Matrimoni gay, il Viminale richiama i nostri amministratori
Un circolare del ministro Angelino Alfano vieta la trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nei Comuni
Procede senza tregua la battaglia delle lobbies gay per il riconoscimento dei matrimoni tra omosessuali in Italia, ma anche all’estero. In quasi tutti i Comuni d’Italia ci si sta adoperando per istituire il registro delle unioni civili, il primo passo per il riconoscimento dei matrimoni, a partire da Roma, con il sindaco Ignazio Marino e l’onorevole Imma Battaglia che in Campidoglio, la quale ha presentato di recente la delibera per l’istituzione del registro delle unioni civili, che poi in seguito non è più stata discussa, probabilmente perché manca un accordo con le parti di maggioranza.
Roma, ma non solo. A Milano il sindaco Pisapia, dichiara: “Le nozze tra omosessuali vanno riconosciute”, queste parole arrivano dopo la richiesta all’anagrafe di Milano, da parte di dodici coppie gay sposatesi all’estero, di far riconoscere le proprie nozze anche in Italia. La giunta milanese si dichiara favorevole dal punto di vista politico e pare che nelle prossime settimane si lavorerà in questa direzione.
Sono dunque parallele le strade dei maggiori comuni italiani con maggioranza di centro sinistra. A livello nazionale invece, c’è chi si oppone. Infatti il ministro degli Interni Angelino Alfano annuncia una circolare ai Prefetti in cui chiede di annullare le trascrizioni delle nozze tra persone dello stesso sesso fatte fino ad oggi. Si tratta di una delle prime prese di posizione sul tema da parte di uno dei Ministri del governo Renzi. Alfano dichiara: "In Italia non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso – ha spiegato a Non Stop News su Rtl 102.5 – Quindi se ci si sposa tra persone dello stesso sesso, quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile italiano, per il semplice motivo che non è consentito dalla legge". Dal punto di vista legale la questione è a dir poco semplice: non si può fare.
Il tentativo delle lobbies di bypassare la politica agendo tramite la giustizia, non è rimasta inosservata, ma non è la prima volta che in Italia si cerca di fare tramite i giudici quello che non si riesce a fare tramite politica. È altrettanto chiaro, tuttavia, che la battaglia per i matrimoni, che prelude di certo la battaglia per le adozioni, è tutt’altro che assopita, i gruppi di interesse continuano a lavorare, specialmente in periodi in cui l’attenzione delle masse è spostata su altri argomenti, alcuni importanti altri meno.
Anche se qualcuno che “vigila” c'è sempre, come dimostrano le centinaia di iniziative delle opposizioni nei comuni, ma anche e soprattutto i movimenti di cittadini che si sono creati spontaneamente sul territorio: dal Comitato della Famiglia a Manif pour tous Italia, passando dal Popolo della Famiglia che ha anche organizzato una Marcia per la Famiglia tenutasi Domenica 5 ottobre a Roma. Tutto questo a dimostrazione, che i diritti dei gay, non vengono prima dei diritti degli altri cittadini e che non tutti sono fermi ad aspettare che il famoso “progresso” si compia inesorabilmente.