenti), Anagni (20.267 a.e.), Fontana Liri-Arce (9mila a.e.), Monte San Giovanni Campano (9.100 a.e.), Orte (7.500 a.e.) e Piglio (4.800 a.e). Questi agglomerati risultano non conformi all’art. 4 in quanto non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario.

Secondo Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, non solo critica il “deficit depurativo” del nostro Paese, ma anche il lato dell’informazione: “La vigente direttiva sulle acque di balneazione impone, infatti, ai Comuni di divulgare l’informazione sulla qualità dei singoli tratti di mare, secondo la media degli ultimi quattro anni di prelievi (qualità scarsa, sufficiente, buona, eccellente). Eppure in nessuno dei punti campionati, né nelle immediate prossimità, i nostri tecnici hanno trovato traccia della cartellonistica informativa”.

“Oltre al carico antropico sulla costa – aggiunge Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio – sono da affrontare tutte le situazioni di mancata depurazione dell’entroterra che, immancabilmente arrivano in mare. Si devono attivare le politiche che guardano al futuro nell’ottica della sostenibilità: una su tutte l’istituzione finalmente, del Parco Fluviale del Tevere, vera svolta per il rilancio territoriale complessivo del Lazio”. 

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