Matteo Sereni e il dramma che diventa gossip
L’ex portiere della Lazio condannato a 3,5 anni e alla perdita della patria potestà per abusi sulla figlia minorenne
Un divorzio difficile. Udienze “all’ultimo sangue” per arrivare alla sentenza finale. E nella battaglia legale tra un ex marito ed un’ex moglie ci sono dinamiche che non saranno mai chiare ai soggetti esterni alla coppia, “affari” in cui non si dovrebbe proprio “ficcare” il naso. Ma quando il divorzio riguarda personaggi pubblici, quando le accuse diventano pesanti ed orribili, la stampa ci sguazza.
Ed ecco che la notizia dell’ultima ora, che si sta diffondendo a macchia d’olio anche grazie ai social network, è la condanna dell’ex calciatore Matteo Sereni – che durante la sua carriera è stato il portiere di Lazio, Torino e Sampdoria – a 3 anni e mezzo di reclusione ed alla perdita della patria potestà, per abusi perpetrati sulla figlia minorenne. La situazione che vede l’ex portiere accusato di un crimine tanto mostruoso non è delle più ordinarie, si tratta anzi di un divorzio piuttosto sanguinario; e il condannato, che si è sempre dichiarato innocente, ammette di sopravvivere soltanto perché i suoi figli conoscono la verità dei fatti, ed annuncia, per mezzo del suo legale, che ricorrerà in appello per ribaltare la sentenza.
Qualunque sia la verità in questa terribile situazione, sia che l’accusa mossa dalla sig.ra Silvia Cantoro (ex moglie di Matteo Sereni) sia reale, sia che essa risulti in appello una montatura contro l’ex marito, ci troviamo davanti ad una tragedia familiare: nel primo caso si tratterebbe di un padre che abusa di una bambina (l’orrore di ciò non va nemmeno sottolineato); nel secondo caso invece ci si troverebbe davanti ad una madre talmente cieca nella sua guerra, da trascinare i propri figli nella disperazione che un divorzio, a suon di colpi bassi, inevitabilmente lascia.
In entrambi i casi si tratta di un dramma vero, che sta rovinando la vita di bambini, prima che degli adulti, e che proprio per questa ragione dovrebbe essere trattato con molto più tatto e con molta più discrezione, prima di essere sbattuto su qualunque mezzo stampa esistente.
Sulla vita delle persone non si gioca, sulla vita dei bambini meno ancora. Si sa che lo scandalo fa notizia, fa audience, fa guadagnare le redazioni. Si auspica, però, che gli avvenimenti così gravi, prima che come scandali o gossip, vengano trattati con una sensibilità maggiore, per non far soffrire ulteriormente le persone coinvolte.