Mi sono addormentato guardando Sanremo
Che figuraccia! Non lo ho visto tutto. Non posso esprimere giudizi sulle canzoni che non ho ascoltato
Mi ha svegliato un incubo, alle 4:00 del mattino. Avevo sognato di essere nel mio paesino aspromontano, insieme a mia madre morta, che mi parlava, e mi diceva di andare a dormire con lei. Mentre me lo diceva, un fortissimo terremoto, faceva crollare addosso a noi la casa, sommergendoci di detriti. Le ultime sue parole sono state: “Vedi ci affanniamo quotidianamente e poi, quando il signore decide, ci porta via.”. Mi sono svegliato di soprassalto col cuore in tachicardia e bagnato di sudore.
Appena ho potuto riordinare un po’ le idee, ho ‘dedotto’ di essermi addormentato durante il festival di Sanremo, davanti al televisore acceso. La cosa che immediatamente dopo mi è passata per la mente è che avevo promesso a Francesco Vergovich l’articolo sul festival, alla fine del programma. E adesso? Come faccio?
Che figuraccia! Non lo ho visto tutto. Non posso esprimere giudizi su canzoni che non ho ascoltato. E’ il secondo giorno che crollo davanti al televisore e ciò mi preoccupa. Dovrò consultare il mio medico. Mi sto invecchiando? O veramente questo festival è soporifero? Certamente le due cose. Ma io sono uomo abituato a dormire molto tardi, da sempre. Sono uomo che ama la musica e vive di essa. La musica è anche il mio mestiere. Sono uomo che come la maggioranza degli italiani ama Sanremo.
In realtà, presuntuosamente, me la sento d’affermare, che posso scrivere l’articolo lo stesso; perché quel poco che ho visto mi può bastare a esprimere un altro giudizio negativo su di esso. Ho preso Sorrisi Canzoni e tv, per avere accanto a me i testi. Amo leggerli prima del festival e poi seguirli ad ogni esecuzione. A un primo sguardo, veloce ma non superficiale, non ho trovato ancora un testo veramente innovativo, ma mi impegno a rileggerli.
La questione che mi addolora è la fine delle case discografiche italiane. Questa volta, ripetendo il rito, la torta musicale se la sono divisa e ‘magnata’ i soliti personaggi di potere in seno a quello che è definito l’ambiente musicale: Universal, SugarCaselli, Warner, Bmg, ecc. Ho letto, con piacere, una coedizione della Curci, mia ex mitica edizione musicale
Mi chiedo che fine abbiano fatto i piccoli produttori musicali italiani. La nostra industria discografica è stata forse una delle prime ad essere smantellata in Italia, una delle prime ad essere donata su un piatto di vinile agli angloamericani. Cercate le origini dei proprietari delle etichette e delle edizioni che partecipano al festival e troverete molte risposte ai vostri quesiti, se ve li ponete.
Ho notato tra i giovani alcune canzoni rimaste ‘proprietà degli autori, libere da editori. Ai tempi d’oro non sarebbe mai capitato. Ma le edizioni musicali sono guadagni che ormai fanno quasi ‘schifo’. I tempi cambiano.
Vi è qualcosa su cui non riesco a tacere che mi indigna, da sempre. Ed è lo spadroneggiare di alcuni artisti e direttori d’orchestra, che puntualmente, ogni anno, ‘piazzano’ due, tre, quattro, canzoni al festival o dirigono, due, tre, quattro cantanti. C’è carenza di lavoro in Italia. Per quale motivo non dare quindi ad altre persone la possibilità di lavorare, di produrre, di non sentirsi rifiuto della società? Per quale motivo concentrare il lavoro nelle mani di pochi individui e lasciarne altri senza? Questa è una anomalia tipicamente italiana. Alcuni con 45 incarichi ed altri costretti a rubare per mangiare.
Conosco Vesicchio da anni e lo stimo come musicista ed uomo. Ma non sarebbe più giusto dare la direzione d’orchestra ad altri musicisti di talento? Creare sempre più spazi di lavoro, per distribuire più equamente la ricchezza e non concentrarla sempre nelle mani di pochi, dei soliti?
Un altro ‘dramma’ sanremese è quello dei figli d’arte. Non ho nulla contro il figlio di De Andrè ( preparato) e quello di Ivan Graziani (mio sfortunato amico) che sarà pure bravo, ma ogni volta si tende a mitizzare i figli come si è fatto coi padri. E quasi mai s’azzecca!
Passiamo alla serata. Il primo a cantare è Francesco Renga.
Un esperto come me, non poteva non intuire, all’origine, che la canzone che sarebbe passata alla finale sarebbe stata quella di Elisa Toffoli. Un ‘mito’ come lei non invia una canzone a Sanremo se non è certa che essa sarà ‘almeno’ tra le prime in classifica finale. Francesco che ha una bella voce pur se come aspetto arriva poco, entra sul palco molto teso; e si sente dalla voce e si accentua, quando egli chiede un po’ di acqua e una caramella.
Poi ‘l’amarcord’ delle Kessler mi ha fatto pena. Le gemelle erano fuori tempo nel canto e nel ballo; fuori luogo nella difesa della Merkel all’unica battuta discreta della volgare Littizzetto. La quale potrebbe essere pure intelligente se imparasse qualche vocabolo in più oltre tette, culo, Iolanda, ecc. Mi piacerebbe sapere, per curiosità, a che cosa lei pensava, quando all’uscita, dal palco, alla fine dell’esibizione delle sorelle, si è sentito la sua voce a causa di un microfono chiuso in ritardo, dire: “Che ridere!”
Giuliano Palma non lo conoscevo ma è già un big e certamente avrà venduto milioni di copie, altrimenti non sarebbe lì. Anche di questo cantante sapevo che sarebbe andata in finale la canzone della Zilli. Ma la Zilli è un’ottima artista e la canzone, melodica e ritmicamente me la ha ricordata ad ogni nota cantata da Giuliano. Lo show di parolacce della signora coi trampoli, è continuato: ‘palle’, ‘culo’. Ma mi sa che sono io esagerato. Che vuol dire culo, balle, ed altro simile in prima serata su Rai Uno. Ormai in Italia, siamo abituati ad entrare nella casa della gente con ben altre volgarità!
Quando ha cantato Renzo Rubino, non son riuscito a capire se i fischi erano all’americana o all’italiana, In ogni modo non mi ha emozionato; dovrò riascoltarlo.
Su Franca Valeri, stendo un velo pietoso. Io, non la avrei portata sul palco. La signora, da me, molto amata, sarebbe potuta restare a casa. Ma è solo un mio pensiero.
Mi spiace solo non aver visto Baglioni, che in mezzo a tutti gli artisti italiani è quello che ha avuto l’umiltà di riprendere a studiare e rifarsi tutto per riproporsi con le sue poetiche canzoni.
Spero stanotte di restare sveglio.