Medici di base, Patrizi (Omceo Roma): “Da eroi a quelli che non rispondono al telefono”
“È una narrazione che contrasta decisamente la realtà dei fatti. I carichi di lavoro sono divenuti ormai ingestibili”
Cristina Patrizi, segretario dell’Ordine dei medici di Roma, ha denunciato all’agenzia Dire la terribile situazione in cui versa la categoria della medicina generale. “Abbiamo ricevuto, e riceviamo costantemente, gravi segnali di disagio, correlati a carichi di lavoro divenuti ormai ingestibili, con continue e subentranti richieste con le più varie modalità, che vanno da WhatsApp a email, da Messenger a telefonate e sms per il grave carico lavorativo derivante dalla persistente quarta ondata del Covid”.
Un carico di lavoro insostenibile
“Al carico di lavoro ingestibile correlato a tutte le complesse attività cliniche e certificatorie, i colleghi svolgono tutte le funzioni in precedenza svolte dai Sisp, gli uffici di sanità pubblica. Ciò ha comportato un carico di lavoro enorme” prosegue Patrizi.
Noi abbiamo denunciato questa situazione, cerchiamo di essere vicini ai colleghi in tutte le maniere possibili. Per la medicina generale si tratta di una situazione pesantissima. Come Ordine dei medici esprimiamo grande vicinanza. Il nostro presidente, Antonio Magi, lo ha denunciato in tutte le maniere possibili. Ha chiesto alle istituzioni di mettere in campo tutto ciò che è necessario per allentare questo carico improprio”.
“Medici di famiglia privi di tutele e garanzie”
“Il medico di medicina generale – spiega Patrizi -, anche a causa delle caratteristiche proprie della fattispecie lavorativa, di medico convenzionato, risulta quindi non completamente in carico al sistema sanitario. Ciò può avere determinato nel corso degli anni una rappresentazione lontana dalla realtà.
I medici di famiglia rappresentano circa il 40% del totale dei medici deceduti per Covid. Hanno ricevuto pochissimi strumenti di protezione. Non sono inseriti in un sistema di monitoraggio, così come previsto ad esempio per il personale dipendente, con il controllo dei tamponi settimanali o ogni dieci giorni. Sono, quindi, un po’ privi di tutele e garanzie“.
“Medicina generale anello debole della catena ma fulcro del sistema”
“Se il medico a volte non risponde è perché non ha certo un call center a disposizione. Non dobbiamo dimenticare che questo avviene in un momento in cui i 4.000 medici della Regione Lazio hanno ciascuno un carico medio di assistiti Covid pari a circa 70 pazienti. Si tratta, dunque, di un carico pesantissimo, a cui si aggiunge tutta la questione delle minacce.
È necessario che le istituzioni siano molto vicine alle esigenze della medicina generale, instaurando un rapporto di collaborazione molto forte e fornendo risposte a questa situazione di disagio. In caso contrario la vedo davvero difficile. Questa situazione pandemica ha visto la medicina generale essere l’anello più debole della catena, pur rappresentando nei fatti, il fulcro del sistema.
“Passati da eroi a quelli che non rispondono più al telefono”
“Nonostante ciò, va sottolineato che se i cittadini di questa regione circolano, lavorano, rientrano a scuola è solo grazie ai medici di famiglia. Come Ordine prestiamo grande attenzione a questo tema, come per tutte le categorie dei sanitari, dei nostri colleghi medici. In questo momento questa criticità grava in pieno sugli Mmg. Essa è legata a tutto l’aspetto burocratico della certificazione tra guarigione, isolamento e rientro a scuola. Il paradosso è che si è passati da ‘eroi’ a quelli che ora non rispondono più al telefono… È una narrazione che contrasta decisamente la realtà dei fatti” conclude.