Mario Tozzi: “Le alluvioni? Se togli spazio al fiume, se lo riprende”
L’analisi di Mario Tozzi sugli eventi climatici estremi, che colpiscono anche la nostra Penisola, dimostra come in parte la colpa è nostra
L’Emilia Romagna è flagellata dalle alluvioni delle ultime ore con 5 morti (dati della prefettura di Cesena) e numerosi i dispersi. Sono 24 i comuni allagati, mentre esondano tutti i fiumi del territorio.
5.000 persone evacuate e molte altre migliaia quelle in situazioni di potenziale rischio se le acque dovessero ancora alzarsi; crollano le abitazioni e si inondano le autostrade. Questi numeri non sono solo il prodotto dei cambiamenti climatici, sono colpa in parte anche delle cementificazioni.
Stamattina su La Stampa, un articolo a firma Mario Tozzi ci spiega come l’azione dell’uomo in contesti climatici estremi come quelli cui stiamo andando sempre più incontro, non fanno che aumentare le situazioni a rischio per l’incolumità delle persone.
Il geologo e divulgatore parte dalle innegabili conseguenze dell’azione inquinante degli uomini. Innanzi tutto parliamo di eccezionalità di fenomeni che, dice Tozzi “a ben vedere non si tratta più di fenomeni inaspettati, almeno dal 1996, quando la prima «bomba d’acqua» (termine assolutamente improprio, ma efficace) investì la Versilia con il suo corredo di dodici vittime, danni e distruzioni”.
Da quel, primo eccezionale fenomeno se ne sono succeduti moltissimi altri, dalle alluvioni alle frane, dalle valanghe alla siccità che ha distrutto interi raccolti. Tutti fenomeni che sono sempre stati previsti e che, afferma il geologo “si tratta di eventi comunque riconducibili alle azioni dei sapiens, in particolare di quelle attività produttive basate sulla combustione che hanno vomitato in atmosfera talmente tanta anidride carbonica da farci superare le 420 ppm (parti per milione), mentre fino agli Anni 50 del XX secolo mai si erano superate le 300 ppm.”
Cementificazione e cambiamento climatico, le alluvioni
Sebbene i cambiamenti climatici, siano oggi sotto gli occhi di tutti e invertire la rotta non sembra essere una priorità; sarebbe semplicistico dire che la colpa di tutte le catastrofi che si abbattono nella nostra Penisola sia solo del clima avverso.
Nel corso dei decenni, più o meno legittimamente, le persone hanno modificato il paesaggio senza pensare alle conseguenze delle azioni messe in atto. Peggiorando di fatto la capacità della terra di arginare le enormi masse di acqua che si riversano in poche ore provocando alluvioni e disastri.
L’azione dell’uomo ha rinchiuso i fiumi in argini impossibili, canali artificiali con ponti troppo bassi “tombati sotto paesi e città, occupati in ogni singola golena, sbarrati da dighe e briglie fino quasi a non vedere il loro sbocco naturale. Se togli spazio a un fiume, quello prima o poi se lo riprende, e a nulla varranno altre opere in un contesto climatico così estremo”.
La soluzione è una sola, riportare alla natura il territorio, pianificando le opere per ripristinare gli argini anche a costo di dover spostare capannoni, zone industriali. La politica però al momento pare non intenda mettere le mani su una pianificazione che potrebbe creare malcontento immediato con perdita di voti.
*Immagine di repertorio