Mario Draghi ormai è un uomo contro. E’ il momento di cambiare premier
Un premier amareggiato dal ruolo che ricopre deve lasciare il posto a un altro più motivato, che può riuscire a fare lo stesso, se non meglio
Finalmente il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha preso atto che i segretari dei partiti non sono sprovveduti. La sua strategia per diventare Presidente della Repubblica, nota a tutte le forze politiche, nessuna esclusa, si è rivelata completamente sbagliata.
Un uomo solo al comando, Mario Draghi
A un uomo solo, anche se in qualche modo supportato da forze politiche esterne, non può essere consegnata la nostra democrazia. Già perché la nostra è una democrazia.
Un uomo solo non è, e non può essere, l’espressione di un Paese democratico. Il Bilancio di governo dopo un anno, è un bilancio normale, con l’inflazione nominale al 7 – 8%, quella reale almeno sopra al 10%.
Il premier non può essere amareggiato, dalla politica rappresentativa, ma deve necessariamente guardare al suo modo di porsi, che non è proprio democratico. Ci fa pensare al motto: “Io sono io e voi non siete un caxxo”.
Un uomo amareggiato dal ruolo che ricopre deve senza indugi lasciare il posto ad un altro più motivato, che riuscirà di sicuro a fare lo stesso, se non meglio.
Abbiamo già visto alcune personalità considerate eccezionali ricoprire poi ruoli nuovi con pochi risultati. Le imposizioni non premiano. Non possiamo pensare che i partiti possano continuare a sostenere un capo del governo che li detesta.
E non c’è Presidente della Repubblica che possa imporre, contro la volontà del Parlamento, un uomo così contro.
Le scommesse si fanno alle corse dei cavalli purosangue e non sulla vita degli Italiani, il pretesto del PNRR non può essere l’alibi per gestire il futuro.
Il lavoro di un economista su dati certi
Un economista come Mario Draghi è portato a progettare situazioni in condizioni ottimali e senza variabili, ma la gestione e le politiche di un Paese debbono tenere conto delle infinite variabili che si manifestano rapidamente nello scenario internazionale.
Allo stato crediamo che anche il presidente della Repubblica stia comprendendo l’insofferenza delle forze politiche verso un uomo che crede di essere il migliore in assoluto. Sì, è stato il Presidente della Banca Centrale Europea, e in quel ruolo, quando hai la possibilità di stampare moneta per risolvere i problemi, chiunque avrebbe potuto fare bene. Oggi secondo alcuni economisti proprio quelle scelte, di stampare moneta, sono frutto dell’attuale inflazione.
L’Italia non si può permettere un commissario per sempre, la politica ha bisogno di una persona che possa capire le esigenze dei suoi concittadini. Le sfide non devono girare intorno o dentro il Palazzo, ma fuori dal Palazzo vicino alla gente.
Un economista dovrebbe comprendere che in questo sistema la circolazione del denaro è sempre distribuzione di ricchezza, ma oggi ha condiviso e assecondato ad un modo restrittivo.
Le valutazioni dell’Istat non sempre fotografano la situazione reale del Paese. Per rifondare un sistema economico distributivo si parte dai territori e sui territori si impostano le scelte economiche.
Il premier Mario Draghi e le urgenze della vita reale
Talune scelte messe in campo dal governo precedente, anche giuste, non sono state adeguate ai tempi perché la vita di tutti i giorni, la vita reale, corre più veloce delle scelte fatte dai burocrati.
I partiti hanno già preso atto dell’inadeguatezza di questo metodo di gestione della cosa pubblica e si attiveranno in tempi brevissimi a non far governare un uomo solo. Anche dando l’impressione in certi momenti di essere incompetenti, incoerenti, incapaci di scelte. Ma così non è, i nostri politici tutti, non vanno sottovalutati, ed eleggendo nuovamente il Presidente Mattarella hanno dato un segnale fortissimo di libertà e di democrazia.
Adesso manca un altro passo: nominare un nuovo Premier.
L’attuale, possibile, riforma della Giustizia, è un tema importante ma è utile per distogliere il cittadino dai veri problemi quotidiani, come il costo dell’energia e la riduzione del disagio economico dei ceti meno abbienti.