Martina Rossi, Cassazione conferma: si gettò dal balcone per fuggire lo stupro
La ventenne si gettò dal 6° piano per evitare la violenza di gruppo
Dopo 9 anni di indagini la Legge stabilisce finalmente perché Martina si gettò da quel balcone in Spagna, dove era in vacanza con le amiche. Non si trattò di suicidio ma da una fuga dai suoi persecutori che tentavano di abusare di lei. I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili e rigettati dalla Cassazione.
La studentessa genovese è morta il 3 agosto 2011 precipitando dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca.
Martina Rossi: si gettò dal 6° piano per evitare la violenza
La quarta sezione penale della Cassazione ha confermato la sentenza della corte d’appello di Firenze che il 28 aprile scorso ha condannato a 3 anni Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi per tentata violenze sessuale su Martina Rossi.
La sentenza si basa sull’analisi del reato 609 octies, violenza sessuale di gruppo e non in concorso, dalla quale dipendono anche i termini di prescrizione (quello di morte per conseguenza di altro reato è già prescritto ed è uscita dal processo, spiega Ansa).
Dunque “Quello di Martina Rossi non fu un suicidio” ma “il tentativo di fuggire ad una violenza di gruppo”, come stabilito dalla Corte d’appello di Firenze: così ha stabilito la pg di Cassazione Elisabetta Ceniccola.
Le parole di Bruno Rossi, il padre di Martina
“Non ci deve essere più nessuno che possa permettere di far del male a una donna e passarla liscia. Ora posso dire a Martina che il suo papà è triste perché lei non c’è più, ma anche soddisfatto perché il nostro paese è riuscito a fare giustizia”. Lo ha detto Bruno Rossi, dopo la sentenza per la morte della figlia.
Alcune attiviste di ‘non una di meno’ si sono radunate oggi davanti al palazzo di Giustizia di Firenze, in concomitanza col processo in Cassazione a Roma.