Mario Draghi, le sue belle parole al Meeting di Rimini e la realtà dei fatti
Il discorso di Mario Draghi è stato elogiato da tutta la stampa, ma parlare di futuro per i giovani è stato un artificio retorico
Ha fatto molto scalpore l’intervento di Mario Draghi all’apertura del Meeting per l’Amicizia dei Popoli, indetto ogni anno dal movimento di Comunione e Liberazione a Rimini. Non poteva certamente passare inosservato, data l’importanza del luogo e del momento. Ricordiamo, infatti, che questa grande kermesse si tiene in estate ogni anno dal 1980 ad oggi; organizzata dal movimento politico CL, essa si articola in dibattiti politici e culturali, mostre artistiche, per far conoscere e mettere a confronto le varie culture del mondo, con la finalità dichiarata di promuovere la pace e il benessere di tutti i popoli.
Il discorso di Mario Draghi a Rimini
Al di là delle intenzioni originarie, la partecipazione al dibattito di apertura è sempre stata un’occasione in cui si sono messe in mostra le tendenze politiche già predominanti nella società italiana o che stavano per essere messe in cantiere. Perciò vi hanno sempre preso parte i maggiori politici di tutti gli schieramenti, da Andreotti a Spadolini, Scalfaro, Berlinguer, etc., ed esponenti della cultura e dell’economia di diverso orientamento. Si può affermare anzi che il podio da cui parlava l’oratore sia stato sempre molto ambito.
Dunque, non poteva mancare quest’anno l’intervento di un personaggio ritenuto così importante come Mario Draghi, ex Presidente della BCE. Il suo discorso ha inaugurato l’apertura del Meeting. E’ stato applauditissimo ed elogiato da tutta la stampa, come si è visto nei giorni successivi.
La Pandemia arrivata mentre l’economia europea stava ripartendo
Nella sostanza, esso parte dall’affermazione che l’economia mondiale, ed europea in particolare, è stata devastata dalla pandemia proprio nel momento in cui iniziava la ripresa dalla crisi finanziaria del 2008, innescata negli USA dalle banche con la svalutazione dei titoli derivati.
Nell’attuale situazione, lo Stato ha l’esigenza di intervenire con forza perché la recessione non si trasformi in una depressione prolungata che distrugga l’economia e la vita dei cittadini. Pertanto, deve aumentare il proprio debito pubblico per riassorbire quello privato. Qui, Draghi si ricollega ad una sua intervista concessa al Financial Times a fine marzo, in piena crisi Covid.
Ai giovani bisogna garantire istruzione e qualificazione professionale
Sostiene che il “debito pubblico è buono”, sostenibile, se usato per investimenti nelle infrastrutture cruciali per la produzione e nella ricerca. Poi fà un esplicito riferimento ai giovani, ai quali bisogna garantire istruzione e qualificazione professionale perché possano costruire il loro futuro con una certa libertà di scelta, contribuendo anche alla ricostruzione della società. Questo è il punto del discorso più lodato.
Quindi, ribadisce la necessità per gli stati di una reazione forte, come fu quella che portò agli accordi di Bretton Woods del 1944. Accordi che si proposero di regolare le economie di tutti i Paesi, per evitare il ripetersi di crisi come la Grande Depressione degli anni ‘30. Allora venne istituito l’FMI (il Fondo Monetario Internazionale ).
Infine, aggiunge che da questa crisi l’Europa può uscire rafforzata, dando in modo implicito un giudizio positivo degli ultimi accordi da concludere (tipo il Recovery Fund).
Draghi, un discorso non privo di contraddizioni
Un bel discorso, ben condotto e pieno di buoni propositi. Non a caso è stato ammirato ed elogiato da tutta la stampa, dal governo e dall’opposizione politica, magari con diverse sfumature. Riflettendoci un po’, si notano alcune stonature, anzi contraddizioni con quasi tutte le dichiarazioni precedenti di economisti e politici.
In particolare, con il discorso svolto dallo stesso Draghi nella lettera riservata del 5 agosto 2011, inviata al governo dell’epoca presieduto da Berlusconi, in cui Tremonti era ministro del Tesoro.
La missiva recava la firma dello stesso Mario Draghi, presidente di Bankitalia e del francese J. Claude Trichet, presidente della BCE: entrambi alla scadenza dei rispettivi mandati.
Il debito pubblico e il Fiscal Compact
Ricordiamo che, sull’onda della crisi mondiale della finanza speculativa partita nel 2008, le Agenzie internazionali di Rating avevano declassato l’Italia per il suo Debito Pubblico, aumentando continuamente lo spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi.
La lettera forniva al governo italiano raccomandazioni pressanti per ridurre il debito pubblico entro i parametri imposti dal Fiscal Compact. La privatizzazione dei servizi pubblici intesa a ridurre gli sprechi. La riforma della struttura del mercato del lavoro, con la possibilità di attivare contratti d’impresa locali, al di fuori di un quadro normativo nazionale. Il taglio della spesa pubblica nel settore sanitario e previdenziale. L’introduzione nella costituzione di regole che impongano il pareggio di bilancio.
Ricordiamoci l’ultimo Governo Berlusconi
Ricordiamo tutti come andarono le cose. Il governo Berlusconi, giudicato dall’UE (ovvero, dai suoi Paesi più importanti, Germania e Francia) inadeguato all’opera, fu costretto alle dimissioni.
Il nostro Presidente di allora, Giorgio Napolitano, chiamò da Bruxelles il commissario economico Mario Monti, lo nominò senatore a vita e gli fece formare il governo tecnico. I primi atti del quale furono la riforma Fornero del sistema pensionistico e l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione (una riforma della Costituzione in fretta, eseguita senza batter ciglio!).
Ora, ci si dovrebbe chiedere: è cambiata la teoria seguita da quasi tutti gli economisti, Draghi compreso? E’ mutata la mentalità dei commissari di Bruxelles?
Mario Draghi e la coerenza tra atti e parole
Non possiamo giudicare l’animo delle persone e la loro coerenza. Per esempio, Draghi nel suo discorso a Rimini dice che lo Stato deve avere un impegno etico verso la comunità. Inoltre, nel corso del suo mandato alla BCE ha attuato una politica di acquisto massiccio di Titoli di Stato (quantitative easing) per consentire la ripresa. La signora Lagarde, passata dalla direzione dell’FMI alla presidenza della BCE, ha dichiarato che l’UE non ha il compito di “risolvere i problemi di spread dei Paesi in crisi”, salvo poi correggersi dopo le proteste.
Potremmo ipotizzare che in questo momento storico gli Stati siano obbligati ad immettere liquidità sul mercato per risollevare l’economia. Non si può permettere che essa venga distrutta, come detto da Draghi. Ma questo non significa affatto che si ricreeranno chissà quanti posti di lavoro, di cui non ha bisogno la produzione industriale con la tecnologia avanzata, né i servizi, che saranno sempre più informatizzati.
Perciò, parlare di futuro per i giovani sembra un artificio retorico.
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