Migranti, l’accordo con Tirana non va, ma non per ciò che dice il Pd
I dem frignano sulla giurisdizione e si appellano alla Ue, come se non ci fossero i precedenti di Danimarca e Gb: e della questione umanitaria di fondo non parla (quasi) nessuno
L’accordo italo-albanese sulla gestione dei migranti ha prevedibilmente suscitato reazioni contrastanti. Se infatti i partiti di maggioranza hanno tendenzialmente plaudito all’iniziativa chigiana, l’opposizione non ha nascosto il proprio vibrante disappunto. Ma lo ha fatto in maniera piuttosto sterile, come se non avesse colto le implicazioni più profonde e le reali criticità dell’entente cordiale.
L’accordo tra Italia e Albania sui migranti
Il Premier Giorgia Meloni ha dunque firmato un Protocollo d’intesa con Edi Rama, il suo omologo dell’Albania, in materia di gestione dei flussi migratori irregolari. Un memorandum molto particolare, essendo stato siglato con uno Stato che non fa parte dell’Unione Europea.
Esso consentirà all’Italia, come spiega Il Sole 24 Ore, di realizzare a sue spese, in territorio albanese, due strutture di accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare. Questi centri, aggiunge Panorama, saranno sotto la giurisdizione di Roma, e serviranno a trattare le domande d’asilo e gli eventuali rimpatri dei migranti. Sorgeranno nel porto di Shengjin e nell’area di Gjader, e potranno accogliere fino a 36mila persone l’anno, con esclusione dei soggetti vulnerabili quali minori e donne incinte.
Le reazioni al patto tra Roma e Tirana
Il patto con Tirana piace al centrodestra, anche perché, come sottolinea Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, ha l’obiettivo di scoraggiare le partenze e il traffico di esseri umani. Permangono comunque dei dubbi sulle misure di trattenimento che, come ha confermato il titolare del Viminale Matteo Piantedosi, dovranno essere convalidate da un magistrato (nostrano). Circostanza che potrebbe dare luogo a nuovi casi come quello originato dalla sentenza del giudice del Tribunale di Catania Iolanda Apostolico.
Il centrosinistra, per parte sua, è subito partito all’attacco, con particolare riferimento al Pd. Tra gli altri, l’ex Ministro Graziano Delrio ha espresso perplessità sull’idea dell’enclave tricolore in terra straniera, di cui effettivamente non si conoscono ancora i dettagli. Per quanto, se i due Capi di Governo hanno annunciato la novità a braccetto, sia lecito supporre che ne abbiano già discusso gli aspetti giuridici.
Dal canto suo, il segretario dem Elly Schlein, scrive Il Tempo, ha parlato di «aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo». Che è quantomeno curioso, essendoci il precedente della Danimarca che, imitando l’Inghilterra, pianificava di deportare i migranti addirittura in Ruanda (progetto poi abbandonato). Nonché alla luce del fatto che il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che en passant è socialdemocratico, ha già anticipato l’intenzione di replicare il “modello Meloni”.
I migranti e la questione umanitaria
Semmai, una questione di fondo assai più dirimente è quella puramente umanitaria, già palesatasi quando il Regno Unito ha avviato i trasferimenti verso Kigali. Nella circostanza, i richiedenti asilo di origine (per esempio) mediorientale non capivano perché dovessero essere mandati in un Paese africano diversissimo a livello linguistico e culturale. Stavolta si avrebbe il dilemma opposto, a carico degli immigrati dal Continente Nero – di cui, però, non sembra siano in molti a preoccuparsi…
Lo stesso Rama (a sua volta socialista), come riporta TGCom24,ha bacchettato quanti nel Belpaese appaiono interessati unicamente al lato politico della vicenda. «Cercare di aiutare l’Italia» magari «non è il massimo, ma è sicuramente il minimo che Tirana deve e può fare», e «forse è semplicemente giusto». E se qualcuno ritiene che non sia «di sinistra» una simile collaborazione, «pazienza». Dalle parti del Nazareno, così come di Bruxelles, a più d’uno saranno fischiate le orecchie.