Metro C: sì alle grandi opere, no ai grandi sprechi
Intervista ai consiglieri del M5S Roma che hanno presentato un esposto alla Procura sulla Metro C
Freschi di esposto alla Procura su tutte le anomalie inerenti la gestione dell’opera infrastrutturale più importante di Roma, la metro C, e in particolare su un presunto danno erariale derivante dall'accordo del 9 settembre 2013 siglato tra Roma Capitale e Metro C, i consiglieri capitolini del Movimento 5 Stelle, e in particolare Enrico Stefàno della Commissione Mobilità, e il portavoce Marcello De Vito, accettano di rilasciare delle dichiarazioni a Romait. Ma quando parliamo di metro C, parliamo di più di 10 anni di vicende oscure. Da dove iniziare, quindi? Procediamo a ritroso, e iniziamo dall’era Marino.
L’assessore alla Mobilità di Roma Capitale, Guido Improta, ha dichiarato di volersi autoassegnare il Nobel per i Trasporti. Se lo merita?
(Enrico Stefàno) “Ironia a parte, l’aspetto che più ci turba sulla questione della metro C è la mancanza di informazione. Dopo la mancata apertura disposta per l’11 ottobre, ora nemmeno ai consiglieri capitolini è consentito sapere quando aprirà, se aprirà e in che modo aprirà, né per quale motivo non è stata inaugurata l’11 ottobre. Ci sembra quindi un’affermazione del tutto fuori luogo e vogliamo sperare che Improta stesse scherzando, perché sulla questione metro C vengono a galla tutte le mancanze, tutte le inefficienze, e anche le gestioni opache, direi quasi al limite del clientelare, della politica degli ultimi 20 anni”.
Negli anni della scorsa amministrazione, Aurigemma, assessore pro tempore alla Mobilità, decide che il suo Assessorato debba avere il pieno controllo della gestione dell’opera, ma poi Improta torna indietro e dichiara che in realtà l’Assessorato non ha competenze tecniche. Chi ha ragione?
(Enrico Stefàno) “Anche qui emerge tutta l’inefficienza dell’impianto metro C. In campo ci sono il Dipartimento della Mobilità, Roma Metropolitane che è una società in house partecipata al 100% da Roma Capitale con 180 dipendenti e 11 dirigenti, poi c’è il consorzio Metro C e la galassia di oltre 5mila imprese sub affidatarie. In tutto questo caos è anche difficile attribuire delle responsabilità”.
Parliamo dell’accordo oggetto del vostro esposto alla Procura.
(Marcello De Vito) “Sono molte le anomalie a riguardo. Prima, nel luglio 2013, con una l’assessore Improta sostiene che non bisogna fare ulteriori accordi bonari, però, nella stessa nota si afferma che l’assessorato non ha competenze tecniche per la valutazione. Quindi, si rimette tutto a una sorta di due diligence, della quale non si sa nulla, né si conoscono i nomi dei suoi esperti. Di fatto, viene rimesso tutto a Roma Metropolitane, e si arriva così a settembre e all’accordo bonario, contestato, però, dall’ex assessore al Bilancio Daniela Morgante, dal Dipartimento alla Mobilità con il DD del 23 novembre 2013 e dal Ministero delle Infrastrutture, che evidenziano come l’accordo in realtà non sia attuativo ma novativo, dal momento che riconosce 90 milioni in più al Contraente Generale (Metro C, ndr) che non esistevano. D’altra parte, già definire l’atto come attuativo è un’assurdità: se si dice che bisogna fare la due diligence a monte dell’accordo per valutare la fondatezza delle riserve, allora l’accordo non si può definire attuativo di un ulteriore precedente accordo”
L’atto, però, ad oggi è valido a tutti gli effetti.
(Marcello De Vito) “Sì. Ma noi abbiamo già presentato un’interrogazione, prodromica a questo eposto, indirizzata all’assessore e al sindaco, in cui chiedevamo se, come ha fatto il Dipartimento con la DD del novembre 2013, fosse intenzione di questa amministrazione revocare l’accordo o impugnarlo. L’interrogazione è stata presentata a luglio (2014, ndr), ma non è arrivata nessuna risposta. Evidentemente, l’intenzione di questa amministrazione è quella di portare avanti questo accordo, che prevede un’ulteriore lievitazione dei costi”.
L’atto è valido e quindi i 90 milioni vengono erogati a Metro C.
(Marcello De Vito) “Sì, ma il Ministero in merito si è pronunciato e ha dichiarato che essendo questo, in realtà, un accordo novativo e non attuativo, e non essendoci una delibera del CIPE a copertura degli importi, l’accordo non è riconosciuto, ed è quindi Roma Metropolitane, avendo agito autonomamente, ad aver impegnato il Comune di Roma e gli altri enti finanziatori”.
Quali sono?
(Enrico Stefàno) “Metro C è finanziata al 70% dallo Stato, al 18% dal Comune di Roma e al 12% dalla Regione. Tra i 3 dovrebbe esserci almeno un buon coordinamento”.
Ma le anomalie non finiscono qui.
(Marcello De Vito) “L’atto definito attuativo contiene già i presupposti per ulteriori riconoscimenti risarcitori. Già si prevedono su prossime ed eventuali varianti dei riconoscimenti in favore di Metro C, per ritardi correlati a queste possibili varianti. Non solo quindi vengono già pagati dei soldi, ma si creano anche i presupposti per pagarne altri. Tutto questo in deroga al codice degli appalti, art. 176, che sostiene che il Contraente Generale debba accollarsi tutti gli oneri”.
Dopo questo esposto, cosa farete?
(Marcello De Vito) “Andremo avanti all’insegna del nostro principio, quello, cioè, che non siamo contrari alle grandi opere, ma siamo contrari ai grandi sprechi, e la metro C è una dimostrazione evidente di questo: l’aspetto trasportistico, rispetto ai soldi versati fino ad oggi, è davvero limitato”.
Di cosa parliamo, quando parliamo di impatto trasportistico?
(Enrico Stefàno) “La metro C, quando forse arriverà al Colosseo, se ci arriverà nel 2020, potrà tecnicamente essere definita una metropolitana. Finché arriverà a San Giovanni, avrà una frequenza, al massimo, di un treno ogni 6 minuti. Per avere una metropolitana degna di questo nome e per avere una frequenza accettabile, bisognerà quindi aspettare l’apertura della stazione Colosseo, prevista al momento per il 2020. Tecnicamente, quindi, dal punto di vista del trasporto, è sbagliato definirla metropolitana.
In tutta questa faccenda, non manca l’aspetto dei lavoratori, perennemente in protesta perché non vengono pagati gli stipendi. Eppure Metro C i soldi li prende. Come mai?
(Enrico Stefàno) “Secondo noi questo è un ricatto del Consorzio Metro C nei confronti del Comune di Roma, dal momento che il principio del Contraente Generale è quello di avere una certa autonomia, anche finanziaria, per gestire autonomamente lo svolgimento dell’opera, a prescindere dei finanziamenti. Una delle prime deroghe a questo principio fu l’abbassamento della riserva per il Contraente Generale che doveva avere un portafoglio di ossigeno del 20% circa degli importi, percentuale che fu abbassata di almeno del 10%. Tra l’altro il Contraente Generale viene pagato profumatamente perché ha l’onere di portare avanti l’impresa anche in momenti finanziari incerti. E poi bisogna considerare che del Consorzio Metro C fanno parte imprese come Astaldi Dianini, imprese grandi e quotate in borsa, quindi non è un problema il pagamento degli stipendi dei lavoratori, sembra più un ricatto nei confronti del Comune”.
Abbiamo parlato dell’assessore Improta, ma il sindaco Marino cosa avrebbe potuto o dovuto fare?
(Marcello De Vito) “Tanto l’assessore quanto il sindaco, se avessero voluto, prima di sborsare un importo del genere, avrebbero effettuato tutti i controlli e le verifiche del caso. Ci sembra che ci siano state, a dir poco, superficialità e lassismo nel dire a Roma Metropolitane di fare autonomamente la due diligence ad agosto, visto che poi a settembre si è arrivati a questo accordo. Altro che l’assessorato non ha competenze tecniche, prima di impegnare una somma del genere si deve controllare tutto.
Fatto sta che l’unico assessore che si era accorto delle anomalie dell’accordo è l’assessore che oggi non c’è più.
(Marcello De Vito) “L’ex assessore Morgante che le carte le aveva studiate ha censurato l’accordo, ma anche il parere dell’Avvocatura. D’altra parte tra i due c’è stato dell’attrito”.
È possibile che non ci sia un coordinamento tra gli enti preposti a quest’opera? Perché non c’è un ordine nella gestione degli accordi?
(Marcello De Vito) “Sembra sia stato fatto tutto lavandosi le mani, sostenendo di non avere la competenza tecnica. Ma questo è un blitz che non possiamo accettare”.
In conclusione?
(Marcello De Vito) “Ovunque vedremo anomalie o possibili anomalie interverremo perché paghi chi sbaglia. Sempre ricordando che non siamo contro le grandi opere, purché nell’interesse dei cittadini”.
(Enrico Stefàno) “La perfetta continuità tra la gestione Alemanno e la gestione Marino”.