Marocco sull’orlo della carestia è benedetto da pioggia e vittoria contro la Spagna
Il Marocco è un po’ come il Brasile. I marocchini vivono con il pallone ai piedi e la Patria nel cuore e anche il re si è unito ai tifosi
Qui in Marocco piove da alcuni giorni. E’ una benedizione. I marocchini quando ne parlano alzano gli occhi al cielo e ringraziano Dio. È la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. Il Paese non ha vissuto una situazione del genere dall’inizio degli anni ’80. Me ne ricordo bene perché ero appena arrivato a Casablanca con mia sorella e mia mamma, che avrebbe preso servizio come vice Console presso il Consolato Generale d’Italia.
Marocco senza piogge sull’orlo della carestia
Ai bordi delle strade, fuori città, si incrociavano spesso le carcasse di animali morti a causa della siccità tant’è che l’anno successivo, nel 1981, l’allora Re del Marocco Hassan II, sovrano illuminato e uomo straordinario, invitò i marocchini a non festeggiare l’Aïd El- Kebir ( la festa del sacrificio del montone ) per evitare di sacrificare gli ovini, come la traduzione prevede, perché non ve ne erano abbastanza e si rischiava la carestia.
In passato la siccità, ricorrente in Marocco, ha colpito soprattutto le regioni rurali e il settore agricolo ma attualmente pesa anche sull’approvvigionamento di acqua potabile nelle aree urbane.
Così, se già dalla settimana scorsa i marocchini gridano al miracolo per la pioggia, adesso la festa è completa.
Il valore del calcio in Marocco
La Nazionale di calcio marocchina non era mai approdata ai quarti di finale in un mondiale di calcio. Ricordo quando nell’estate del 1986, in vacanza a Roma, davanti alla tv a casa del mio amico Mario, vidi la squadra marocchina eliminata all’ultimo minuto degli ottavi di finale dalla Germania.
Nel giorno della partita contro la Spagna, qui in Marocco, alle 15:00, un’ora prima dell’inizio della partita, scuole, uffici, banche, negozi, hanno chiuso porte, portoni e serrande e il Paese é piombato in un silenzio surreale, interrotto solo dai boati delle urla di paura, sorpresa o gioia che la partita di calcio ha poi prodotto. I bar di ogni città fino al villaggio più piccolo erano stracolmi di tifosi, non solo marocchini ma anche di stranieri.
Quando il match si è concluso, le strade di Casablanca sembravano Times Square il giorno della fine del secondo conflitto mondiale. Marocchini e stranieri, eccezion fatta ovviamente per gli spagnoli, tutti in strada con ogni mezzo di trasporto: a cavallo, a piedi, in motorino, in automobile, in carrozza. A festeggiare una settimana miracolosa in cui anche la pioggia (prevista ancora per almeno una settimana), che in maniera gentile sta dissetando una terra sull’orlo della carestia, si è fermata quasi a voler concedere un breve momento di tregua per poter esultare.
Il re dopo la vittoria con la Spagna ha festeggiato insieme ai tifosi
Anche Sua Maestà il Re Mohamed VI, a fine partita è uscito in automobile dal proprio palazzo a Rabat, la capitale, per unirsi alla folla che, nel vederlo festeggiare con tanto di bandiera, è impazzita!
Qui in Marocco il gioco del calcio è una sorta di malattia endemica. In spiaggia, per strada, su qualunque fazzoletto di terra, giovani, bambini e adulti giocano a pallone continuamente.
I caffè delle città (e ce n’è uno ogni 10 metri) non fanno che trasmettere le partite dei campionati di calcio spagnoli e francesi costantemente. Da questo punto di vista il Marocco è un po’ come il Brasile. I marocchini vivono con il pallone ai piedi e la Patria nel cuore.
La bandiera (“raya” in arabo) è un oggetto sacro.
Sono uscito anch’io per strada assieme a loro per condividere una gioia che mi ha commosso fino alle lacrime. Sono arrivato qui 40 anni fa e mi sento profondamente parte della collettività.
Nel mio salone c’è la bandiera dell’Italia e quella del Marocco con la quale sono uscito per andare a fare la spesa. Nel negozio, quando sono entrato, tutti i commessi hanno voluto farsi un selfie assieme a me, emozionati e commossi nel vedermi così coinvolto.
Comunque finirà la prossima partita valevole per l’accesso alle semifinali oggi è una data storica per il Marocco e si festeggerà fino all’alba.
” Allah, al Watan, al Malik!”
(“Dio, Patria, Re!” ultime parole dell’inno nazionale del Marocco)