Milan e Juventus in Champions, fuori il Napoli: tutti i verdetti del campionato
Decisivo il pareggio del Verona al “Diego Armando Maradona”. Con la salvezza già decisa, la Roma strappa in extremis il pass per la Conference League
Bandiera a scacchi per un campionato tra i più equilibrati della storia per le prime posizioni. Eccezion fatta ovviamente per il “campionato a parte” fatto dall’Inter dal mese di febbraio in poi: il rullo compressore nerazzurro nella festa dell’ultima giornata non ha dato scampo nemmeno all’Udinese con una comoda cinquina.
Milan corsaro a Bergamo: il giusto merito per un campionato da protagonista
Per la corsa Champions gli occhi erano puntati su Bergamo, Bologna e Napoli, ma innegabilmente gran parte della contesa era concentrata tra chi il piazzamento l’aveva appena conquistato (l’Atalanta) e chi lo doveva ancora conquistare (il Milan). I rossoneri sbancano Bergamo per 2-0, archiviando un record nei Top 5 campionati europei con la 16° vittoria esterna su 19 partite. Il Diavolo torna in Champions League dopo 6 stagioni di assenza con una doppietta di rigore del glaciale ex Frank Kessie, ma il merito principale va dato ad una prestazione convincente. Una squadra quadrata che ha concesso pochissimo all’attacco deluxe atalantino. Nerazzurri arrivati col fiatone all’ultima giornata e con la delusione ancora viva della finale di Coppa Italia persa mercoledì. Milan che così supera la Dea e conclude al secondo posto solitario per un 1-2 milanese che mancava dal campionato 2010/2011, un decennio fa. Un traguardo più che meritato per Pioli, nonostante il calo in primavera dopo il “titolo” di campione d’inverno.
Sorpasso all’ultima curva: Pirlo e la Juventus salvano la stagione
Con l’agevole vittoria di Bologna, anche senza Cristiano Ronaldo in campo, la Juventus, con un piede fuori dalla Champions dell’anno prossimo, vi rientra all’ultimo istante grazie al pareggio del Napoli. Poco da dire sulla partita del Dall’Ara, archiviata già nel primo tempo con i guizzi di Kulusevski e Dybala finalizzati da Chiesa, Morata e Rabiot. L’attesa per il risultato di Napoli ha fatto il resto e al 90′ è arrivata la notizia di una Juventus che ufficialmente abdica dopo 9 Scudetti di fila, ma che con la quarta posizione può programmare meglio il futuro, anche a livello finanziario. Negli ultimi 8 giorni tre vittorie pesantissime portano in dote a Pirlo delle buone credenziali per ottenere la riconferma. Al suo primo anno da professionista, sulla panchina più pesante d’Italia, una Supercoppa, una Coppa Italia e una qualificazione (sudatissima) alla prossima Champions. Stagione sull’orlo di un baratro salvata all’ultimo.
Psicodramma Napoli nel giorno dell’addio di Gattuso
Era il campo meno attenzionato alla vigilia ed alla fine da qui è arrivata la sorpresa più clamorosa. Al Diego Armando Maradona il Napoli pareggia contro il Verona e dice addio alla prossima Champions League. Contro una squadra che già da tempo aveva poco da chiedere a questo campionato, gli azzurri probabilmente sottovalutano l’impegno ed hanno il peccato mortale di andare in vantaggio nella ripresa e di farsi riprendere dopo 9 minuti, non riuscendo più a trovare il gol decisivo. Attacco partenopeo a secco nella partita decisiva: clamoroso pensando ad un attacco da oltre 100 gol in stagione con 6 giocatori in doppia cifra. A sbloccare la partita è stato l’ex Rrahmani, al primo gol in carriera. Con la leggerezza di Hysaj sul gol di Faraoni il disastro è compiuto. Fine della corsa per Gattuso, che viene “esonerato” da De Laurentiis con un tweet.
Sprint per la Conference League che sorride alla Roma, ma che sofferenza
Con la lotta per la salvezza già decisa, l’altro verdetto atteso era sapere il nome della squadra italiana che prenderà parte alla prima storica edizione della Conference League. Tra Sassuolo e Roma a spuntarla sono i giallorossi, che rintuzzano a fatica la rimonta dei neroverdi di queste ultime settimane. Nella crisi di risultati di questa parte finale di campionato, i giallorossi sono riusciti a dilapidare 14 punti di vantaggio (contati alla 26° giornata) e ad archiviare il settimo posto per due miseri gol di vantaggio nella differenza reti. La sofferenza nella partita di La Spezia è stata emblematica: serviva un pareggio ma nel primo tempo l’atteggiamento della squadra di Fonseca – all’ultima panchina in giallorosso – è stato irriconoscibile. Sotto di due gol la Roma faticosamente risale la corrente e con i gol di El Shaarawy e Mkhitaryan a 5′ dalla fine raggiunge l’obiettivo. A nulla è valso quindi il successo del Sassuolo sulla Lazio alla partita di addio di De Zerbi: un sogno sfumato all’ultimo e che per ciò che si è visto negli ultimi mesi andava coronato diversamente.
Ci Piace e Non Ci Piace: Paulo Fonseca e Juric/Inzaghi/De Laurentiis
Gli ultimi bonus e malus li diamo ai diversi stili adoperati al triplice fischio di questa stagione. Spesso dopo l’ultima partita stagione, a verdetti emessi, si vengono a sapere decisioni sul futuro degli allenatori. Bonus a Paulo Fonseca, alla porta già da settimane visto l’arrivo di José Mourinho a Roma. Il tecnico portoghese avrebbe potuto togliersi dei sassolini dalla scarpe, invece ha dimostrato una volta di più di essere un signore affermando di aver imparato molto da questa esperienza. Potrebbe non essere un addio all’Italia, dato l’interesse della Fiorentina, e personaggi del genere non possono che fare del bene al calcio italiano.
Per il malus è difficile scegliere un solo personaggio. Ai microfoni di Sky Sport Club, dopo l’addio pacato di Fonseca, si sono susseguite interviste e dichiarazioni che mettono alla berlina diverse brutte situazioni. Le parole di Simone Inzaghi nei confronti della dirigenza biancoceleste: “C’è solo un problema che è la Lazio… Sapete quello che rappresenta per me, per nessun’altra squadra avrei aspettato 16 mesi un rinnovo del contratto dove delle 16 agli ottavi di Champions ero l’unico in scadenza”. La lite di Ivan Juric con il giornalista Massimo Ugolini, che potete trovare qui, ed infine il congedo di De Laurentiis a Gattuso con un tweet, con la squadra in silenzio stampa da mesi senza che il tecnico calabrese potesse parlare ai giornalisti. Tre episodi diversi per evidenziare come ci siano modi e modi, sia per i presidenti, sia per gli allenatori. Dopo una stagione così frenetica a nervosa sono sfoghi a tratti concepibili, ma la mancanza di cultura sportiva è evidente a tutti i livelli.