Matteo Gazzini: “Ecco perché promuovo l’inclusione dei nostri animali sul posto di lavoro”
“Sono cresciuto in un maso, dice Matteo Gazzini, un’azienda agricola altoatesina, tipica delle mie parti, in un contesto di natura e di animali”
Già in passato in prima linea accanto al Ministro Matteo Salvini per togliere la patente a chi abbandona un cane, l’ex leghista, europarlamentare Matteo Gazzini, ora nelle file di Forza Italia, candidato sindaco a Laives nella provincia di Bolzano e alle Europee in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, dichiara guerra a chiunque maltratti un animale.
Sua l’interrogazione alla Commissione europea per l’inclusione degli animali domestici nel luogo di lavoro, volta a promuovere sia il benessere dei lavoratori che dei nostri amici a quattro zampe. Lo abbiamo incontrato per saperne di più.
Onorevole come nasce il suo amore per gli animali?
Sono cresciuto in un maso, una maison, un’azienda agricola altoatesina, tipica delle mie parti, in un contesto di natura e di animali. Mia madre quando avevo sette anni mi ha donato un cucciolo di labrador, Jessie, che è stata con me per tutta la mia infanzia ed oltre, purtroppo poi l’ho persa quando avevo più o meno una ventina d’anni. Successivamente poi ho avuto un altro cagnetto, sempre altrettanto bravo, Bob, un bulldog inglese, lui poverino è durato molto di meno, è una razza con tantissimi problemi.
Quindi ho da sempre una passione per gli animali e in particolare per quelli da compagnia che rimangono tutto il tempo con noi. Ci danno affetto, lealtà e quel qualcosa in più per il quale poi li riconosciamo come parte della famiglia.
E sono proprio questi nostri amici speciali a rimanere spesso da soli in casa per ore ore ed ore, quando ci rechiamo al lavoro.
Ed è infatti proprio per questo problema che ho preso delle iniziative in tal senso. Tante persone vivono in un appartamento anche lontano dal posto di lavoro e se ci sono problemi con il proprio cane, gatto o animale da compagnia, hanno difficoltà a raggiungerlo, non possono dargli la pappa. Tutto ha preso vita dall’idea del loro benessere per cercare di fare sì che gli animali da compagnia possano godere al massimo della presenza dell’uomo. Inoltre ci sono degli studi realizzati nelle Università di tutto il mondo che hanno dimostrato l’effetto benefico di questi animali da compagnia sui lavoratori e sulle persone in genere’.
L’Università Bicocca di Milano in particolare ha rivelato l’impatto positivo dell’interazione con gli animali domestici sulle condizioni psicologiche e sul rendimento lavorativo, contribuendo al benessere dei dipendenti e degli animali stessi.
Questa forte correlazione tra esseri umani e animali domestici infatti sta guadagnando sempre più riconoscimento anche a livello internazionale. E vorrei proprio sottolineare la questione del rendimento lavorativo. Essendo anche un imprenditore, trovo cruciale che i dipendenti siano produttivi ai massimi livelli per l’azienda che li ha assunti. Bisogna sempre creare una situazione che sia ‘ win, win’ sia per il datore di lavoro che per il dipendente.
La serenità del lavoratore che non è in ansia perché porta con sé il proprio animale e non lo lascia da solo in casa, aumenta il suo livello di tranquillità e incide quindi sul rendimento e sulla produttività in seno all’azienda per cui lavora?
Esattamente e incide anche sull’aspetto emotivo. Quando ad esempio rientro a casa e ricevo dal mio animale un benvenuto così speciale, tutte le preoccupazioni della giornata appena trascorsa, spariscono in un momento. Immaginiamoci se questo stato d’animo positivo noi lo provassimo e lo estendessimo a ogni singolo minuto della nostra giornata.
Il Cile sta valutando l’approvazione di una legge che riconosca un giorno di lutto a chi perde il proprio animale domestico a dimostrazione di una risvegliata sensibilità sul tema. Lei è d’accordo?
In parte perché il lavoro è sacro. Ci sono persone che si recano sul posto di lavoro anche quando perdono i loro familiari. Io sono un amante degli animali, ma anche un amante del lavoro e un grande lavoratore. Non mi risparmio e lavoro anche diciotto ore al giorno. Ritengo che le esagerazioni non vadano mai bene. Quello che io vorrei portare avanti è una situazione estremamente realizzabile che favorisca il dipendente e l’animale. Non andrei oltre perché temo che ‘chi troppo vuole, nulla stringe.
Onorevole Gazzini in Italia e in Europa come siamo messi nella scala del rispetto verso gli animali, in un’ipotetica classifica che posizione occuperemmo?
Una posizione non molto alta purtroppo. Non c’è ancora quella sensibilità che un animale merita. Ricordo un evento molto doloroso della mia vita. Io ho origini brasiliane per lato materno. Mi trovavo in Brasile appunto dove vive parte della mi famiglia ed ho visto un cagnolino abbandonato. Un passante lo ha preso a calci in maniera totalmente gratuita. Quella scena riaffiora ancora oggi nella mia mente, mi turba, non riesco a dimenticarla.
Allora ero piccolo, ma chiesi subito alla mia famiglia di finanziare un canile e un gattile e tuttora stiamo aiutando queste strutture. Il rispetto per gli animali è ancora insufficiente. E’ qualcosa su cui dobbiamo lavorare molto. Io penso che il legislatore dovrebbe cominciare a fare in modo che gli animali vengano maggiormente rispettati e tutelati, punendo in modo severo qualunque condotta che li danneggi. Bisogna bloccare sul nascere in modo perentorio ogni comportamento lesivo verso gli animali.
La cronaca ci restituisce immagini raccapriccianti di bulli che uccidono anatre a bastonate, allevamenti non a norma, episodi sempre più frequenti di violenza sugli animali, preludio di una pericolosità sociale che fa paura. Cosa possiamo fare? Dovremmo lavorare sulla prevenzione della criminalità?
Se oggi assistessi a episodi del genere, mi avventuro nel dire che sarei molto drastico con queste persone. Cerco sempre di essere molto equilibrato, ma spero che gente del genere non mi capiti mai sotto agli occhi perché sarebbe impossibile non avere una reazione. E’ stato dimostrato da alcuni studi condotti negli Stati Uniti d’America che tutti i serial killer della storia hanno esercitato violenza sugli animali. La loro carriera ‘psicopatica’ l’hanno incominciata proprio con il ferimento e la violenza sugli animali. E’ un campanello d’allarme che non va trascurato. Ci vogliono punizioni esemplari.