Mimmo Lucano, migranti: “Il governo Meloni si distingue per irrefrenabile disumanità”
L’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano: “Meloni e Salvini? Fanno buonismo, ma per loro sono un fuorilegge, mi detestano”
E’ stato tre volte sindaco di Riace (RC), diventato celebre per l’approccio nella gestione di rifugiati politici e immigrati. Uno dei volti più conosciuti all’interno del contesto della crisi europea dei Migranti. I numeri parlano di circa 450 rifugiati e immigrati, stabiliti nel piccolo villaggio accanto ai suoi 1800 abitanti.
Parliamo di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, paese al ritenuto modello di integrazione nel mondo. Lucano è finito da qualche tempo al centro di un’inchiesta secondo la quale quel paese costituiva un’associazione a delinquere. Il 30 settembre 2021 il Tribunale di Locri lo aveva condannato in prim grado alla pena di 13 anni e 2 mesi di reclusione per i reati di truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio, appesantiti dall’associazione a delinquere. Nonostante fosse incensurato, a Lucano non era stata concessa alcuna attenuante. Solo due settimane fa, la Corte di Reggio Calabria ha formulato una riduzione di soli tre anni rispetto alla condanna di primo grado. Lo abbiamo sentito per una chiacchierata.
Mimmo Lucano, intanto come sta?
Ho avuto decisamente giorni migliori.
Ha sentito le parole di Saviano due giorni fa, relative alle Ong?
Sono temi che abbiamo già affrontato e vissuto. Non c’è niente di nuovo. Non voglio commentare.
Che idea si è fatto del Governo Meloni?
Il vero volto della destra è questo. Anzi, paradossalmente, con tutto il rispetto per le persone obbligate a pagare delle conseguenze, è l’unica salvezza che possiamo immaginare. La destra cerca di fare buonismo su temi che notoriamente contraddistinguono la loro irrefrenabile disumanità. Cosa è diventata la politica? Una ristretta normativa? Una posizione? Come fanno a occuparsi di politica? Per me era puro entusiasmo. Quando facevo il sindaco ero felice se potevo essere utile a tutte le comunità. Compresa quella di stranieri che è stata a Riace. C’è una differenza sostanziale della visione che è abissale. E’ inutile occuparsi di aspetti economici o di altro tipo. L’argomento centrale, il senso della politica è sul tema dell’immigrazione”.
Cioè anche, sul rapporto tra esseri umani…
Questa è la differenza sostanziale. La politica ha sempre avuto un ruolo selettivo, decidendo chi deve rimanere e chi non deve rimanere. Così perde la sua mission. Ecco perché Riace è apparsa come il luogo che dissolve i confini e che rompe questo senso di appartenenza dei luoghi. Io ho sempre agito con una strategia spontanea. Il modello Riace non è stato mai scritto.
Però un riferimento l’ho avuto e l’ho imparato dalle comunità bracciantili. Sono di Riace. In quella epocale, della mia fanciullezza, dopo il dominio della borghesia agraria, le persone che vivevano, incarnavano e rappresentavano il senso dell’ospitalità. Ci sarebbe da fare uno studio antropologico. Le case non erano chiuse a chiave. Un senso di condivisione di una comunità aperta, senza buttare chiavi in mare.”
Al governo cosa pensano di lei invece?
Mi detestano, sono un fuorilegge. Lo immaginavo che sul tema dell’immigrazione, sia Salvini che il governo avrebbero mostrato il loro vero volto. Ma non ho commesso ciò di cui sono accusato. Mi stanno condannando da innocente. Meloni, Salvini, ma anche altri, per me non hanno alcun fascino politico.
E cosa la affascina, invece?
Io sono affascinato da Pasolini, dal suo Vangelo Secondo Matteo, dalla Rivolta Popolare degli ultimi…
Chi per lei sarebbe stato il candidato ideale per la Presidenza del Consiglio?
E’ bello sognare a occhi aperti, ma il potere non te lo concede mai. Sa cosa diceva Franco Basaglia? Dopo che aveva cercato di portare la luce negli ambienti bui della psichiatria, dove la disuguaglianza la faceva da padrona e le persone venivano trattate in modo disumano? “Purtroppo siamo destinati a perdere, il potere è troppo forte. L’unica possibilità che abbiamo è convincere”. Ecco, io credo che questa sia l’unica possibilità di vittoria che abbiamo. Nel nostro ruolo, all’interno della nostra società. Siamo minoranze, ecco perché il confronto elettorale ci danneggia.