Millecinquecento nuove licenze taxi a Roma per il Giubileo 2025
Il Codacons ha calcolato che di notte, nelle grandi città, Roma compresa, il 42% delle chiamate taxi rimane senza risposta
File fuori delle Stazioni e all’Aeroporto, non è un bel biglietto da visita per la Capitale che si appresta ad accogliere milioni di viaggiatori per il Giubileo 2025. I taxi sono troppo pochi e i tassisti non vogliono subire nuova concorrenza. In ogni caso dovranno arrendersi all’arrivo di nuove licenze e collaborare con Uber e NCC.
Il Campidoglio metterà a bando 1.000 nuove licenze permanenti e 500 nuove licenze stagionali, e la procedura è già stata avviata da qualche mese. Lo ha deciso il sindaco Roberto Gualtieri, per affrontare la carenza di auto pubbliche in città, soprattutto pensando al Giubileo, quando arriveranno milioni di visitatori e turisti.
A Roma c’è un rapporto taxi/popolazione irrisorio. Non da capitale moderna
Da anni a Roma, e non solo, cittadini e stranieri si lamentano della penuria di taxi e chiedono che vanga aumentato il parco auto pubbliche. Attualmente sono 7.838. A Milano sono 4.855, a Napoli 2.364. Tuttavia Milano ha la più alta incidenza di auto bianche con 35,85 ogni 10 mila abitanti, segue Roma con 28,52 e Napoli con 25,88. In proporzione Milano ha più taxi di Roma. A Londra, dove il mercato è liberalizzato, sono 91 mila più altri 77 mila non ufficiali. Sono i Comuni a decidere il numero delle licenze e da sempre questo è un tema caldissimo. Soprattutto per il bacino di voti che rappresentano i tassisti con i loro familiari.
Dal 2006 non aumentano le licenze per i taxi a Roma
Sono decenni che non vengono rilasciate nuove licenze. Una stranezza romana. I tassisti approfittando della forza elettorale che rappresentano, feudo da sempre della destra, agiscono come una corporazione che intende bloccare l’aumento delle licenze.
Furio Truzzi, presidente di Assoutenti ricorda che “a Roma l’ultimo aumento fu fatto da quand’era sindaco Walter Veltroni nel 2006”. Poi più nulla. Il costo di una licenza, per esempio, è di circa 120-130 mila euro. Ai quali vanno aggiunti poco meno di 90 euro al giorno di spese varie.
La rivista Wired ha chiesto alle prime 50 città in Italia un accesso agli atti sulle licenze dei taxi. Scoprendo che c’è chi non fa un bando per rinnovarle dal 1977. Che a Roma e Milano il settore è fermo da quasi 20 anni. A Firenze e Bologna una nuova licenza costa 175mila euro, di cui 140mila vanno agli altri tassisti. La confusione è grande sotto il cielo ma bisognerà dipanare la matassa in ogni caso.
I tassisti vogliono avere il privilegio di non subire concorrenza. Si difendono dicendo che la forte domanda di taxi è limitata a pochi periodi
Ma non è solo un problema di licenze, riflette Truzzi (Assoutenti): “Qui il problema è che il diritto si trasforma in privilegio, prevalgono interessi corporativi non giustificati con un blocco che non ha eguali nel mondo e che nei fatti diventa un grande e potente disservizio che non può più essere tollerato”.
Di fatto i tassisti hanno impedito che si allargasse il numero di taxi per poter guadagnate di più con le corse divise tra le auto esistenti. Anche se questo recava disagio ai cittadini. La scusa è che l’affollamento di turisti e la forte domanda di vetture non è costante, riguarda alcuni periodi della stagione, si avverte di più quando piove o fa brutto tempo, nei giorni di festa come Pasqua e Natale e nei periodi in cui c’è maggior afflusso turistico. E negli altri periodi che facciamo? Chiedono i “tassinari” romani. “Passiamo le giornate nei parcheggi a rigirarci le dita?”
Non è un bello spettacolo la fila dei turisti fuori dalle stazioni ad aspettare, sotto la pioggia
In effetti la fila di turisti davanti alla Stazione non è un bel biglietto da visita per le città d’arte, che non hanno un efficiente servizio di mezzi pubblici e metropolitane. Il Codacons ha calcolato che di notte, nelle grandi città, il 42% delle chiamate taxi rimane senza risposta. All’ora di cena la percentuale scende al 30%, che significa che una persona su 3 non riesce neanche a parlare con un operatore. Per questo l’anno passato scoppiò il caos dei taxi a Roma, Milano, Firenze e Napoli. Lunghissime code di persone alle stazioni e negli aeroporti, impossibile prenotare una vettura, interminabili attese al telefono.
L’aumento delle richieste non trova un numero adeguato di vetture, che sono le stesse da una vita, divise in vari turni per cui non sono sempre tutte disponibili. Il servizio delle auto blu Noleggio Con Conducente (NCC), funziona su prenotazione e costa, a paragone, meno del taxi cittadino. A Roma ne operano 1.000. Si prenota per un tempo e l’auto va dove la vuole il cliente (è non c’è da aspettare è sempre puntuale), per una corsa, per andare all’aeroporto, per fare dei giri in città o extra città dove il taxi costerebbe troppo, e il servizio è ottimo, impeccabile. La tariffa si stabilisce a monte e ad ogni variazione va concordata una nuova tariffa. In genere con 50 euro si va a Fiumicino.
È come avere il proprio autista e l’auto di rappresentanza che ti viene a prendere e ti porta dove vuoi
È come avere un autista personale, di solito con una bella Mercedes o Volvo blù. Il servizio dei taxi bianchi non è paragonabile. Vetture piccole, scomode, talvolta vecchie, col guidatore che parla al telefono con la moglie, ascolta la partita alla radio. Tutto un altro pianeta. Per i tassisti romani gli NCC sono come il fumo negli occhi. Il più delle volte non sono auto romane, vengono da altre province e fanno servizio a Roma, contravvenendo alle regole di legge.
Ma questo significa che di altre auto ce n’è bisogno e tanto. La polemica scatta quando l’auto NCC, dopo il servizio, dovrebbe rientrare nell’autorimessa di pertinenza, cosa che non succede, perché in genere le prenotazioni sono prese in fila, una via l’altra e, così facendo, di fatto svolgono un servizio taxi camuffato e poi perché le auto non ci tornano al comune di pertinenza, restano in autorimessa si ma a Roma.
Uber: se non puoi sconfiggere il nemico ti ci puoi sempre alleare
Uber invece è una multinazionale che si avvale del servizio di privati che lavorano con proprie auto, a cifre molto convenienti, prenotabili con il cellulare tramite una apposita app. I taxi gli hanno fatto una guerra senza tregua. Uber c’è in tutto il mondo da anni mentre in Italia i tassisti hanno fatto muro a lungo. Ma se non puoi sconfiggere il nemico la cosa migliore e collaborare, devono aver pensato a Uber e così è stato.
Per prima cosa Uber ha abolito in Italia il servizio Uber Pop che consentiva a chiunque di utilizzare la propria auto per effettuare servizi di autista concentrandosi solo sugli NCC, quindi soggetti muniti di licenza. Poi la società americana ha avviato una collaborazione con un consorzio italiano di oltre 4.000 taxi, nelle città di Roma, Milano, Napoli e Palermo, che hanno beneficiato di più di un milione di corse tramite l’app Uber. L’obiettivo sarebbe quello di includere in prospettiva tutti i taxi nell’app entro il 2025.
Ma ancora la questione resta aperta ed è evidente che per chiarirla serve una regolamentazione, o perlomeno una maggiore definizione e precisione delle regole di svolgimento del lavoro, con controlli capillari su ciò che fanno i tassisti e ciò che fanno gli NCC. È auspicabile che il governo intervenga su questa materia, con il coinvolgimento dei soggetti interessati, dei sindacati e delle autorità locali.
Si va verso il concorso con le solite polemiche ma almeno ci si confronta
Un modo per affrontare la matassa romana e dipanarla è quello di indire un concorso per 1500 licenze nuove, di cui 500 stagionali e le altre fisse.
Nel D.L. n. 104/2023 (Asset) approvato l’anno passato in Parlamento e convertito definitivamente in legge, è stato previsto un intervento volto a modificare la normativa che regola il rilascio delle licenze e aumentare, di conseguenza, il numero di vetture taxi in circolazione. Eppure, nonostante il decreto sia stato presentato come uno strumento volto a semplificare e velocizzare l’iter di rilascio, l’accoglienza da parte delle autorità locali e dei tassisti è stata tutt’altro che positiva.
A Roma si segue una procedura standard (la vecchia procedura)e non quella prevista dal decreto legge Asset, molto criticato dal sindaco Gualtieri. Con la procedura standard infatti il provento delle nuove licenze si divide: 80% ai tassisti detentori delle precedenti licenze e 20% alle casse comunali. Con la procedura Asset invece il 100% va ai tassisti e al Comune niente.
Intanto proseguono i confronti coi tassisti: in passato si erano dichiarati contrari al numero, a loro dire troppo alto, delle nuove licenze in arrivo. Il Comune, ha lanciato la possibilità della doppia guida, che però già esiste in Italia da tempo, ovvero due conducenti che a turno usano lo stesso taxi, per guadagnare di più, ammortizzare le spese e aumentare le presenze delle auto in città. Ugualmente il Comune sarebbe disponibile per ritoccare il tariffario delle corse brevi, considerate al momento le meno convenienti.
Modulare le tariffe in base agli orari. Alla fine si vuole solo guadagnare di più
Secondo Loreno Bittarelli, a capo della cooperativa Radiotaxi 3570, la più grande di Roma e d’Europa, il vero problema è la carenza di mezzi pubblici:” I taxi sono un servizio aggiuntivo, non sostitutivo, se a Roma chiudi la metropolitana alle 21 è chiaro che avrai una domanda maggiore di taxi”. Il sistema del doppio turno appena approvato nella Capitale e non ancora partito “non risolve: noi siamo amareggiati quanto i clienti, però chiediamo di aprire un tavolo e fare un ragionamento serio per trovare soluzioni”. E propone ad esempio di “modulare le tariffe in base all’ora: si alleggerirebbe la domanda nelle ore di punta e i tassisti non avrebbero tempi morti”.