Roma, minorenne tunisino detenuto tra gli adulti
Il Garante dei detenuti del Lazio: “La sua condanna è nulla perché comminata da un Tribunale ordinario”
E’ nulla la condanna ad 8 mesi di carcere che ha portato, nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, un minorenne tunisino di 17 anni. Ad affermarlo, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che per primo, ieri, ha denunciato il caso dell’adolescente che sta scontando da oltre due mesi una condanna come adulto a Rebibbia, nonostante i documenti dimostrino la sua minore età.
Secondo Marroni, infatti, la condanna per detenzione di stupefacenti è stata comminata da un Tribunale ordinario e non, come doveva essere visto l’età dell’imputato, da un giudice minorile. Ragion per cui, l’intero procedimento e la relativa sentenza, sarebbero nulli. Su questo punto l’articolo 25 della Costituzione e l’art. 67 del cpp sono chiarissimi: la Costituzione “nessuno può essere distolto dal giudice naturale”. Il codice, da parte sua, precisa che quando vi è ragione di ritenere che l’imputato sia un minorenne il giudice deve trasmettere gli atti alla Procura dei Minori e questo comporta l’annullamento della condanna.
Amir (nome di fantasia) del giovane tunisino classe 1996 era arrivato a Lampedusa da solo, a 15 anni, per contribuire al sostentamento della famiglia. Dopo pochi mesi dal suo arrivo, era stato arrestato per reati di minima entità legati alla detenzione di hashish e alla ricettazione di un vecchio motorino. Circa due mesi fa Amir è stato di nuovo arrestato per detenzione di stupefacenti e condannato a 8 mesi.
Dopo la condanna, è stato trasferito come adulto a Rebibbia nonostante la sua minore età fosse certificata sia dalla documentazione anagrafica prodotta dalla Questura di Udine che, negli ultimi giorni, anche dal certificato di nascita prodotto dal consolato tunisino di Roma e dal comune di nascita.
«Spero che i giudici decidano al più presto, anche alla luce della nullità della sentenza di condanna – ha concluso Marroni – Amir ha bisogno di essere seguito con attenzione. Quello che ha vissuto, e la sua attuale condizione fra gli adulti di Rebibbia, lo stanno esponendo a rischi di ogni genere, intollerabili per un giovane di quella età».