Messina, omicidio-suicidio di madre e figlia: storia di un’ossessione
Mariolina soffriva di una vera e propria ossessione nei confronti di Alessandra, la sua unica figlia
Il tragico omicidio-suicidio di una donna e della figlia minore, è accaduto a Santo Stefano di Camastra (Messina) dove una madre e una figlia vengono trovate impiccate nella propria casa.
Sembrerebbe trattarsi di un omicidio-suicidio avvenuto nel pomeriggio del 29 maggio. A rafforzare questa ipotesi una lettera d’addio che spiegherebbe il gesto di Mariolina Nigrelli di 43 anni.
Omicidio-suicidio di Messina, la lettera lasciata da Mariolina
Una lettera sulla quale stanno indagando gli inquirenti, ma il cui contenuto non lascerebbe dubbi sulla motivazione del drammatico gesto che viene supportato anche dalle testimonianze di parenti e conoscenti.
“Porto Alessandra con me”, queste le parole di addio della donna che confermano un quadro psicologico caratterizzato da un rapporto con la figlia asfissiante che non lasciava spazio ad ingerenze altrui, neanche rispetto al padre della ragazza.
A trovare i corpi priva di vita è stato il marito Maurizio Mollica; il quale esasperato da questo controllo ossessivo della donna sulla figlia di appena 14 anni, era intenzionato a lasciarla.
Una vera e propria ossessione nei confronti di Alessandra, unica figlia di Mariolina che sui social si descriveva come “mamma, moglie e casalinga a tempo pieno”.
Dalla versione del Signor Mollica, sembra che Mariolina e Alessandra si erano allontanate da casa già da qualche ora quando si e insospettito che fosse successo qualcosa visto anche le ripetute chiamate al cellulare della donna senza ricevere risposta.
Per questo si era allarmato e dopo avere allertato i parenti, si e recato nella casa di campagna dove ha scoperto l’atroce epilogo. All’arrivo del 118 purtroppo per la donna e per la figlia era ormai troppo tardi. Immediate sono scattate le indagini dei carabinieri coordinati dalla procura di Patti, intervenuti sul posto insieme alla scientifica e al procuratore per i rilievi del caso.
A confermare il profilo psicologico della donna oltre alla versione del marito, ci sono le testimonianze dei parenti di lui e dei parenti di lei; che dichiarano quanto Mariolina fosse in ansia per la figlia ormai adolescente e di quanto la donna fosse ossessionata da un rapporto eccessivamente controllante.
Il profilo psicologico della donna
In paese la donna era conosciuta bene anche per le frequenti liti con le mamme dei compagni/e della figlia, che a quanto risulta, negli ultimi anni erano state diverse specie nell’ambito scolastico. Nella lettera ritrovata dagli inquirenti ci sono anche riferimenti alle liti col marito e alla relazione ormai compromessa con lo stesso.
Una donna soffocata dall’angoscia e dall’ossessione per la figlia.
Mariolina Nigrelli negli ultimi tempi era molto preoccupata e in ansia per la figlia.
Sul suo profilo facebook aveva pubblicato il video di una ragazzina che aveva vinto la sua battaglia contro il bullismo, mentre dallo stato si intuisce un profondo malessere relazionale che traspare da alcuni post pubblicati: “Chi ti ha tradito, verrà tradito. A chi ti ha mentito, mentiranno. Chi ti ha offeso verrà offeso. A chi ti ha fatto soffrire, sarà fatto di peggio perché sono così le regole del gioco”.
Ma tutte queste preoccupazioni possono giustificare il gesto estremo commesso dalla donna (sempre che le indagini confermino l’omicidio-suicidio)? Quale volto oscuro si nasconde dietro l’angoscia provata e proiettata direttamente nella vita delle persone più care e soprattutto nella vita della propria figlia?
Il sentimento dell’angoscia e la sofferenza che comporta
Con il termine angoscia si intende uno stato di sofferenza psichica e fisica caratterizzata da sentimenti di ansia e depressione, timore diffuso, vissuti di insicurezza o preoccupazione per una imminente disgrazia. Tutti stati d’animo che possono essere riversati su terze persone perché troppo pesanti da poter gestire e sopportare. Questo è quello che potrebbe aver portato Mariolina ad agire su se stessa e nei confronti della figlia Alessandra.
Non possiamo escludere d’altronde, motivazioni diverse, come ad esempio quella della vendetta nei confronti del marito che come spesso accade in relazione ornai finite, uno dei partner non vuole accettare la separazione. Resta però un dato di fatto, confermato anche dai tanti che la conoscevano; quel suo continuo stato di agitazione e la convinzione che qualcuno potesse fare del male alla sua bambina. Questo quanto emerge dalla lettera lasciata. Mettere fine a queste preoccupazioni e difendere la ragazza portandola via per sempre con sé.
Rapporto Madre-Figlia e Genitore-figli
Il fatto avvenuto a Messina è un esempio di come l’ossessione per l’altro, in alcuni casi può portare ad azioni davvero estreme. Quando si è genitori, proteggere i figli diventa una priorità assoluta anche se consapevoli che risulta impossibile da garantire in maniera assoluta.
Malgrado questo, ci sono comunque casi in cui mamme e papà scivolano in vere e proprie psicosi ossessive che finiscono per condizionare drammaticamente sia la personalità del figlio/figlia, che a compromettere il vivere stesso del genitore.
Una trappola creata dalla Madre e in cui egli stessa è caduta
In questi casi nasce sempre tutto da un bisogno autoriferito che vede nell’altro l’assoluta realizzazione di sé stessi e dove l’angoscia e il dolore divengono pensieri che si insinuano fino a diventare ossessivi.
Per quanto un genitore sia attento, ci sono sofferenze che non si possono e non si dovrebbero evitare ad un figlio, perché fanno parte del bagaglio personale del vissuto stesso e servono alla formazione e alla crescita dell’individuo.
Alcuni genitori però, decidono di non accettare tale condizione e assumono atteggiamenti di onnipotenza nei confronti dei figli con comportamenti ipervigilanti o di vera segregazione. A tal punto che proteggere diventa un’ossessione.
Questo è forse il caso di Alessandra e Mariolina, dove una mamma è caduta nella sua stessa trappola finendo consumata dall’angoscia, dalle paure e dai tanti sospetti.
Omicidio-suicidio di Messina, è mancato l’aiuto di professionisti
Proteggere per amore è nella natura del ruolo genitoriale, ma quando questo si trasforma in una condotta disfunzionale c’è bisogno di interventi a supporto dei soggetti coinvolti che possano far riconoscere tali condotte e l’importanza del fare esperienza e del bisogno per il giovane di costruire la propria individualità, interrompendo quella spirale di pensieri e sospetti che possono insediarsi nella mente.
Dietro ogni famiglia si nasconde una storia di segreta sofferenza, di delusione e sogni infranti; ciò non toglie che bisogna proteggere i propri figli nel significato più sano del termine. Perché, i genitori ossessionati dall’idea di tenere al sicuro un figlio/figlia, diranno che vogliono solo proteggerlo/a, e che lo fanno per il loro bene. Viene definito “proteggere” ma in realtà è qualcosa di meno accettabile e più distruttivo il cui termine esatto potrebbe essere “ipercontrollo”.
“Quello del genitore è uno dei mestieri più difficili”, recita un detto, ma allo stesso tempo uno dei doni più belli e preziosi.
Essere genitore però non dà il diritto di considerare il proprio figlio come una proprietà assoluta e soprattutto non dà il diritto di scegliere quando mettere fine alla sua vita. Essere genitore non significa diventare l’ombra ossessiva dei propri figli e riversare su di loro atteggiamenti disfunzionali e possessivi. Di fronte a tale condizioni diviene fondamentale la richiesta d’aiuto per evitare tragedie come quella che si è consumata a Messina.
Con la collaborazione della Dott.ssa Sara Pugliese