Molinari (Repubblica): “Il governo Draghi reggerà. Crisi ucraina simile a quella di Cuba”
“Siamo in una fase di ridefinizione dei sistemi. Anche quello delle relazioni internazionali deve essere ridefinito”, spiega il direttore
Quanto durerà il governo Draghi? Reggerà fino alle elezioni politiche del 2023? È una domanda che si pongono in molti, al centro di numerosi dibattiti. Dopo il successo della campagna vaccinale, ora la sfida è, su tutte, quella del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), ma non solo. Maurizio Molinari, direttore del quotidiano La Repubblica, è intervenuto al nostro giornale, esprimendosi sulla questione e parlando anche della crisi tra Russia e Ucraina.
Governo Draghi
“Il governo Draghi reggerà. Non c’è un’alternativa – afferma Molinari -. Anzi, la debolezza stessa dei partiti lo rafforza. Credo che la strada sia in qualche maniera obbligata, dove il premier ha la capacità di portare quest’ultimo anno per fare il Pnrr, il patto di stabilità… Sono temi cruciali per il futuro economico del Paese. Paradossalmente i partiti che da una parte bisticciano, dall’altra hanno interesse attraverso lui a raccogliere più risultati possibili.
Giudizio sui primi dodici mesi? Secondo me è un governo di emergenza. Un obbligo oggettivo di fronte a pandemia e ricostruzione economica, con l’ultimo miglio (la seconda parte di quest’anno) dove sarà obbligato ad aggredire le diseguaglianze, economicamente molto sullo sfondo. In ogni caso do un giudizio positivo sul governo Draghi, perché fa i compiti a casa che altrimenti l’Italia non riuscirebbe a fare. L’Italia è di per sé un Paese che o procede in emergenza oppure non ce la fa”.
Mattarella bis
“Mattarella bis? Credo che la svolta sia stata la pandemia, una situazione di emergenza non solo italiana” prosegue il direttore. “Ha creato una situazione paragonabile solo a un dopoguerra. Il punto vero è che i partiti da noi non sono in grado di far fronte a questa emergenza. E quindi la soluzione è stata quella dell’unità nazionale. Questo è presente un po’ nella storia del nostro Paese: l’uscita dalla seconda guerra mondiale, la ricostruzione anche lì… il punto però è che in questo caso la seconda parte del mandato di Draghi si sposa con l’emergenza sociale, quella descritta da Mattarella sulle disuguaglianze che obiettivamente è la più difficile.
Si tratta di sanare un disagio creato non solo per effetto della pandemia ma anche delle disuguaglianze. Riuscirà Draghi in questa impresa? È molto difficile dirlo. È un problema di rilegittimazione delle istituzioni democratiche di fronte al disagio della popolazione. Le istituzioni proteggono i cittadini facendogli sentire questa capacità di proteggerli dalla diseguaglianza, dalla corruzione? È un po’ questa la sfida. Mattarella ha indovinato il tema, che è questo per tutte le democrazie. Ma è molto difficile, per questo il Paese resta in bilico“.
Crisi Russia-Ucraina
“Ipotesi escalation Putin? Credo che sia una crisi molto simile a quella dei missili di Cuba, dove la Russia oggi esercita il massimo della potenza per ottenere un risultato strategico, e l’Occidente svela le mosse della Russia per far sì che questa desista. All’epoca funzionò, oggi è un punto interrogativo. Sicuramente l’Occidente guidato da Biden in questa occasione sta reagendo in maniera più compatta rispetto per esempio a quanto accaduto per l’Afghanistan. Sicuramente è un momento di passaggio.
La richiesta della Russia è quella di creare un nuovo equilibrio di sicurezza che dia più rispetto a essa. Siamo in una fase di ridefinizione dei sistemi. Anche quello delle relazioni internazionali, come quello delle istituzioni democratiche deve essere ridefinito. Questa è fase in cui siamo. Questo è il punto vero. Si tratta di ridefinire gli equilibri internazionali facendo fronte a Russia e Cina che chiedono più spazio. Questo può avvenire in maniera indolore o passare attraverso momenti molto drammatici” conclude.