“Mio figlio caduto in Afghanistan per niente”. Una madre racconta la sua sofferenza
Rosa Papagna si racconta a 11 anni dalla morte del figlio Francesco Positano, caduto in Afghanistan. Riaperti i fascicoli della morte
“Sono amareggiata, delusa, arrabbiata, mio figlio è morto per niente”. Sono le parole cariche di disperazione e collera con cui Rosa Papagna descrive il suo stato d’animo dopo la morte del figlio Francesco Saverio Positano, caduto il 23 giugno del 2010 in quell’Afghanistan che ora soffre sotto la nuova dittatura dei talebani. Il caporal maggiore degli Alpini perse la vita precipitando da un mezzo blindato. Ma sono stati necessari 11 anni di battaglie e scontri, affinché la famiglia della vittima ottenesse una prima rivincita: la riapertura del fascicolo della morte del figlio. A ottobre infatti otto persone, ex colleghi di Francesco, saranno a processo.
L’attacco dei confronti dei governi dell’epoca
“Io mica ce l’ho con le Forze armate”, ha dichiarato la signora Papagna, con la voce di una madre che ha subito la perdita più dolorosa che un genitore possa subire. “Io ce l’ho con i governi dell’epoca e con tutti coloro che decisero di farli partire. Abbiamo perso 53 vite. Vi sembra una cosa normale? Vedete di fronte a cosa ci ritroviamo adesso? Per una mamma che da undici anni piange un figlio morto in guerra non è semplice da accettare. Quando mi hanno detto che ci stavamo ritirando dall’Afghanistan il mio cuore si è riempito di gioia. E poi non c’era nessuno ad accoglierli. Ho visto la Folgore rientrare nel silenzio più assoluto. Bel ringraziamento per aver donato tante vite. Avrebbero potuto chiamare noi parenti dei caduti. Li avremmo abbracciati”.
Una guerra appena iniziata
Alla domanda relativa alla rivalsa dei talebani, Rosa Papagna risponde: “Come volete mi sia sentita? Hanno buttato via vent’anni di lavoro, di sangue. Il sacrificio di mio figlio è stato gettato nel cestino. Solo a noi sono rimasti dolore e disperazione. A chi la vogliono raccontare? Quella è una guerra che inizia. E io ho paura che i nostri militari presto debbano tornare laggiù. Ne cadrebbero altri, per me sarebbe come veder morire Francesco un’altra volta. Penso a quella povera gente, a quelle donne, a quei bambini. Anche se gli italiani non li hanno mai voluti davvero, nonostante elogiassero cosa abbiamo fatto. Eravamo ospiti a casa d’altri“.
Uno Stato assente
È il racconto della sofferenza di una donna che ha perduto l’amore più grande che la vita potesse donarle. “Dopo 11 anni dalla morte di Francesco il mio dolore è peggiore del primo giorno. Soffro da morire e anche mio marito, tutta la famiglia soffre da morire. Mi chiedo ogni santo giorno come si può fermare questa cosa. Ma non trovo risposta. Io credo che lì sarà sempre così. E in tutto ciò: lo Stato? Le istituzioni? Chi li sente e chi li vede? Lo sapete che Francesco non è ancora vittima del dovere nonostante otto persone siano a processo? Mio figlio è morto in guerra. Non me lo ridarà più nessuno. Si devono solo vergognare”.