Mondiali, l’ipocrisia dei (finti) boicottaggi del Qatar…
In Francia niente maxi-schermi, la Danimarca avrà la terza maglia “a lutto” per il mancato rispetto dei diritti umani: però poi nella pratica nessuno abbandona la rassegna
Domenica 20 novembre prenderanno ufficialmente il via i Mondiali di calcio, che per questo 2022 sono stati assegnati al Qatar. Un’edizione contrassegnata, fin dalla designazione del Paese ospitante nel 2010, da forti polemiche (soprattutto) extra-calcistiche, che ora in Europa si stanno sviluppando in varie forme di protesta. Che però sembrano servire più che altro a lavare le coscienze dei loro promotori.
Dei Mondiali controversi
Gli ormai imminenti Mondiali di Qatar 2022 sono controversi per tutta una serie di motivi, a cominciare dall’anomalo periodo tardo-autunnale in cui si svolgeranno. L’aspetto più problematico riguarda senz’altro la “peculiare” (eufemismo) concezione dei diritti umani in voga nell’emirato, con particolare riferimento ai lavori di costruzione e ristrutturazione degli stadi. Durante i quali, secondo un’inchiesta del Guardian, al 2021 avevano perso la vita oltre 6.500 operai – per lo più migranti indiani, pakistani, nepalesi, bengalesi e cingalesi.
Per accendere i riflettori su questi ignobili e inaccettabili soprusi, il Vecchio Continente ha preso diverse iniziative. Per esempio, scrive La Repubblica, la Danimarca ha stabilito di portare in Medio Oriente una terza maglia nera: «il colore del lutto», come ha precisato lo sponsor tecnico.
In Francia, invece, come riporta France 24 i sindaci di alcune grandi città hanno deciso di non installare maxi-schermi e di non aprire alcuna Fan Zone. L’elenco comprende Parigi, Marsiglia, Lione, Tolosa, Bordeaux e Saint-Étienne, e in qualche caso la scelta è stata giustificata con la necessità del risparmio energetico.
Il (finto) boicottaggio della rassegna qatariota
Gli echi della diatriba sono arrivati pure in Italia – che pure, com’è arcinoto, non parteciperà a questi Mondiali – per bocca di Fiorello. Che, come rileva Il Riformista, ha attaccato la RAI (cioè il suo datore di lavoro) per aver speso 200 milioni di euro per i diritti della rassegna. Quello dello showman siciliano è un caso piuttosto paradigmatico, perché si fa onestamente fatica a capire come possa poi continuare a mangiare dal piatto in cui sputa. Ma, in fondo, non è poi così diverso dagli altri.
Per essere davvero credibili, infatti, Nazioni e Nazionali dovrebbero ritirarsi dalla competizione: ipotesi che, ça va sans dire, non viene nemmeno presa in considerazione. E dunque non potrà che produrre, al netto delle buonissime intenzioni, un boicottaggio finto, ipocrita e, cosa più importante, del tutto inefficace.