Migranti, naufragio a Cutro (Crotone). Scalettari, Resq: “si potevano salvare”
Si potevano salvare i migranti vittime del naufragio di domenica mattina nel crotonese? Lo abbiamo chiesto al Presidente della Ong “Resq”
Un terribile naufragio di migranti sulle coste di Cutro, nel crotonese ha risvegliato l’Italia. Non sappiamo i loro nomi, non sappiamo le loro storie. Il mare ci ha consegnato solo i loro corpi, gelidi nel freddo della morte, gonfi di acqua e sporchi di sabbia. Più di 180 persone su un moto peschereccio che si è spezzato a circa 100 metri dalla battigia.
Tra le onde pezzi di legno, zainetti, giubbotti di salvataggio, scarpe. Oggetti che avrebbero portato nella loro nuova vita. Una vita che non hanno più.
Chi è sopravvissuto al mare nell’alba di domenica 26 febbraio non ha più parole per raccontare. Piangono in silenzio, stremati dalla fatica, dal dolore. Hanno perso figli, fratelli, genitori.
Molti minori giacciono sulla spiaggia, un neonato e due gemellini che non cresceranno mai. Eppure li avevamo visti arrivare. L’ultima telefonata satellitare alle 4:00 del mattino: “c’è una barca in mare, sono in difficoltà”.
Prima ancora la segnalazione di due pescatori, stessa dichiarazione, ci sono persone da salvare in mare. Trapela che l’agenzia Frontex aveva già avvistato l’imbarcazione. Faranno sapere più tardi che era “difficile da raggiungere”; non ci provano nemmeno.
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, si reca sul posto nella serata di ieri: “Non è accettabile che si organizzino traversate di questa portata con il mare forza sette e con onde alte quattro metri” ha detto. Nessuna parola sul perché non siano stati raggiunti dalle nostre navi, sul perché non ci abbiamo nemmeno provato ad andare a prenderli. Impedire le partenze ecco cosa serve. E chi parte lo stesso? Lasciamolo al mare.
Migranti, naufragio a Cutro: “Assassino, è il carico residuale?”
I cittadini non ci stanno, la contestazione è implacabile. “Assassino”, gli gridano. Un cittadino gli chiede provocatoriamente se quello fosse il “carico residuale”. Lui tace, fa il giro del palazzetto dove sono allineate più di 50 bare e torna a Roma. La sua dichiarazione la fa ai giornalisti: “La mia presenza qui era doverosa, è il segnale di attenzione dello Stato”, ha detto Piantedosi. “Mi chiedo come sia possibile che vengano organizzate traversate di questo tipo, come sia possibile spingersi fino al punto di coinvolgere donne e bambini in traversate che si rivelano tragicamente pericolose”.
Il Presidente Mattarella invoca l’Europa, devono aiutarci noi non ce la facciamo da soli. Il Ministro Piantedosi serra i ranghi e chiude le frontiere. E le persone muoiono a decine, centinaia, inghiottiti dal mare. Persone, i migranti, che scappano da condizioni disumane, che impiegano anni a raggiungere quei barchini malandati.
Prima di salire a bordo sono stati, derubati, picchiati, torturati e rimandanti nei centri di detenzione. Ma questo non conta, conta che si siano messi in mare in quelle condizioni, che abbiano “organizzato la partenza”.
“Non ci vanno nemmeno le Ong” la dichiarazione di Piantedosi
E poi la beffa, mentre il mondo guarda e piange senza troppa convinzione la sorte di queste persone, arriva la giustificazione. Il ministro del fortemente voluto “Decreto anti – Ong” si lascia sfuggire la frase: “Nemmeno le Ong coprono quella rotta” il suo modo di sottolineare che in quella zona lì non ci guarda nessuno. Luciano Scalettari è il Presidente di Resq – people saving people, una delle Ong che salva le persone in mare.
Presidente, davvero non si poteva salvare quella gente? È uno di quegli effetti collaterali del decreto anti ong il fatto che il Mediterraneo sia meno controllato?
Credo fortemente che quelle persone si potessero salvare, il problema è che ormai quel tratto di Mediterrano lo si vuole vuoto. Ma se un punto è vuoto allora non ci sono nemmeno i soccorsi quando c’è un naufragio.
A noi della Resq è capitato di effettuare un salvataggio essendo a più di 10 ore di navigazione, eppure risultavamo essere la nave più vicina. Eravamo molto fuori rotta ma arrivò la segnalazione di emergenza e cercammo di andare il prima possibile.
Questo per dire che seppure non si è vicini, se ci sono situazioni di emergenza bisogna intervenire in ogni caso. Ma devi esserci, altrimenti finisce come nel caso di Crotone.
In quel momento c’era maltempo, onde molto alte. Avrebbero avuto difficoltà le nostre navi?
C’era maltempo, si ma eravamo molto vicini. Ci sono imbarcazioni istituzionali che hanno la capacità di intervenire. Adesso si tratterà di capire meglio cosa sia successo. Se è vero che Frontex era a conoscenza dell’emergenza e non è stato fatto nulla ha commesso un reato per il diritto internazionale.
Quanto potrebbe aver inciso sulla tragica sorte di queste persone il decreto anti-Ong?
Beh, le navi vengono bloccate in porto. Gli assegnano porti lontani di destinazione, vengono bloccati per giorni. Sottraiamo tutto questo tempo e potremo ipotizzare la risposta. Sono costernato alla sola ipotesi, ma se non fosse bloccata in porto forse la nave di Medici Senza Frontiere, forse, avrebbe potuto essere in zona. La responsabilità non è solo morale è molto concreta. Il decreto Piantedosi sta incidendo e inciderà sempre di più sulla strage dei migranti morti in mare.
Il ministro parla di bloccare le partenze
Noi continuiamo a fare accordi con la Libia, delegando gli interventi di primo soccorso alla cosiddetta guardia costiera libica, ma si sa che sono in gran parte conniventi con gli scafisti. Quelli sono respingimenti illegali perché riportano le persone in luoghi che non sono sicuri, dove avvengono torture e soprusi.
Se li vogliamo veramente aiutare a casa loro dobbiamo ripensare tutto il sistema, dobbiamo fare investimenti seri. Le persone scappano dalla loro casa perché non possono fare altrimenti, in quelle zone si scappa perché c’è la guerra. Evitare che la gente parta da quelle zone è un bel sogno ma l’impegno che occorre per realizzarlo è ben diverso da quello che l’Europa sta mettendo in campo ora. Sono decine di anni che i Governi, di tutti gli schieramenti, non investono nella cooperazione. Queste frasi sono solo demagogia, se hai un figlio al quale non puoi garantire i diritti è normale cercare di andare verso un futuro migliore.